“Niente è più necessario del superfluo” asseriva la penna ironica e un po’ cinica di Oscar Wilde.
E in effetti, se ci pensiamo, come rinunciare al “gioiellino” di plastica made in China da 3 euro che riempie i nostri già stra-colmi portagioie?
Oppure come non ricordare che l’ennesimo smalto colorato ci riempie di gioia e quasi ci cambia la giornata?
E l’elenco potrebbe continuare con gli utensili da cucina che non useremmo mai, le calze decorate che sappiamo già indosseremo una sola volta, oppure tutti i gadget divertenti (da quelli tecnologici a quelli di design puro) che hanno solo la funzione di arricchire la nostra fiera delle vanità – sarebbe meglio dire – superfluità.
E’ passato un secolo e mezzo dal celebre aforisma dello scrittore britannico, che, data l’epoca in cui scriveva, aveva l’intento di demolire i pilastri della cultura occidentale. E la sua intuizione sull‘essenzialità di circondarsi di cose superflue non solo si è rivelata premonitrice dei tempi attuali, ma ha trovato anche conferma in una recente teoria economica, nota come “indice del rossetto“.
E’ stato rilevato da Leonard Lauder, fondatore della celebre casa cosmetica Estée Lauder, che in tempi di recessione economica, le vendite dei rossetti aumentano, fino a sfiorare il 40% in più rispetto a tempi più floridi. Come dire: se non posso spendere grosse cifre per l’automobile, non rinuncio al rossetto. Che, pur non essendo indispensabile, almeno mi rende felice e…bella.

E se a confermare la teoria della “necessarietà” del superfluo ci si mette anche l’indice del rossetto (teorizzato dapprima dal crollo delle Torri Gemelle e avallata poi da quello dell’americana Lehman Brother nel 2008), vuol dire che l‘inessenziale è più utile di quanto crediamo.
Economia a parte, come mai il superfluo è così necessario nella nostra vita?
Perchè abbiamo così tanto bisogno di circondarci di cose belle che a prima vista sembrano inutili?
Alle nostra domande, risponde il Prof. Roberto Pani, psiconalista a Bologna: “Penso che il superfluo e il bello non sempre coincidano. Il bello ha a che fare con il “sentire” estetico e fa venire il buonumore, aumenta le endorfine e ci eccita piacevolmente. Estetico, proviene dal greco aistenos che significa “mettere in contatto i nostri sensi con gli oggetti”, che vengono di conseguenza amati.

Il superfluo invece può avere a che fare con una “compulsione”, per esempio, quando questa cioè degenera in un bisogno assai forte che si identifica con quel bisogno di comprare a tutti costi anche quel che non si desidera, ma di cui si ha appunto bisogno per placare un vuoto della psiche.
Si può anche dire che circondarci di piccoli oggetti superflui (quali rossetti, smalti per unghie, bigiotteria ecc), che comunque potrebbero servire – anche se non immediatamente – ci può gratificare per il fatto che ci auto-coccolano, specie in momenti frustranti della nostra vita. Ci fanno sentire sentire l’abbondanza che non abbiamo o che è diminuita.
Ciò è valido anche per tutti quei profumi, dalle fragranze particolari, dei quali non abbiamo un reale bisogno ma. Tali acquisti non risolvono i nostri problemi naturalmente, ma ci fanno sentire circondati da qualcosa di caldo e di amorevole. Perchè non acquistarli se non rovinano le nostre finanze?
Il superfluo quindi si divide in bello e brutto. Il bello serve a qualcosa nella nostra vita e a volte compensa molto, soprattutto nell’ambito gioioso. Il superfluo “brutto” invece credo che finisca per deludere assai rapidamente. Sono convinto che Oscar Wilde si riferisse alla sciocchezzuole intelligenti e artisticamente belle”.

Ringraziando la spiegazione psicologica del Prof. Pani, concludiamo che nel post-sfilata, niente è più attuale di questo argomento.