Cosa si può già curare oggi con le staminali

Sono capaci di creare tutti i tessuti del nostro corpo. Hanno salvato
la vita a tanti malati e regalato una speranza
a tantissimi altri. Ecco perché le chiamiamo "cellule madri". Come funzionano? E come
ci aiuteranno a sconfiggere
il dolore? Lo spiega
un libro appena uscito. Chiaro e appassionante

Sono le “star” della ricerca scientifica e la speranza di chi soffre di malattie oggi incurabili. Per questo le cellule staminali accendono la curiosità di tutti. Ne abbiamo sentito parlare tanto in occasione del referendum sulla procreazione assistita del 12 e 13 giugno scorsi. Ma, in realtà, pochi di noi sanno come funzionano e come possono aiutarci a guarire. Ce lo spiega il libro La rivoluzione delle cellule staminali (Feltrinelli) di Gianna Milano e Chiara Palmerini, giornaliste scientifiche del settimanale Panorama. Un saggio chiaro, appassionante e soprattutto che non alimenta false illusioni.

«Esistono due tipi di staminali» spiega Milano. «Quelle che si trovano negli embrioni, così potenti da dar luogo a tutti i tipi di cellule. E quelle presenti nell’organismo adulto, per esempio nel midollo osseo, con minori possibilità di trasformarsi e con il compito di rigenerare continuamente i tessuti. La sfida della scienza è farle diventare cellule capaci di curare le malattie». Ecco le conquiste già realizzate e i prossimi obiettivi.

>>Oggi: le leucemie

Nel midollo osseo c’è la più grande “fabbrica” di staminali del nostro corpo, che si specializzano poi nelle cellule del sangue: i globuli bianchi, i globuli rossi e le piastrine. Ogni tanto, però, la fabbrica impazzisce e produce enormi quantità di globuli bianchi anomali, provocando le leucemie. Il rimedio? Spesso è il trapianto di midollo, da un donatore compatibile o dal malato stesso.

La rivoluzione delle cellule staminali (Feltrinelli), di Gianna Milano e Chiara Palmerini, è su Bol.com

Oggi si riescono a curare così molte leucemie linfoblastiche acute, le leucemie mieloidi croniche, alcune forme di linfoma e mieloma. «All’inizio guarivano 20 bambini su cento» spiega Gianna Milano. «Ora ne guariscono 80. Il primo a tentare questo tipo di trapianto, nel 1968, è stato l’americano Robert Good della Minnesota University. Allora nessuno sapeva che nel midollo osseo ci fossero staminali. Si pensava semplicemente a “cellule madri”, progenitrici di tutte le cellule del sangue». Adesso il trapianto di midollo viene praticato in molti ospedali italiani: tra i più noti, il Centro di ematologia pediatrica del San Gerardo di Monza, il Centro trapianti dell’università di Perugia e il Dipartimento di ematologia dell’università di Roma.

>>Oggi: la cornea

Il merito va agli scienziati italiani, tra cui Graziella Pellegrini e Michele De Luca del Centro regionale di ricerca sulle staminali epiteliali dell’Ospedale Civile di Venezia. Nel 1997 sono stati loro a scoprire per primi che le staminali possono essere usate per ricostruire il rivestimento della cornea, l’epitelio appunto, danneggiato da ustioni nei casi in cui non basta un normale trapianto. «Oggi questo è un intervento di routine» dice Chiara Palmerini. «Le cellule vengono prelevate dal limbus, il bordo sottile tra l’iride e la parte bianca dell’occhio, e coltivate in laboratorio. Nell’arco di una settimana si riproducono fino a formare un lembo della cornea un po’ più grande: è questo che il chirurgo trapianterà nell’occhio del paziente».

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Domani: la distrofia muscolare

La distrofina è una proteina fondamentale che permette ai muscoli di contrarsi. La sua assenza, per colpa di un difetto genetico, provoca una grave malattia degenerativa: la distrofia muscolare di Duchenne. Per ora non esiste una cura. Ma i ricercatori stanno tentando di correggere l’errore genetico nelle cellule madri del muscolo, i mesangioblasti, nella speranza che si differenzino in cellule capaci di produrre distrofina. Giulio Cossu, direttore dell’Istituto per la ricerca sulle staminali dell’ospedale San Raffaele di Milano, sta sperimentando questo trattamento su cani malati di distrofia. «Preleviamo le cellule staminali da piccoli vasi sanguigni del muscolo del cane, le modifichiamo inserendo un gene sano e poi le iniettiamo nell’animale» spiega Cossu. «Con una sola iniezione, attraverso il sangue, riusciamo a raggiungere un enorme numero di muscoli».

La rivoluzione delle cellule staminali (Feltrinelli), di Gianna Milano e Chiara Palmerini, è su Bol.com

La strada più promettente è quella di prelevare le staminali da un cane sano. «In questo caso» dice Cossu «dobbiamo trattare l’animale con immunosoppressori perché, come forse pochi sanno, le staminali da donatore provocano il rigetto. Ma io sono ottimista: se i risultati saranno pari alle aspettative, tra qualche anno cominceremo gli esperimenti sull’uomo».

