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Sei una persona introversa? Ecco come sfruttarlo a tuo favore

Quali sono le caratteristiche di questo modo di essere, come gestirle e sfruttarle a tuo favore

L’essere introversi viene spesso scambiato per timidezza, ma non è la stessa cosa: l’atteggiamento di una persona introversa è semplicemente “rivolto dentro”, in profonda connessione con i processi che accadono nel proprio mondo interiore. Non per questo staccati dal mondo, anzi gli introversi sono fini osservatori (talvolta fin troppo!), sensibili e spesso empatici. Anche tu sei una persona introversa? Ecco come sfruttare al meglio le caratteristiche che ti contraddistinguono… e evitare gli ostacoli.

​Nella sua opera “Tipi psicologici”, pubblicata nel 1921, Carl Gustav Jung parla di due tendenze: estroversione e introversione, due diversi orientamenti e modi di (re)agire…. verso l’esterno o l’interno

La vita degli introversi

“Vorrei vivere la vita perfetta. L’unico modo per avere la vita perfetta è viverla in solitudine” recita così una frase di William Sidis detta nel 1914 a un giornalista e riportata nella prima pagina dello splendido libro di Morten Brask, “La vita perfetta di William Sidis” (Iperborea).

“Se solo riuscisse a restare in un posto senza preoccupazioni, un posto dove lo lasciano in pace, dove non gli fanno domande, dove non si stupiscono di lui” medita fra sé e sé il protagonista, mentre prende le scale (21 piani, 42 pianerottoli, 360 scalini) per evitare di incontrare i colleghi in ascensore.

William Sidis, genio straordinario e incompreso, dimenticato dalla storia, fu il più giovane ammesso all’Università di Harvard, a 11 anni, ancora oggi la persona con il quoziente intellettivo QI più alto mai registrato. Un bambino con un’intelligenza estremamente mobile e una sensibilità fuori dal comune: un solitario, oggetto di curiosità e spesso isolato dagli altri. Introverso, per carattere e destino.

È in buona compagnia perché sono numerosi gli introversi celebri della storia. Spesso si tratta di bambini naturalmente capaci di vivere gran parte del loro tempo abitando un mondo immaginario, di cui sono gli unici ad avere accesso. Sono considerati introversi famosi scienziati come Albert Einstein, Charles Darwin, Isaac Newton, Thomas Edison; pensatori e filosofi, da Friedrich Nietzsche a Carl Jung, ma anche personalità politiche abituate a rapportarsi con immense folle, quali Mahatma Gandhi, Dwight D. Eisenhower e Abraham Lincoln.

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Che cosa significa “introverso”? 

Oggi fra i più noti introversi scopriamo Bill Gates, la regina Elisabetta, Clint Eastwood, Woody Allen, Glenn Close, Diane Keaton, Meryl Streep, Michelle Pfeiffer, Dteven Spielberg, Tom Hanks, Steven Spielberg, Michael Jordan. A dispetto della loro fama e dell’apparenza brillante che noi possiamo vedere dall’esterno, loro si considerano introversi. Amano stare dietro alle quinte e se proprio tocca mettersi al centro della scena, ascoltano molto, sono tendenzialmente autocritici fino a rasentare il perfezionismo e studiano molto: in genere fanno così gli introversi.

La solitudine che a volte può sfociare nella sensazione di un profondo isolamento diventa capacità di godere del tempo con se stessi: questa sembra essere una caratteristica comune per le persone introverse. Spesso si tratta di bambini con una grande e accentuata sensibilità, che possono avere difficoltà a scuola perché non amano esporsi né i contesti troppo chiassosi. Tendono a osservare, stanno in silenzio; prediligono attività solitarie. Non amano mettersi in mostra, al contrario danno il meglio in piccoli gruppi o nei lavori solitari: un problema nella nostra società, dove nei cv vengono esaltate la capacità di lavorare in gruppo e la fedeltà al team. Invece, c’è bisogno di una rivoluzione nello sguardo.

La rivoluzione degli introversi

“Sembrava che guardasse dentro di sé. In quei momenti io uscivo dallo studio senza pronunciare parola”  racconta Anna Grigor’evna Snitkina, moglie dello scrittore  Dostoevskij. Impropriamente, sono state associate all’introversione caratteristiche legate a una sostanziale chiusura verso gli altri. In realtà si tratta di un diverso approccio al mondo. Per esempio, quella che spesso viene vista come scarsa socievolezza riguarda una tempistica più meditata nell’avvicinamento. L’introverso di solito studia la situazione, si avvicina gradualmente, a piccoli passi: si prende il tempo necessario per osservare, metabolizzare ed entrare, sia in rapporto agli altri, sia quando si tratta di una situazione, soprattutto quando il contesto è una novità.

Esistono le persone introverse o esistono i momenti introversi? Sebbene ognuno di noi abbia atteggiamenti più spiccati di altri, capaci di disegnare e contraddistinguere l’unicità del nostro carattere, forse dovremmo fare pace con l’idea che non siamo solo fatti di parti diversi, bensì di diversi momenti. Cambiamo, ogni giorno: sono gli eventi e le stagioni della nostra vita a trasformarci. Quanti “giorni” introversi e quanti estroversi ci sono nella tua vita? Impariamo a chiedere a noi stessi come ci sentiamo veramente e permettere alle emozioni di fluire. Ci saranno giornate con una faccia brillante, in cui aprirsi agli altri e andare naturalmente verso l’esterno, e altre in cui accogliere il bisogno di rivolgere lo sguardo verso l’interno dedicandosi all’ascolto del proprio mondo interiore.

