paura di non farcela

Paura di non farcela: ecco da cosa dipende e come superarla

Una cosa che accomuna noi donne nell'affrontare gli impegni della vita è che spesso abbiamo paura di non farcela. Perché succede? Da dove arriva questa paura? Ne parliamo con lo psicoanalista Roberto Pani

Paura di non farcela: cos’è e come superarla

Quante volte ci succede nel corso della nostra vita adulta? Ansia, paura di non farcela, sensazione di trovarci di fronte a compiti più grandi di noi, impressione di non riuscire a gestire la nostra vita, o ancora la sensazione di necessitare di una capacità di organizzazione che non si possiede, o ancora ansia nel compiere azioni apparentemente semplici, come ad esempio la paura di guidare.

Sono stati d’animo molto più comuni di quanto pensiamo, come ci conferma lo psicoanalista Roberto Pani, con il quale abbiamo parlato proprio della paura di non farcela.

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Abbiamo rivolto al prof Roberto Pani  alcune domande sulla paura di non farcela.

– Perché la paura di non farcela ci colpisce anche quando riusciamo a portare a termine i nostri compiti?

Sembra che essere riuscite con successo a completare quel che ci si era prefisso sia spesso percepito come una sorpresa tanto gradita quanto ancora più responsabilizzante: è come se alcune donne dicessero a se stesse “allora ce la faccio, allora posso farcela, ma non per sempre … e poi adesso sono stata coinvolta e non riesco più ad uscirne, che guaio …mi sento soffocare, vorrei tornare indietro, ma ormai ho dimostrato che posso riuscirci e non posso più tornare indietro ….” Un po’ come dire: Hai voluto la bicicletta? E adesso pedala…! Ben mi sta!”

– Perché entriamo in confusione se qualcosa va storto?

Perché sembra che sia la prova attesa della propria incapacità: da un lato addolora e conferma l’angoscia, ma dall’altro lato si è quasi consolati perché diventa una conferma che non si può andare avanti così e bisogna prendere provvedimenti per rinunciare, per tirarsi indietro, per fuggire o evitare la situazione responsabilizzante.

– Perché non riusciamo a essere lucide verso noi stesse, ma diventiamo il peggior censore di noi stesse?

Perchè gli interlocutori interiori (della cui esistenza non sempre ci accorgiamo, dato che sono inconsci), ci svalorizzano più o meno fortemente: essi sono eredità del passato, cioè derivano da esperienze emotive, teatri della mente, contesti situazionali, lampi fotografici che rimangono impressi. Hanno la forza di lasciare emozioni, odori, colori, suoni, atmosfere dipinte dentro di noi, che, a volte, sono di per sè banali e non necessariamente traumatiche, ma si sono costruite sommandosi tra loro ed integrandosi.
Si traducono alla fine in personaggi che da una parte ci valorizzano, ma spesso ci condannano, ci rendono indegni, vergognosi, timidi e insicuri.

Il nostro Ego, desideroso di realizzare i nostri desideri, si sente afflitto e non riesce sufficientemente a gestire la situazione che ci angoscia. Il nostro Ego è l’equivalente psichico del nostro SNC (Sistema Nervoso Centrale che presiede alla maggior parte della nostre funzioni somatopsichiche).

Cosa fare quando hai paura di non farcela

– C’è qualche rimedio pratico, per rassicurarci? 

Tener conto di questo che sto dicendo dovrebbe in parte portare a calmarci, nel senso di non ingorgarsi di ansia, come annegare, confonderci, non respirare bene e non dormire bene ed essere sempre nervosi.

Certo, le donne per tradizione socio-culturali sono spesso più penalizzate rispetto a un “padre padrone” così immaginato, ma mi pare che il modo su questo piano stia sufficientemente cambiando per loro e l’evoluzione sembra oggi essere importante.

Parlo sempre al plurale, perchè questo problema è anche dei maschi e non solo al femminile: dirò di più, oggi ci sono molte donne che per difendersi da questi vissuti di obbedienza passiva, di giudizio continuo da parte del marito, del datore di lavoro e perfino dai figli e dalle faccende domestiche, si sono a tal punto comprensibilmente ribellate e sono addirittura diventante a loro volte caratterialmente castranti e minacciose. Nemmeno questo mi sembra una buona idea perché non aiuta i rapporti uomo-donna.

Inutile ricordare che spesso mettersi in discussione aiuta ad elaborare e migliorare.

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Si ringrazia il Professore Roberto Pani, psicoanalista, e docente di Psicologia all’Università di Bologna.

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