emotional eating

Emotional eating o fame emotiva: quando mangiare nasce da un’emozione

Non sempre si mangia per saziare un bisogno fisiologico, a volte si può mangiare per compensare un'emozione negativa. Perché avviene? Scopriamolo con uno specialista dei disordini alimentari

Un aspetto poco considerato del peso in eccesso è che spesso è legato a questioni psicologiche. Si tratta della fame emotiva o emozional eating, ovvero il desiderio di sopprimere un’emozione negativa attraverso il cibo. O meglio, davanti all’incapacità di gestire alcuni stati emotivi negativi si attiva un processo consolatorio attraverso il cibo.

Secondo il Dr. Joy Jacobs, psicologo dei disordini alimentari e professore associato alla School of Medicine della University of California a San Diego, ogni tipo di emozione forte, dallo stress sul lavoro al semplice “sentirsi giù”, può portare a quelle che definisce “abbuffate emozionali“.

Emotional eating: che cos’è

Con il termine emotional eating” (la traduzione concettuale è più o meno “mangiare per compensazione”) si intende quel fenomeno per cui chiunque abbia un’emozione che non sa gestire, la sfoga in un’esperienza con il cibo.

E quando si sente il desiderio spasmodico di mangiare per un motivo diverso dalla fame (avete presente la classica frase: “mangio dolci perché ho carenza d’affetto“?), il cibo eletto non è mai cibo salutare ma il cosiddetto comfort food, ossia gelati, cioccolatini, dolci e junk food, in generale tutti i cibi ipercalorici ricchi di zuccheri.

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Voglia di dolci: perché?

Il motivo è chimico, l’innalzamento improvviso del livello di zucchero nel sangue genera infatti una sensazione immediata di benessere.

La sensazione è però di breve durata e quando il livello di zucchero scende, l’umore soffre e si inizia a sentire prepotente il desiderio di altri zuccheri dando così vita a quelle spirale di dipendenza dagli zuccheri che è all’origine di quasi tutti i problemi di sovrappeso.

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Come smettere di “sfogarsi” sul cibo

La soluzione per combattere la fame nervosa c’è, è semplice ma per attuarla si richiede solo un po’ (il quanto dipende da ciascuno di noi) di impegno mentale: quando si inizia ad avere le voglie, il modo migliore per non cedere alla tentazione è distrarsi, trovare un’alternativa al cibo.

La scelta qui è infinita, e dipende proprio dai gusti personali: dal telefonare a qualcuno, al vedere un telefilm, al fare una camminata, ad innaffiare le piante, e via dicendo. È dimostrato che sono particolarmente efficaci le distrazioni che impegnano le mani e rendono fisicamente impossibile mangiare allo stesso tempo.

Visto che alla base del desiderio esasperato per il cibo c’è comunque lo stress nelle sue varie forme, il modo per affrontarlo alla radice è rilassandosi per cui, gestita l’emergenza con le distrazioni, il passo successivo e spesso risolutivo passa dalle tecniche di rilassamento.

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