emozioni negative

4 modi per abbracciare le emozioni negative e riuscire a ripartire

Nella pratica della consapevolezza, è importante anche imparare ad accogliere le emozioni negative. In questo modo, sarà più facile liberarci da sentimenti che non ci fanno stare bene. Così saremo più connesse con noi stesse

A nessuna piace essere triste, arrabbiata, preoccupata, infelice: siamo abituate a considerare le emozioni negative come cose da combattere e eliminare il più velocemente possibile. Viceversa, le emozioni considerate positive sono qualcosa che ricerchiamo strenuamente.
Eppure, sia le une sia le altre sono sentimenti umani, che esistono anche per aiutarci a pianificare la nostra strada da percorrere. Quindi, vanno tutte accettate allo stesso modo, non combattute.

Secondo un’ottica orientata alla mindfulness, il problema con le emozioni negative è proprio il nostro atteggiamento di repulsione, che innesca una sorta di circolo vizioso, che peggiora le cose. Più noi le etichettiamo, le rifiutiamo e ci rifiutiamo di ascoltarle, più loro diventano intense, come se fossero persone desiderose di essere ascoltate. Insomma, rischiamo solo di farci ancora più male.

Non devi avere vergogna

Tra i vari motivi per cui si tende a respingere i sentimenti negativi c’è la vergogna, che in parte deriva anche dalla società, per cui “non va bene” essere arrabbiate, tristi, etc. In qualche modo, siamo tutte condizionate dalle aspettative sociali o da quelle che noi pensiamo ci siano.
Un ulteriore motivo di repulsione per le emozioni negative è che spesso ci fanno paura. Nessuno teme di fare danni quando è molto felice, mentre la rabbia viene vista come qualcosa di pericoloso. Al contrario, anche i sentimenti negativi potrebbero essere usati proprio come segnali di allarme per guidarci verso la strada più sicura.
Sul lungo termine, poi, negare le emozioni negative potrebbe portare addirittura a un’esplosione inaspettata e incontrollabile o a sviluppare una sorta di intorpidimento emotivo che ci rende insensibili anche agli stimoli positivi.  

Non bisogna respingere né vergognarsi delle emozioni negative, soprattutto perché la vera autostima deriva dalla capacità di accettazione e questo include anche l’accettazione della nostra gamma completa di emozioni.
Anche se è un film d’animazione, il cartone Inside Out può essere un modo divertente per riflettere sul fatto che tutte le persone, dai bambini agli adulti, sono attraversate da un ampio spettro di emozioni e anche quelle negative sono importanti, tanto quanto quelle positive.

Per diventare persone sempre più complete, è importante imparare anche ad accettare le emozioni negative. Puoi provare a farlo attraverso quattro passaggi.

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Accoglile con gentilezza

Quando sei di cattivo umore, arrabbiata o preoccupata, concentrati facendo alcuni respiri profondi e connettiti verso l’interno con l’emozione che stai vivendo. Mentalmente, prova a dare un nome all’emozione e concedile un po’ di spazio. Puoi perfino dire (dentro di te) «Ciao, tristezza» (o qualsiasi altra emozione negativa tu stia provando in quel momento) e lasciarla vagare liberamente finché non è pronta a lasciarti perché le emozioni sono fugaci per loro stessa natura.

Toccale con delicatezza

Si può toccare un’emozione? Non proprio, tuttavia puoi entrare con loro in connessione e accarezzarle, attraverso il tuo stesso corpo. In attesa che ti abbandonino dopo aver lasciato loro spazio, puoi cercare di focalizzare la zona del corpo cui associ quell’emozione specifica. Per esempio, la rabbia potrebbe risiedere sulle tempie, la tristezza nel cuore, etc… Una volta individuata la parte del tuo corpo in cui senti al massimo dell’intensità l’emozione, mettici una mano sopra. Applica una pressione delicata, quel tanto da consentire al potere curativo del tatto di rilasciare ossitocina. Ti aiuterà a ritrovare la calma e, molto probabilmente, anche l’emozione si sentirà “accarezzata” e sarà disposta ad andarsene.

Esplorale con saggezza

Una volta che avrai compiuto questi primi due passi verso l’emozione negativa, avrai meno paura di essa. Avrai infatti disinnescato i centri della paura del cervello e attivato la corteccia prefrontale, cioè l’area della saggezza. Arrivata a questo punto, puoi chiederti cosa sta cercando di dirti l’emozione. Per esempio, sei triste perché hai nostalgia di qualcosa che l’emozione ti sta ricordando? Sei arrabbiata perché temi la stessa delusione/ ingiustizia in base a precedenti esperienze spiacevoli? Chiediti qual è il messaggio di cui l’emozione è portatrice, in questo modo trasformi un sentimento “negativo” in positivo, cioè un’occasione importante per conoscere e capire qualcosa in più di te stessa.

Agisci con coraggio

Paul Gilbert è l’ideatore della Terapia Focalizzata sulla Compassione (CFT), una particolare psicoterapia cognitivo-comportamentale che mutua il suo approccio dalla filosofia buddista che definisce la compassione «la sensibilità verso la sofferenza propria e altrui, unita ad un profondo impegno nel tentare di alleviarla e prevenirla». Il termine stesso compassione deriva dalle parole latine «cum» e «patior», che significano «soffrire con».
Nel suo lavoro sull’auto-compassione, Gilbert ha mostrato che essere compassionevoli con se stessi porta non solo alla saggezza, ma anche al coraggio. Una volta che abbiamo esplorato con saggezza (vedi il paragrafo precedente) le emozioni che proviamo, positive o negative che siano e le accettiamo, accettiamo anche noi stesse. A quel punto, possiamo facilmente individuare cosa fare dopo. Inoltre la connessione intima con tutte le nostre emozioni ci trasmette coraggio. Del resto, senza conflitti interni, ci si sente più complete e, quindi, più forti.

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