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Introversione: 3 cose da imparare e 3 a cui fare attenzione

Smetti di definirti in maniera rigida. Che giornata è oggi? Lascia che le emozioni fluiscano e prenditi tempo per vivere il momento.

Solitudine – È una conquista della vita saper trasformare il fatto di stare da soli nel piacere di essere in compagnia di se stessi. Alle persone introverse viene particolarmente facile perché spesso fin da bambini sono stati sognatori con la capacità di perdersi nell’immaginazione. Vuoi allenare questa attitudine? Impara ad abitare la tua solitudine dedicando un’ora al giorno a hobby o attività che ami fare. Senza nessuna voce esterna, gradualmente ti immergerai nel silenzio interiore trovando un nuovo tempo tutto dedicato a te.

Vita sociale – Fuggire a gambe levate dagli eventi troppo chiassosi e affollati: a volte passa sotto silenzio la constatazione che è anche una questione di età. Se l’adolescenza ha bisogno del confronto incessante con gli altri e dei bagni di folla, con gli anni accade spesso di cercare occasioni più intime, un confronto con gli altri più profondo e duraturo. Rifletti sui contesti in cui davvero ti senti bene:  i rapporti personali possono aggiungere o togliere energia. È un ottimo motivo per aumentare la presenza di amici capaci di aggiungere ispirazione alla tua vita e, invece, frequentare meno chi è principalmente fonte di lamentele e gossip. Meglio pochi ma buoni, ricorda il celebre detto.

Stimoli, stimoli, stimoli – Viviamo nella società dell’iperstimolazione e siamo ormai abituati a sommergere anche i più piccoli con tanti, troppi stimoli. Il rischio? Meno capacità di concentrazione, un’attenzione liquida così tanto da scivolare via senza soffermarsi abbastanza su niente. L’introversione ci insegna a riprendere il contatto con il nostro universo interiore. A essere importante non è solo ciò che accade fuori, nel mondo, ma soprattutto quello che accade lì dentro di te, altrimenti finiamo per attraversare le cose senza viverle veramente. Meno stimoli e uno sguardo più profondo, a cui dedicare il nostro tempo e tutta l’attenzione, ecco il segreto per una creatività più felice.

Parlare troppo… O troppo poco – Non farti ingannare dall’apparenza: parlare troppo a volte è un modo per mettere a tacere i vuoti e riempire l’atmosfera, tipico dei timidi che parlano a macchinetta. Se anche a te è capitato, la prossima volta… Fermati in tempo. Abbiamo bisogno di rovesciare la prospettiva per creare una nuova visione. Chi ha detto che proporre e proporsi è sempre una buona idea? Dimentichiamo troppo facilmente che nell’ansia di emergere e cercare di farci notare trascuriamo i nostri reali bisogni. Chi sa ascoltare parla poco, ma quando farà sentire la sua voce accadrà a ragion veduta.

Senso di colpa – Essere attenti osservatori del mondo può risultare una lama doppio taglio. Le emozioni appaiono in superficie e noi cogliamo immediatamente lo stato d’animo degli altri: questo può portare a soddisfare i bisogni di chi abbiamo intorno più dei nostri. Il senso di colpa è una delle questioni più frequenti da affrontare: forse anche tu sei una di quelle persone così sensibili da cogliere le necessità delle persone ancora prima che vengano espresse. Questo è bellissimo, ma ricorda che chiederti che cosa vuoi veramente non ti rende più cattiva. Non è solo un diritto: abbiamo il dovere di lealtà verso ciò che sentiamo.

Ipersensibilità – Sì, sei una persona troppo emotiva. È arrivato il momento di smettere di vergognarti e giustificarti. L’estrema sensibilità che è in ognuno di noi quando siamo bambini da adolescenti può diventare rabbia cieca e ribellione: criticati, siamo incapaci di trovare la nostra via nel mondo e difenderla in maniera “morbida; ci siamo sentiti rifiutati e presi di mira. Forse anche tu hai sentito di doverti nascondere. Ma ora non sei più adolescente. Guarda con orgoglio la tua capacità di empatia, usala come un’alleata che ti permette di comprendere meglio persone e situazioni. Il vero lavoro è imparare a gestire le emozioni anziché esserne schiavi.

​Dentro vs Fuori

Il senso di esclusione porta emozioni potenti: il momento in cui ci sentiamo incompresi, abbandonati, trascurati. La paura di essere tagliati fuori… quanto ci rende umani! Isolarsi nel proprio mondo e trovare rifugio nella fantasia è bellissimo. Poi, ci si sveglia di colpo. A chi non è mai capitato? Abbiamo tutti bisogno di sentirci amati, visti e compresi: abbiamo tutti bisogno di sentirci parte di qualcosa o qualcuno.

Immagina una lancetta che oscilla, l’equilibrio è… nell’oscillazione costante! Se vivessimo solo “dentro” ci sentiremmo slegati dal mondo e tagliati fuori, isolati. Al contrario, essere solo “fuori” ci rende molto presenti per gli altri, popolari e pieni di appuntamenti ma può anche far perdere il contatto profondo con noi stessi. Di che cosa ho bisogno in questo momento? Tieni questa domanda sul cuore e ricorda che il mondo fuori  può fondersi con quello dentro, si tratta solo di due prospettive diverse. Sta a te guardare guardare questo bivio dall’alto e decidere dove vuoi stare oggi. 

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