Caprifoglio giapponese: usi e proprietà curative

1/7 – Introduzione

Il caprifoglio giapponese o Lonicera Japonica è un arbusto rampicante. Appartiene alle Caprifoliaceae. Il naturalista e botanico svedese Carl Peter Thunberg ne classificò per primo la specie. La pianta vanta numerose proprietà curative. In fitoterapia, viene impiegata per le infezioni respiratorie, i raffreddori, la dissenteria, le infiammazioni del tratto intestinale. Il caprifoglio giapponese è tipico delle zone esotiche-asiatiche. Si sviluppa bene in ambienti freddi, per usi ornamentali, economici e medicinali.

2/7 Occorrente

  • Caprifoglio giapponese

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Il caprifoglio giapponese è una pianta legnosa rampicante e sempreverde. Raggiunge senza difficoltà i quattro metri d’altezza. Tipico di Cina e Giappone si adatta perfettamente ad ambienti freddi come esotici. Le foglie dalla forma ovata, sono lanuginose e verdastre. I fiori sono tubolosi, bianchi ed in coppie. I frutti invece si presentano in bacche nere, non commestibili. Il caprifoglio giapponese ama i terreni normali (preferibilmente non coltivati). Fiorisce da agosto ad ottobre, regalando uno spettacolo fantastico.

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Il caprifoglio giapponese è una pianta rampicante ornamentale. Vanta numerose proprietà curative. L’arbusto, in particolare i fiori, contengono importanti sostanze. Si riscontrano pertanto acido salicilico, glucosidi, oli essenziali, tannini e flavonoidi. Tutti questi elementi attribuiscono all’arbusto proprietà lenitive, disarrossanti, antimicrobiche, febbrifughe. Inoltre, antibatteriche, antispasmodiche, antinfiammatorie, diuretiche e depurative. Il caprifoglio giapponese è ideale per usi esterni ed interni. Combatte patologie respiratorie, raffreddori, faringiti, dissenterie, diarrea, vomito, problemi intestinali, tonsilliti, gotta ed epatiti.

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Il caprifoglio giapponese viene molto apprezzato dagli esperti. Si può utilizzare come infuso e/o decotto. Le preparazioni sfruttano in particolare i fiori e le foglie, le parti più tenere. Pertanto, in un pentolino fare bollire l’acqua con circa dieci grammi. Utilizzare la pianta fresca oppure secca. In quest’ultimo caso, disidratare al sole. In alternativa, acquistare i sacchetti in erboristeria. Filtrare con un colino dalle maglie strette e bere l’infuso ancora caldo. Ad uso esterno, invece, bollire le foglie ed applicarle sulle ferite. Tuttavia, mai esagerare con i dosaggi. Questo prodotto naturale, potrebbe presentare effetti collaterali. Si registrano insufficienza renale, fibrosi ed atrofia ai reni.

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7/7 Consigli

  • Non superare le dosi consigliate
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