Quel bisogno di strapparsi i capelli

Per frenare l'ansia, alcune donne giocano con le ciocche fino a tirarle via. Attenzione: è un tic serio, che va curato

Hanno sempre le mani in testa. Attorcigliano le ciocche e le tirano. Prima solo un po’, poi di più, fino a strapparle. Chi ha questo impulso non riesce proprio a frenarsi. «È un comportamento compulsivo che si chiama tricotillomania (dal greco trix, “capello”, e tillo, “strappo”) spiega Maria Malucelli, docente di psicologia clinica alla Fondazione Fatebenefratelli di Roma. «Nel tempo ci si procurano aree vuote sul cuoio capelluto, ma il danno non è solo fisico o estetico. È un tic da non sottovalutare, che è diffuso due volte di più nelle donne che negli uomini. E il motivo c’è. Tutto parte da un conflitto tra donne in famiglia. Che nasce quando una figlia, per non sembrare meno seduttiva della madre, si punisce: gioca fino a farsi male con i capelli, perché li considera il simbolo per eccellenza di bellezza e femminilità».

È come una scarica elettrica. «Questi gesti d’un tratto diventano indispensabili per tenere sotto controllo l’ansia e la tensione. Cosa che può succedere a ogni età» avverte l’esperta. Quando il tic compare da bambine o da adolescenti, ad accorgersene sono i genitori. Il primo istinto è portare la figlia dal dermatologo, perché si pensa che i “vuoti” siano dovuti a una malattia della cute. Ma il problema è psicologico, quindi sarebbe meglio rivolgersi subito a un terapeuta senza perdere tempo. «Se si soffre di tricotillomania da adulte, invece, si tende a sottovalutare il proprio disturbo» dice la psicologa. «Succede quando in un certo senso ci si affeziona allo strappo perché dà sollievo e, paradossalmente, anche piacere. Serve come una sorta di “presa a terra” in caso di scarica elettrica: chi non è emotivamente attrezzata per reagire dopo una delusione o in forti situazioni di stress, ricorre a quel gesto di conforto».

Tenere un diario aiuta. Per curarsi non funziona l’escamotage di spostare l’impulso dalla testa su altri oggetti, stoffe e materiali. «La terapia giusta è quella comportamentale, in cui si impara l’autocontrollo» consiglia Maria Malucelli. «Il terapeuta invita la paziente a tenere un diario, annotando che cosa prova quando si strappa i capelli e quante volte succede. Le prime settimane lo farà magari 20 o 30 volte, ma capirà che spesso è un rito che compie sul divano, davanti alla tv. Non a caso: proprio nei momenti di relax, infatti, è più facile che affiorino alla mente i pensieri negativi e scatti il tic per frenarli. Con l’esercizio quotidiano, gli strappi si ridurranno a 15, 10, cinque al giorno. Poi zero. E nel giro di un anno la guarigione si completa».

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