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Fumo e sigarette: i 5 miti da sfatare

Nonostante le campagne di sensibilizzazione contro il fumo resistono alcuni luoghi comuni. L’esperta spiega come dire addio a sigarette ed e-cig

Fumo: il 70 per cento prova prima dei 18 anni

Il 70% dei fumatori prova la prima sigaretta prima dei 18 anni e il 94% entro i 25. Nonostante le campagne di sensibilizzazione sui rischi del fumo, sempre più numerose e in diversi Paesi (alcuni dei quali, come la Nuova Zelanda, ambiscono a diventare “smoke free”), il numero di coloro che fumano sigarette tradizionali rimane alto: sono oltre un miliardo i fumatori, di cui circa l’80% vive in Paesi a basso e medio reddito. A questi si aggiungono gli “svapatori”, i consumatori di sigarette elettroniche o e-cig, in costante aumento anche grazie a un’offerta di mercato in crescita. Numeri importanti ricordati in occasione della Giornata mondiale senza tabacco, che si celebra il 31 maggio e che si uniscono a quelli dei danni da fumo.

I morti per fumo

In Europa si stima che il consumo di tabacco rappresenti il principale fattore di rischio per la salute e che sia causa responsabile di più di 700.000 decessi all’anno. Oltre a problemi cardiovascolari e respiratori, il fumo causerebbe una riduzione in media di 14 anni di vita ed è considerato causa del 27% dei casi di cancro prevenibile. Perché, allora, si fatica a smettere? A pesare sono spesso falsi miti, che la psicoterapeuta Valeria Fiorenza Perris aiuta a sfatare.

I 5 falsi miti sul fumo: fumare rilassa?

Uno dei luoghi comuni più diffusi, alimentato anche e spesso dalla cinematografia del passato, è che fumare aiuti a rilassarsi. Ma è davvero così? L’esperta chiarisce: «In realtà ad essere placati dal fumo sono proprio lo stato di attivazione legato alla dipendenza da nicotina, l’irritabilità, l’ansia e i sintomi fisici che ne derivano. In questo senso, quindi, come in una sorta di circolo vizioso, fumare riduce i sintomi prodotti dalla dipendenza che genera. È dimostrato, inoltre, che il sonno subisca un netto peggioramento a causa del fumo, finendo per acuire la stanchezza fisica e mentale. La credenza, errata, che fumare riduca lo stress, induce il fumatore a convincersi che sia realmente così e, dunque, a mettere in atto questo comportamento in presenza di ogni fattore che genera stress, come risposta istintiva», precisa la Dott.ssa Valeria Fiorenza Perris, Psicoterapeuta e Clinical Director di Unobravo.

La sigaretta è peggio dell’inquinamento ambientale

Soprattutto chi vive nelle grandi città, poi, sminuisce gli effetti della sigaretta, paragonandoli a quelli dell’inquinamento dell’aria. Eppure gli studi sembrano indicare il contrario, è così? «È dimostrato che i tumori provocati dal fumo siano oltre il 33% mentre quelli attribuibili all’inquinamento ambientale sono circa il 2%», spiega Valeria Fiorenza Perris che sottolinea l’importanza proprio del fattore psicologico: «Chi fuma mette in atto una serie di meccanismi, spesso inconsapevoli, per allontanare da sé la percezione del rischio, del pericolo e per sminuire le conseguenze che il fumo passivo potrebbe avere su chi li circonda».

E-cig e sigarette light: cosa c’è da sapere

Da diverso tempo è aperto il dibattito sull’utilità delle sigarette elettroniche come aiuto nello smettere di fumare. Eppure molti esperti spiegano che in realtà non solo i componenti delle e-cig non sono meno dannosi, ma non si abbandona il “vizio”, anzi spesso si diventa fumatori “duali”, cioè sia di sigarette tradizionali che di tabacco riscaldato. «In entrambi i casi il contenuto resta nocivo, ma il sapore è meno intenso. Questo può generare nel fumatore l’esigenza di fumare molto di più per ottenere lo stesso effetto raggiunto in precedenza. Questi palliativi danno l’illusione di essere più vicini all’obiettivo di smettere di fumare, ma finiscono, invece, per alimentare la dipendenza, abbassando ancor di più la soglia di allerta», risponde la psicoterapeuta.

Cosa serve per smettere di fumare

Un altro falso mito riguarda la possibilità di smettere di fumare in qualsiasi momento lo si decida, con un semplice gesto di buona volontà. Perché non sarebbe così? «Il fumo è una vera e propria dipendenza. La nicotina favorisce il rilascio di dopamina, generando quella sensazione di piacere e benessere responsabile del desiderio di continuare a fumare. Questo bisogno aumenta ancor di più vista la tendenza del fumatore a utilizzare questo comportamento in risposta ad ogni evento negativo, fonte di stress o malessere. In qualsiasi di queste occasioni desidererà, dunque, ripristinare uno stato di benessere fumando», spiega Fiorenza Valeria Perris. Da qui l’appello a non vergognarsi all’idea di chiedere aiuto, in caso di bisogno: «Partire dalla consapevolezza di dover sconfiggere una dipendenza vera e propria significa comprendere quanto la nostra quotidianità si costruisca attorno a questa abitudine nociva, quanto essa sia radicata e quanto sia complesso per noi trovare strategie diverse e più funzionali per fronteggiare gli eventi e le attese che caratterizzano la vita quotidiana. Chiedere il supporto di un professionista significa darsi la possibilità di avviare un percorso di disintossicazione senza sottovalutare gli aspetti emotivi e psicologici che giocano un ruolo determinante in questo processo», spiega l’esperta.

Non è mai troppo tardi per smettere di fumare

Per molti fumatori incalliti, la prima volta risale alla propria gioventù, quindi resiste l’idea che sia troppo tardi per smettere. In realtà, secondo molti esperti i benefici ci sarebbero a qualunque età, non solo nei giovani per i quali il fumo è un’abitudine recente. Quali sono? «Smettere di fumare comporta moltissimi benefici a lungo termine ma, contrariamente a quanto si potrebbe credere, alcuni sono visibili nell’immediato: già dopo 8 ore l’ossigeno contenuto nel sangue torna a livelli normali, dopo 12 ore la nicotina si metabolizza quasi completamente, dopo 24 ore si riduce la concentrazione di monossido di carbonio nel sangue, dopo una settimana la stanchezza diminuisce e gusto e olfatto migliorano, dopo circa un anno la respirazione e le funzioni polmonari migliorano e il rischio di infarto si riduce del 50% – ricorda Valeria Fiorenza Perris – In soli 5 anni, il rischio di ictus ed eventi coronarici è comparabile a quello di una persona che non ha mai fumato. Dopo 10 anni, il rischio di sviluppare un cancro ai polmoni si riduce del 30-50% rispetto a quello di coloro che continuano a fumare, e continua a diminuire nel tempo. Infine, dopo 15 anni, la possibilità di contrarre malattie legate al fumo è paragonabile a quella di chi non ha mai fumato. Informarsi, rendersi consapevoli e chiedere tutto il supporto di cui si ha bisogno, dunque, sono i primi passi per smettere di fumare. Non è mai troppo tardi per scegliere di stare meglio», conclude la psicoterapeuta di UnoBravo.

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