perché è sbagliato aggrapparsi al ricordo di un'emozione

Perché non ha senso aggrapparci al ricordo di un’emozione?

La memoria è una valigia piena di frammenti, fatti di emozioni e sentimenti, episodi che ci hanno segnato. Non c'è alcunché di sbagliato nel ricordare ma aggrapparsi al ricordo di un'emozione potrebbe non esser così positivo come credete

Tutte noi custodiamo gelosamente il nostro bagaglio di ricordi. Belli o meno che siano, sono come tanti piccoli capitoli che, messi insieme, formano il memorabile libro della nostra intera esistenza. I ricordi sono frammenti del vissuto, tappe che ci hanno permesso di essere quel che siamo oggi. Dobbiamo loro molto, anzi moltissimo. Ma aggrapparsi al ricordo di un’emozione è sempre positivo?

Non possiamo rinnegare il passato, questo è certo. Ma talvolta corriamo il rischio di usare i nostri ricordi come se fossero un rifugio sicuro che ci protegge dal presente che stiamo vivendo. I ricordi richiamano alla mente tante cose che ci hanno segnato nel profondo, ma non possono diventare una via di fuga dalla realtà. Ecco perché non ha senso aggrapparsi al ricordo di un’emozione, anziché viverne di nuove.

“Nostalgia canaglia”

È interessante conoscere l’etimologia della parola nostalgia, che poi è forse uno dei primi termini che ci balzano alla mente quando si parla di ricordi ed emozioni vissute. Viene dal greco nostos (“ritorno”) e algos (“dolore”): nostalgia è il “dolore del ritorno”. Ma cosa vuol dire?

Non è un caso che questo termine sia associato a sensazioni di profonda tristezza, proprio perché è il “dolore” che proviamo pensando a qualcosa che è accaduto in un passato più o meno vicino, consapevoli che non tornerà più. Così i ricordi diventano un modo sì per rimembrare il nostro vissuto, ma allo stesso tempo possono provocare in noi una sensazione di profonda mancanza, in un mix di appagamento per ciò che abbiamo avuto la fortuna di provare e di accettazione del fatto che non tornerà più.

Aggrapparsi al ricordo di un’emozione in prima istanza scaturisce in noi, dunque, un sentimento che non è affatto negativo. Pensateci bene: se ricordiamo con piacere qualcosa che è stato, anche se sappiamo che non tornerà e non si ripeterà allo stesso modo siamo consapevoli di quanto sia stato bello e prezioso poterlo vivere.

Ci può rendere un po’ tristi? Certo che sì. Ma tutto sta nel non cadere nella “trappola” dei ricordi.

I ricordi ci aiutano a comprendere chi siamo

Non stiamo qui a obiettare sull’importanza della memoria. Guai a chi dimentica, perché il bagaglio di ricordi che ci portiamo sulle spalle è essenziale per comprendere a fondo chi siamo. Il nostro vissuto è quel che ci ha fatto crescere e maturare come persone, emotivamente e in ogni aspetto della nostra vita. Dai ricordi d’infanzia ai primi amori, dal primo successo sul lavoro fino ai grandi traguardi, tutto contribuisce a tener traccia della nostra identità.

E per quanto il ricordo di un’emozione possa avere quel retrogusto agrodolce, non ci sarà mai nulla che possa sostituirlo. Se tendiamo a rimembrare le cose che positivamente hanno segnato la nostra vita non è di certo una colpa, né un errore. È semplicemente un modo per ricordare il bene in cui ci siamo immersi, nonché un mezzo piuttosto efficace per ricordarci quanto valiamo (come nel caso del successo sul lavoro, ad esempio).

L’inganno dei ricordi

“La memoria del cuore elimina i cattivi ricordi e magnifica quelli buoni, e grazie a questo artificio, siamo in grado di superare il passato”. Se non l’avevate mai letta prima d’ora, si tratta di una frase scritta dal Premio Nobel per la letteratura Gabriel García Márquez. L’autore spiega in modo molto chiaro e semplice la funzione dei ricordi nelle nostre vite: non ci dicono soltanto chi siamo, ma la nostra mente esalta quelli positivi per restituirci un’immagine del nostro passato più “edulcorata”.

Del resto, chi vorrebbe mai vivere nel perenne ricordo del dolore e della sofferenza? Ma tutto questo ci pone di fronte a un “inganno” della mente. Se è vero che seleziona ed “edulcora” il nostro carnet di ricordi e memorie, vuol dire forse che l’immagine che ci restituisce del nostro passato non è del tutto veritiera? La nostra mente ci sta forse ingannando?

In parte dobbiamo ammettere che è così. Ma non si tratta di un inganno malevolo e crudele, solo di un modo per “superare il passato”, come scriveva Márquez. Non tutto quel che è stato ha lasciato in noi una sensazione positiva e, benché dimenticare tout court sia sbagliato (e impossibile), d’altra parte non possiamo rifiutare questo “aiuto” da parte della nostra mente. Lavora semplicemente per farci stare bene.

Quando il ricordo di un’emozione diventa una “trappola”

Se è vero che non avrebbe senso sfuggire ai nostri ricordi e a ciò che è stato, non dimentichiamo che aggrapparsi al ricordo di un’emozione può anche trasformarsi in una vera e propria “trappola”. I ricordi ci danno sicurezza, consapevolezza e ci aiutano ad affrontare il presente e il futuro, a patto però che non diventino la nostra gabbia.

Rifugiarsi in un bel ricordo non deve distoglierci da ciò che stiamo vivendo. La vita è adesso, quel che costruiamo passo dopo passo ed esperienza dopo esperienza e aggrapparsi al ricordo di un’emozione (bella) che è stata ma non tornerà più, non deve impedirci di vivere il presente. Pensate alla quantità di nuove opportunità che possiamo lasciarci scivolare dalle mani senza neanche accorgercene, così facendo!

Per quanto sia stato bello ciò che abbiamo provato in passato, non precludiamoci la possibilità di vivere nuove emozioni. La vita può sorprenderci, basta darle fiducia e non sostituire il presente con il passato.

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