Bollette della luce più care per coprire il buco di chi non paga

Una nuova voce arriverà nella bolletta della luce: si pagherà un extra per ripianare una quota del buco creato dai fornitori falliti e dagli utenti insolventi

Pessime notizie per milioni di cittadini, dopo gli aumenti annunciati e confermati di inizio 2018.

È in arrivo un aumento per chi salda regolarmente le bollette della luce. Da luglio 2018 sulle fatture ci sarà un voce in più, legata agli “oneri generali di sistema” che lo Stato esige e che sono andati persi per strada. Tutti i clienti perbene, famiglie e imprese, dovranno sborsare una cifra extra per coprire una parte del “buco” che si è creato nella catena di pagamenti (dal cliente al fornitore, dal fornitore al distributore e dal distributore allo Stato) perché alcune società intermedie sono andate in crisi e non hanno versato il dovuto, anche (ma non solo) per colpa dei troppi utenti morosi e dei mancati introiti.

Lo ha deciso l’Autorità per l’energia, finita sotto il fuoco incrociato delle proteste e delle critiche di alcune associazioni di consumatori. Dando corso a una serie di sentenze di Tar e Consiglio di Stato – ha reso noto il Sole 24 ore – è stato cambiato il meccanismo da applicare per drenare soldi e ripianare lo scoperto creato dalle aziende di settore in difficoltà e dagli insolventi, con ricadute economiche per i solventi. Prima l’Autorità imponeva ai venditori, e non ai clienti finali, la copertura degli oneri non monetizzati dagli utenti. Ora saranno i solventi (quindi noi cittadini) a dover mettere mano al portafoglio.

In arrivo bollette più pesanti

Il Sole ipotizza un miliardo di euro di morosità e un recupero in bolletta di 200 milioni, per cominciare. Gli insolventi sono il 2,8 per cento consumatori del segmento “maggior tutela” (quello con le tariffe regolate dallo Stato), mentre nel mercato libero la quota sfiora il 5 per cento. L’Autorità per l’energia ridimensiona l’entità del “buco” accollato a milioni di cittadini e prova a contenere e spegnere le polemiche, parlando di “particolare casistica, limitata numericamente” e di scelte obbligate, vincolate alle decisioni dei giudici amministrativi. Ma il cuore della questione non cambia. Prima a farsi carico della frazione di debito erano le aziende di settore. Ora il pagamento graverà su tutti i cittadini, costretti loro malgrado a tamponare le perdite dello Stato.

Che cosa sono gli oneri generali di sistema?

L’Autorità per l’energia, in sigla Arera, lo spiega sul sito ufficiale. Si tratta degli importi parafiscali, a carico dei clienti finali, fatturati per coprire i costi relativa ad attività di interesse generale per il sistema elettrico. Vengono quantificati e applicati dall’Autorità per l’energia. Le imprese elettriche fungono da intermediari e li girano a enti statali per finalità codificate. Si dividono in due gruppi di componenti: Asos (oneri generali per il sostegno delle energie da fonti rinnovabili e della cogenerazione) e Arim (rimanenti oneri generali, relativi a incentivazione della produzione ascrivibile a rifiuti non biodegradabili; messa in sicurezza del nucleare e misure di compensazione territoriale; agevolazioni tariffarie riconosciute per il settore ferroviario; sostegno alla ricerca di sistema; bonus elettrico concesso ai clienti in difficoltà economiche; integrazioni delle imprese elettriche minori e promozione dell’efficienza energetica).

La protesta delle associazioni di consumatori

Luigi Gabriele, dell’associazione Codici, tuona: “Quando ci sono da dividere i profitti si chiamano in causa le aziende, quando invece si devono spalmare i debiti si chiama il consumatore. Impugneremo al Tar l’assurdo provvedimenti dell’Autorità. Si scaricano sui consumatori domestici le morosità di altri soggetti, a cominciare dalla pubblica amministrazione e dalle imprese”. Incalza il presidente di Aduc, Vincenzo Donvito: “Lo Stato dimostra per l’ennesima volta la sua arroganza nei confronti dei cittadini. Perché chi paga le proprie utenze deve farsi carico della fiscalità di chi non paga la stessa e i consumi? Perché lo Stato è incapace di avere leggi che consentano, facilmente e con burocrazia e costi minimi per i creditori, di far pagare i morosi?’. Marco Vignola, responsabile del settore energia dell’Unione nazionale consumatori, rimarca: “Sul consumatore vengono caricati oneri impropri che non dovrebbero gravare sulle famiglie che pagano le bollette, ma semmai sulla fiscalità generale. Questo discorso vale per la totalità degli oneri generali di sistema, salvo rare eccezioni, come la componente che finanzia il bonus sociale”.

L’Autorità per l’energia smorza e ridimensiona

L’Autorità per l’energia, di rimando, comunica: “Il provvedimento riguarda appena una particolare casistica, limitata numericamente, e solo una piccola fetta degli oneri generali di sistema previsti per legge, non tutti.” La quota che i clienti solventi si dovranno accollare – altra precisazione – “è parziale: attiene ai soli oneri generali versati anticipatamente allo Stato dai distributori di energia e da loro non recuperati da venditori insolventi, sospesi dal mercato”. E, ancora: “Le pronunce della giustizia amministrativa sostengono che la legge pone gli oneri generali di sistema in capo esclusivamente ai clienti finali e non alle imprese di vendita, né ai percettori degli incentivi erogati grazie agli stessi oneri”. Non solo. Le cifre date da Il Sole 24 Ore sarebbero “lontane” dalla somme che ricadranno sui cittadini solventi.

La soddisfazione dei grossisti

Soddisfatta è l’Aiget, l’associazione italiana di grossisti di energia e trader. Massimo Bello, il presidente, commenta. «Il nuovo assetto dovrà evitare che chi svolge un puro servizio di incasso per il sistema (ovvero i fornitori di energia) si ritrovi a sostenere un costo improprio. Qualsiasi iniziativa in tal senso, come i recenti provvedimenti dell’Autorità per l’energia, va nella direzione giusta”. E le aziende di settore, ora che la patata bollente è stata passata ai cittadini solventi, possono tirare il fiato. Diverse società del mercato libero, con il precedente sistema, erano state messe in crisi dall’escalation delle bollette non pagate e dei crediti vantati dai distributori e dalla Stato. Alcune (ad esempio Gala e Esperia, promotrice dei ricorsi alla giustizia amministrativa alla base della questione e degli extra in bolletta) hanno chiuso.

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