“Con noi non piange mai.”

Gli stessi bambini che si sono trasformati in piccoli Charles Manson dopo il divorzio, ridiventano all’istante bravi soldatini quando vengono affidati ai nostri parenti.

Affetti da chiari disturbi dissociativi di identità, i nostri figli, che a casa sono semplicemente dei bambini che si comportano come tali, quando vengono affidati ai nostri parenti spersonalizzano: i neonati non piangono (nemmeno se hanno sonno, fame o se gli infili degli stuzzicadenti sotto le unghie) i bambini di tre anni non fanno i capricci manco se li porti in un supermercato che vende solo caramelle gommose, gli adolescenti si dichiarano perfettamente d’accordo nel trascorrere il sabato sera a giocare a carte con quattro vecchi invece che uscire con gli amici.

IL BON TON DELLA SEPARAZIONE

E ciò alimenta in noi un doloroso senso di inferiorità. Ecco una situazione tipo che si verifica quando andiamo a prendere un nostro figlio che è stato affidato ai nonni.

– “Mammaaaaaaa la nonna mi ha dato da mangiare una saint honorè per 6 persone appena prima di pranzo!!!!”
– “Ma amore di nonna, non eravamo d’accordo che questo era il nostro segreto? Lo sai che la mamma non vuooooleeeee.”
– “Beh, immagino che poi a pranzo non avrà mangiato nulla.”
– “Figuriamoci. Ha mangiato il primo, il secondo e anche la frutta e la verdura.”
– “Ora mi dirai anche che sei riuscita a fargli mangiare i cavolini di bruxelles!”
– (Con fierezza) “Certo. Uno solo, ma grosso come un melone.”

Arrendetevi: più cercherete di far domande trabocchetto, più loro infioretteranno il loro racconto con mille dettagli sempre più fantasiosi e umilianti (non si sa se più per noi o per loro)

– “Non solo ha mangiato i cavolini, ma per merenda ha rinunciato al gelato perché ha detto di preferire un centrifugato di ortaggi.” “Dopo pranzo, è andato a fare il sonnellino da solo, senza ciuccio, e ha dormito 5 ore di seguito” “Infine si è svegliato, si è messo alla scrivania e ha scoperto la cura contro il cancro.”

L’unica è assentire con convinzione, uscire e, quando siamo al di fuori dal suo campo visivo, prendere lo smartphone e digitare rapidamente su Google “agenzie baby sitter”.

Riproduzione riservata