impronta ecologica

Impronta ecologica: come calcolarla e imparare a fare di più per la Terra

  • 25 11 2020
L'impronta ecologica misura il consumo umano di risorse naturali rispetto alla capacità della Terra di rigenerarle. Conosciamola meglio

L’impronta ecologica è un metodo per misurare la dipendenza dell’uomo dalle risorse naturali, basato sul calcolo della quantità di ambiente necessaria per sostenere uno specifico stile di vita.

Già perché ognuna di noi, nel suo vivere quotidiano, ha bisogno di mangiare, bere, vestirsi, usare beni di diversi tipi e spostarsi da un luogo all’altro. E tutto questo impatta sulla salute del Pianeta. C’è chi lo fa di più e chi, cercando di mantenere uno stile di vita sostenibile, il meno possibile, ma nessuna è esclusa.

Cos’è l’impronta ecologica

Questa misurazione è stata introdotta nel 1996 da Mathis Wackernagel e William Rees e può essere applicata alle singole persone così come a popolazioni specifiche, a citta, Stati o addirittura all’intero Pianeta.

In sostanza, l’impronta ecologica valuta la sostenibilità ambientale, ovvero il consumo umano di risorse naturali, in relazione alla capacità della Terra di rigenerarle.

L’impronta ecologica può essere controbilanciata dalla biocapacità, ovvero dalla capacità di un’area di generare continuamente risorse rinnovabili e riciclare correttamente i rifiuti. Un’area è considerata insostenibile se l’impronta ecologica è maggiore rispetto alla sua biocapacità.

DIFFERENZA CON L’IMPRONTA DI CARBONIO

L‘impronta ecologica e l’impronta di carbonio sono entrambi modi per misurare l’impatto ambientale, ma anche se facilmente confondibili non sono la stessa cosa.

L’impronta di carbonio , infatti, misura solo la quantità di emissioni di gas serra causate da un individuo, organizzazione o attività e il loro impatto sul riscaldamento globale in riferimento all’anidride carbonica.

A differenza dell’impronta ecologica, quindi, quella di carbonio si concentra solo su un’attività specifica, non considerando l’intero stile di vita e le conseguenti implicazioni ambientali.

Come si calcola

Calcolare l’impronta ecologica è abbastanza complesso perché sono diversi i fattori da prendere in considerazione per arrivare a una giusta valutazione: terreno necessario ad assorbire l’anidride carbonica, terreno agricolo, pascoli, foreste e superficie destinata alla produzione di legname, superficie edificata, insediamenti abitativi, impianti industriali, strade e mare.

Una volta raccolti, i valori di tutte queste voci vengono introdotti in un foglio di calcolo o sottoposti a equazioni specifiche. Al termine dei tanti passaggi matematici, il numero che ne esce corrisponde al valore dell’impronta ecologica, misurata in ettari globali (gha).

Le nazioni che hanno una maggiore impronta ecologica sono: Stati Uniti, Russia, Svizzera, Giappone, Francia e Cina.

Come diminuire la propria impronta ecologica

Le abitudini quotidiane di ognuna di noi contribuiscono enormemente ad aumentare l’impronta ecologica.

Esistono però delle buone pratiche da imparare e portare avanti per provare a limitarla.

COMPRA A KM 0 O FAI ATTENZIONE ALLA PROVENIENZA DEI PRODOTTI

I trasporti di merci sono tra le azioni più inquinanti perché generano il 13% del totale delle emissioni di Co2 del pianeta. L’ideale sarebbe quindi acquistare sempre prodotti a Km 0. Siccome non sempre è possibile, cerca almeno di fare attenzione al Paese dal quale stai comprando, privilegiando quelli che applicano politiche di sostenibilità alla realizzazione, al commercio e al trasporto delle proprie merci.

MANGIA POCA CARNE

Tra uso di mangimi, risorse idriche e altro, anche l’allevamento di bestiame non può certo dirsi amico del Pianeta.

I processi coinvolti nell’intera catena generano una produzione di gas serra equivalente al 18% delle emissioni globali, mentre quasi il 25% del totale delle risorse idriche utilizzate ogni anno nel mondo serve per gli allevamenti. Mangiare meno carne significa anche indurre il mercato a produrne in quantità minore.

PREFERISCI ALEMENTI FRESCHI O BIO

I terreni coltivati in modo naturale prevedono l’uso di molta meno anidride carbonica rispetto alle coltivazioni industriali. Meglio quindi orientarsi sui primi e su prodotti freschi, visto che la produzione di surgelati richiede fino a 10 volte la quantità di energia rispetto a quella di un cibo analogo fresco.

SMALTISCI CORRETTAMENTE L’OLIO DA CUCINA

Versare in acqua un solo litro di olio fritto può rendere non potabile un milione di litri d’acqua. Anche se uno dei compiti dei depuratori è proprio di arginare questa conseguenza, è sempre bene non buttare l’olio nello scarico del lavandino, anche per evitare danni alle tubature. Meglio raccogliere quello esausto in un contenitore e portarlo in un centro di smaltimento differenziato.

STACCA LA SPINA A ELETTRODOMESTICI E DEVICE QUANDO NON LI USI

Una tv lasciata in stand-by, ovvero con la spina attaccata, usa circa il 40% della sua energia, quindi per risparmiarla staccare la spina è fondamentale. Così come non lasciare caricabatterie attaccati alle prese perché, rimanendo sotto tensione, assorbono energia.

GUIDA CORRETTAMENTE E CONTROLLA LE GOMME

L’ideale sarebbe muoversi in bici o con mezzi pubblici. Se non è possibile rinunciare all’auto, esistono piccoli accorgimenti per rendere meno impattanti gli spostamenti.

Per ridurre le emissioni, la prima regola è mantenere una guida fluida, cercando di tenere bassi i giri del motore e spegnendo il veicolo quando si resta fermi per più di un minuto. Anche controllare spesso la pressione delle gomme aiuta perché mantenerle ai livelli corretti può diminuire il consumo di carburante di oltre il 3%.

Riproduzione riservata