Allattamento: droga, nicotina, caffeina e alcol passano nel latte

Se fumi, bevi, perfino se abusi di caffè, fe stai allattando, sappi che fai male al tuo bambino.

Il latte materno è l’alimento migliore che esista Non però se la mamma assume droghe, anche solo occasionalmente.
Uno studio spagnolo rivela infatti che nel latte materno possono finire molte pericolose sostanze che possono esser rilasciate nel latte finché l’organismo della mamma non le ha metabolizzate ed eliminate.
Óscar García Algar, co-autore dello studio e pediatra presso l’Hospital del Mar di Barcellona, ha dichiarato che “In generale, si raccomanda di astenersi completamente dal consumo di droga durante l’allattamento, perché le sostanze posso passare direttamente dalla madre al neonato”.
L’articolo pubblicato sul Analytical and Bioanalytical Chemistry rivela che  tabacco, caffeina, cocaina rilasciano nel latte una dose rilevante di principii attivi, tanto da interferire con il benessere del neonato.
Il latte delle fumatrici contiene da 0,3 a 36 mcg di nicotina e causa coliche e infezioni respiratorie.
La caffeina (contenuta in caffè, the, drink energetici, cola e medicinali) causa irritabilità e insonnia, meglio non superare i 3 espressi al giorno.
L’eroina filtrata nel latte causa dipendenza fisica nel neonato, mentre un bambino allattato da una madre cocainomane presenta gli stessi effetti di chi consuma dosi massicce di sostanza: pupille dilatate, tachicardia, tremori, pressione alta e irritabilità. Lo stesso vale per le anfetamine.
Pericolosa anche la cannabis, ma nel fumatore occasionale il principio attivo viene metabolizzato più velocemente e le sue tracce spariscono dal latte in circa un giorno.
Non completamente noti i rischi da alcol, ma alcune ricerche suggeriscono che l’abuso possa influenzare il ritmo sonno/veglia e lo sviluppo motorio; aumentato anche il rischio di ipoglicemia.
I farmaci oppiacei (morfina, codeina ecc) e le benzodiazepine, se assunte sotto controllo medico, non interferiscono con l’allattamento, mentre gli effetti di antidepressivi e antipsicotici non sono ancora noti sul lungo periodo.

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