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Inventarsi un lavoro

  • 21 11 2012

Inventarsi un lavoro. Se dovessimo individuare il motto più adatto per questa tematica, potremmo rispolverare il genio indiscusso di Albert Einstein, che era solito dire che “la fantasia è più importante della conoscenza.” Un modo brillante per affermare come la creatività possa essere determinante sotto innumerevoli i punti di vista – ed in primo luogo, considerata anche la temperie che stiamo attraversando, in campo economico e lavorativo. Sempre più persone, infatti, ricorrono a dosi massicce di fantasia, dando vita praticamente dal nulla ad una vera e propria miriade di lavori creativi e che tuttavia sembrano fruttare. Si tratta in pratica di un modo per creare strade alternative laddove di alternative esistenti ce ne sarebbero davvero poche – ed al proposito le fosche previsioni economiche della Commissione Europea con la disoccupazione italiana in crescita fino al 2014 parlano piuttosto chiaro…

Perché alle volte, nonostante gli sforzi compiuti e le tante soluzioni studiate per farsi strada nel mercato del lavoro, i risultati sembrano disperatamente di là da venire. E’ proprio allora che la necessità di “inventarsi il lavoro” diventa un must, non solo in termini di opportunità ma anche e soprattutto di necessità. Il primo, obbligato passo in questa direzione creativa consiste nel partire dal “poco” di cui si dispone. Anzitutto sfruttando le proprie passioni, dirottandole cioè dal rango di semplici hobbies a quello di brillanti intuizioni per fare soldi. In fondo, è plausibile che il lavoro che svolgeremo domani non sia ancora stato inventato. A puro titolo di esempio, appena quindici anni fa non esistevano esperti di telefonia mobile. Oggi invece ci imbattiamo in negozi deputati allo scopo che, oltre agli apparecchi, fanno business con qualunque tipo di accessorio collegato ai telefonini.

La crescita esponenziale del mercato che è tipica della nostra modernità, tra i tanti effetti prodotti, è stata in grado di generare anche stimoli concreti in una direzione ben precisa: l’innovazione. Allora, potrebbe non essere così strano parafrasare John Fitzgerald Kennedy: “non chiedere cosa il mondo del lavoro può fare per te. Chiediti piuttosto cosa puoi fare tu per esso”. Frugare tra i propri hobby può quindi essere un’ottima accortezza. Specialmente se induce a ricercare qualcosa che si possa trasformare in lavoro futuro. Qualcosa che ci piace e ci interessa al punto che, forse, saremmo davvero disposti a farne uno scopo ed una missione. Una passione nella quale è nascosta un’eccellenza o abilità particolare che un giorno potrà diventare futura professione. Nella ricerca tornano utili alcune indicazioni di fondo.

Primo: un lavoro non si crea e non si inventa da un giorno all’altro (ovvero: bisogna comunque partire dalle proprie passioni). Secondo: tenere presente che, tra le opportunità che vengono sempre più insistentemente sfruttate, un posto d’onore spetta sicuramente al Web. Qualche tempo fa, il colosso Microsoft ha pubblicato una ricerca condotta su tredici Paesi Europei dalla quale è emerso che, entro il 2015, il 90% dei lavori avrà per lo più competenze online. Largo allora ai nuovi profili come creatore di reputation online ed animatore di chat; moderatore di forum, “navigatore” o scout (per scovare notizie simpatiche o siti da segnalare ai motori di ricerca) oltre all’ormai classico blogger. Terzo: prestare attenzione particolare ai trend professionali emergenti, complici magari alcuni blog illuminati che diffondono in rete informazioni mirate sulle nuove e nuovissime tendenze in materia di lavoro creativo. Quarto: consultare sempre le statistiche pubblicate gratuitamente sul web dalle fonti istituzionali in materia di Lavoro, che offrono moltissime informazioni sulle differenti aree professionali (un paio di buoni esempi sono il Rapporto Unioncamere – Excelsior e l’ISFOL). Quinto (e più operativo step): dedicare tempo ad un’analisi lucida degli strumenti che possono personalmente essere messi a disposizione di un proprio nuovo lavoro (un pc? L’automobile? La conoscenza delle lingue?). Con un computer, una valigetta per attrezzi, un’automobile ed una fotocamera ci si può cimentare nel profilo di Home Stager, ovvero professionista nella valorizzazione delle proprietà immobiliari. Potenza dell’immaginazione? Certo, ma in fondo è proprio così che nascono gli imprenditori. Ed un mondo come quello in cui viviamo oggi è tanto vario quanto pieno di business insoliti.

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