Ecco perchè gli schermi elettronici fanno male alla pelle

Non solo inquinamento atmesferico: anche l'inquinamento elettromagnetico dei vari schermi che utilizziamo fa male alla pelle e favorisce le rughe, ecco come correre ai ripari

L'inquinamento elettromagnetico fa male alla pelle

Non è solo lo smog che avvelena l'aria a danneggiare la nostra pelle. Anche l’inquinamento elettromagnetico emesso dagli schermi di computer e cellulari può avere effetti negativi sull'epidermide e alterare le fibre di collagene. Se all’esterno ogni anno vengono liberati nell’aria oltre 36 miliardi di tonnellate di Co2 e il 92% della popolazione mondiale respira un'aria di pessima qualità, satura di gas, metalli presenti nelle polveri sottili e diversi tipi di particelle, negli ambienti chiusi, dove ormai si trascorre il 90% del tempo, l’aria può essere sino a dieci volte più inquinata.

Nuove forme di inquinamento

A mettere in guardia dalle nuove forme di inquinamento che alterano le funzioni dell’epidermide è Alessandra Narcisi, dermatologa dell’Istituto clinico Humanitas. Le definizioni ormai si sprecano: Cov (Composti organici volatili), City Syndrome, luce blu. Proprio quest'ultima è una fonte inquinante, sempre più diffusa, per la pelle e per gli occhi derivante dagli apparecchi elettronici e dai moderni device tecnologici, più pericolosa addirittura dei raggi Uv perché non produce effetti immediati, né facilmente indagabili.

Così si parla di Digital Aging per indicare le rughe e i malesseri causati dai device tecnologici. "Si tratta di uno dei fattori di invecchiamento precoce della pelle che colpisce donne e uomini a tutte le età – spiega Narcisi – e si manifesta con rughe su viso e collo per effetto delle onde elettromagnetiche emesse dagli schermi di pc, smartphone e tablet. Queste onde aumentano la temperatura dei tessuti favorendo il surriscaldamento di quelli ricchi di acqua come il derma e portando quindi al deterioramento delle fibre collagene con conseguente insorgenza di rughe e doppio mento".

La plastica

Ma l’inquinamento 2.0 ha un'altra grande protagonista: la plastica. I Composti organici volatili (Cov) sono particelle potenzialmente nocive emesse da molteplici oggetti di uso comune e in particolare quelli che 'profumano di nuovo': formaldeide, toluene, acetaldeide, acetone. Dal momento che, secondo l’Epa, l’agenzia americana per la protezione dell’ambiente, un individuo trascorre in media l’80% del proprio tempo in casa e sul posto di lavoro, "l’inquinamento domestico costituisce un vero e proprio pericolo quotidiano, un’insidia ancora tutta da esplorare e che le aziende cosmetiche stanno prendendo in considerazione da poco", evidenzia l'esperta.

I prodotti cosmetici anti-pollution

Proprio le case cosmetiche stanno facendo a gara nel produrre nuove linee anti-pollution. I nuovi composti usano ingredienti base di vitamine C ed E e peptidi, in generale sostanze che agiscano contro l’ossidazione o dalle funzioni anti-infiammatorie e lenitive.

Sono efficaci – elenca la dermatologa – anche gli antociani e i flavonoidi e in generale le sostanze anti-ossidanti in grado di combattere le tossine, come il resveratrolo e il licopene. Occorre però anche potenziare l’effetto barriera dell’epidermide perché, se quest’ultima non è integra, consente un più facile accesso e accumulo alle particelle. E' bene, dunque, ricompattare le cellule superficiali usando sieri a base di ceramidi, i fosfolipidi che vanno a ricreare i legami fra le cellule, a renderle più forti e in grado di rigenerarsi.

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