>>Domani: le malattie dei neuroni

Elena Cattaneo è una delle più promettenti ricercatrici Telethon e dirige il laboratorio sulle staminali e le malattie degenerative all’università Statale di Milano. Da anni sperimenta queste cellule nel trattamento della Corea di Huntington, una grave malattia genetica che colpisce un particolare tipo di neuroni e provoca movimenti involontari simili a una danza. Dall’alto della sua esperienza, la professoressa invita a controllare l’entusiasmo. «La ricerca sulle malattie delle cellule cerebrali, come la Corea, il Parkinson, la sclerosi a placche, è ancora lontana dalla cura» avverte. «C’è molto da scoprire: per esempio, come costringere le staminali a diventare le cellule che ci servono, come farle arrivare nel punto esatto dei circuiti cerebrali, come controllarne la crescita. Le staminali embrionali, infatti, sono cellule potenti, si moltiplicano in fretta, ma rischiano di provocare alcune forme di tumore: i teratomi».

I malati continuano a sperare. «I ricercatori hanno il bellissimo vizio di non creare illusioni» sorride l’attrice Antonella Ferrari, testimonial dell’Aism (Associazione italiana sclerosi multipla). «Ma per me le staminali sono l’unica chance. L’Aism finanzia diversi progetti di ricerca. Ho conosciuto gli scienziati che ci lavorano, ho visto la loro passione. Non so quando, ma sono certa che centreranno l’obiettivo».

>>Oggi: la pelle

All’Unità operativa di chirurgia plastica di Genova hanno appena avviato un progetto pilota straordinario: una “banca della pelle” per i lavoratori a rischio di ustioni, dai vigili del fuoco agli operai siderurgici. Da 15 anni in alcuni centri specializzati è possibile ricostruire l’epidermide lesionata grazie alle staminali.

La rivoluzione delle cellule staminali (Feltrinelli), di Gianna Milano e Chiara Palmerini, è su Bol.com

«Basta prelevare un pezzettino di cute non rovinata dalle bruciature» dicono Gianna Milano e Chiara Palmerini. «Da quella, in poche settimane, si riesce a far ricrescere una quantità di pelle sufficiente a ricoprire tutto il corpo». Oggi anche le ossa possono essere ricostruite con le staminali isolate dal midollo osseo. I primi trapianti sono stati eseguiti nel 2001 dall’équipe di Ranieri Cancedda, direttore della Struttura di medicina rigenerativa all’Istituto per la ricerca sul cancro di Genova.

>>Domani: la sclerosi amiotrofica

Si chiama Sla, sclerosi laterale amiotrofica: è una grave malattia dei motoneuroni, le cellule nervose che governano le contrazioni dei muscoli. Per curarla, gli scienziati di tutto il mondo stanno facendo ricerche ed esperimenti, ma finora non hanno ottenuto risultati. A Pechino, per esempio, il dottor Huang Hongyun inietta nei pazienti cellule staminali fetali. «Non c’è alcuna evidenza scientifica che questo trattamento funzioni nella sclerosi amiotrofica e nelle lesioni spinali» dice Giulio Cossu, direttore dell’Istituto per la ricerca sulle staminali all’ospedale San Raffaele di Milano, dove è in corso uno studio sulle cavie. Due anni fa Luca Coscioni, il presidente dei Radicali italiani, si è sottoposto senza successo a un esperimento in un ospedale di Torino.

«Si è trattato di un autotrapianto di staminali prelevate dal midollo osseo e reimpiantate nel midollo spinale» dice. «Non avrei dovuto farlo? Quando l’alternativa è la morte, bisogna cogliere tutte le occasioni. È stata una decisione difficile, avevo paura che distruggesse il mio sogno di bloccare la malattia». Ma Coscioni non ha smesso di lottare. Anzi. Nella campagna per il referendum del 12 e 13 giugno scorsi è stato il paladino della libertà di ricerca sulle staminali embrionali. «La maggioranza degli scienziati sostiene che sono le migliori» spiega «perché non sono ancora specializzate».

>>Oggi: le malattie genetiche

La Ada-Scid è una malattia genetica del sangue che colpisce il sistema immunitario: i piccoli che ne sono affetti rischiano la morte per un raffreddore.

La rivoluzione delle cellule staminali (Feltrinelli), di Gianna Milano e Chiara Palmerini, è su Bol.com

Ma nel 2001 un’équipe di ricercatori dell’ospedale San Raffaele di Milano e del Tiget, il centro per la terapia genica finanziato da Telethon, ha trovato la cura. Grazie alle staminali. «Abbiamo prelevato le cellule dal midollo di una bambina con Ada-Scid» spiega Alessandro Aiuti, ricercatore del Tiget «e abbiamo introdotto al loro interno una copia sana del gene che causa la malattia. Le staminali modificate hanno prodotto globuli bianchi sani». Oggi l’équipe usa le staminali per trattare la sindrome di Wiskott-Aldrich, che provoca un alto rischio di emorragie. «Abbiamo iniziato gli esperimenti sulle cavie» dice Aiuti. «In due anni passeremo all’uomo».

La rivoluzione delle cellule staminali (Feltrinelli), di Gianna Milano e Chiara Palmerini, è su Bol.com

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