Punta sulle relazioni

Il canale di ricerca più proficuo per trovare lavoro è la rete di conoscenze. Secondo i dati raccolti dall’Istat funziona nel 40,7% dei casi. Ma qual è la differenza tra chiedere la vecchia raccomandazione e fare il nuovo networking? «Se dovessi dare un consiglio alla me stessa di tanti anni fa, sarebbe: “iscriviti a un’associazione di volontariato”» spiega Francesca Dellisanti, presidente di Youngwomennetwork.com, la community che fornisce consulenza, formazione e mentorship alle donne in cerca di lavoro o di avanzamenti di carriera. «In quel contesto si incontrano persone che hanno fatto strada nei settori più diversi, si ha l’opportunità di conoscersi, chiacchierare e mettere in luce le proprie capacità. Dalla fotografia al restauro di mobili, dalle pubbliche relazioni alla contabilità: in un’associazione c’è bisogno di tutto. E la voglia di fare è un ottimo biglietto da visita».

Altra strada: partecipa a eventi e conferenze ai quali intervengono le persone influenti del tuo settore. Anche ora che si tengono online valgono le stesse regole per “agganciarle”. «Segui incontri e webinar sui temi di tuo interesse, segnati i nomi dei professionisti per i quali vorresti lavorare e contattali su Linkedin. Proponi loro un approfondimento, un articolo o suggerisci il titolo di quel libro che non ricordavano durante l’incontro. Sii sempre entusiasta, discreta e mai assillante. E, naturalmente, non dire che cerchi lavoro: per ricevere, prima devi dare. Stabilisci il contatto e mantienilo fornendo sempre spunti, suggerimenti e idee».

Studia i social

Sai che le “offerte di lavoro” più vicine a te adesso sono nella tua pagina Facebook? La voce è sulla colonna di sinistra. Puoi inviare la candidatura cliccando sul tasto di ogni annuncio e l’azienda la riceverà su Messanger. Sii chiara e concisa, elenca le competenze, spiega perché vuoi quel lavoro e cosa puoi dare in più rispetto agli altri. La stessa voce la trovi a sinistra del profilo dei brand. Su Facebook puoi consultare anche i gruppi locali dove sono presenti gli annunci di società della tua zona: li trovi digitando cerco/offro e la tua città di residenza nella maschera di ricerca.

Invece su Clubhouse, il social “solo audio”, il mese scorso è andato on air il primo colloquio di lavoro, proposto da un’azienda del mondo food. In attesa che l’idea venga copiata da altri brand, comincia a seguire le room più interessanti. Le stanze ispirazionali, come “Andiamo a fatturare” ed “Empowerment femminile”, sono altre fonti di contatti utili.


«La principale difficoltà nel rientrare nel mondo del lavoro è l’età. Viene sempre considerata in fase di prima scrematura e così non ho mai la possibilità di far capire che tipo di persona sono».
Loredana, 56 anni


Se hai più di 50 anni

La Legge di bilancio 2021 ha introdotto per le imprese un bonus che incentiva l’assunzione delle over 50 senza lavoro. Quindi l’offerta dovrebbe aumentare. In più, questa è considerata una categoria “fragile” alla quale i centri per l’impiego e le agenzie dedicano percorsi gratuiti di formazione. Tanti Comuni si stanno muovendo con sportelli dedicati in cui gli esperti aiutano ad aggiornare cv e competenze e trovare offerte non discriminanti.

IN PRATICA A Mantova lo sportello dedicato agli under 29 in pandemia è stato allargato agli over 50 (finalmenteunagioia.it); a Treviso e Conegliano ci sono i servizi dedicati di insiemesipuo.eu; a Perugia e Terni sta per nascere Point Donna umbra del Centro Pari opportunità della Regione (regione.umbria.it). A Roma c’è lo sportello di Atdal.eu.

Affidati all’esperto che fa per te

In redazione ci è arrivata più di una lamentela come quella di
Roberta:


«Mi sono iscritta al centro per l’impiego via mail, senza mai vedere nessuno. Mi viene solo detto di rispondere agli annunci sulla app, come farei anche da sola: ma a cosa serve allora?».
Roberta, 56 anni, Modena


Ma a cosa servono davvero i centri per l’impiego? «Offrono servizi gratuiti di base che aiutano a fare un bilancio delle competenze, preparare cv e colloqui. Oltre alla lista delle posizioni aperte, però, è necessario chiedere un incontro per fare il punto sulla propria strategia di ricerca» risponde Claudio Sponchioni, ceo di Jobiri, il consulente di carriera virtuale che offre pillole gratuite di formazione per imparare a cercare lavoro. «Sono utili soprattutto se hai competenze molto tecniche e se cerchi piccoli lavori senza eccessiva specializzazione o attività stagionali, dal magazziniere al cameriere».

In questi casi il consiglio prima dell’appuntamento è di preparare la lista di esperienze e titoli, saranno loro ad aiutarti nella candidatura. «Se le tue competenze sono più generiche, la ricerca è più complicata, perché se in ufficio non trovi qualcuno davvero preparato e motivato ad aiutarti rischi di perdere tempo» avverte l’esperto.

L’alternativa che funziona è l’agenzia per il lavoro, che spesso propone percorsi di formazione per aggiornare le competenze e diventare appetibile sul mercato del lavoro. Hai le idee confuse? Affidati a un consulente di carriera: la parcella parte da 70 euro l’ora ma ti garantisce di trovare, prima ancora del lavoro, la giusta motivazione per cercarlo. Trovi un elenco su consulentidicarriera.it.

Non rispondere a tutti gli annunci

Prima di rispondere all’offerta di lavoro di una società, ci sono alcuni aspetti a cui prestare attenzione.

1. Controlla quante volte l’annuncio per il quale ti candidi è stato pubblicato: se l’azienda è costantemente alla ricerca della stessa figura significa che non ha chiare le idee su cosa cerca o ha una politica incapace di trattenere i nuovi talenti.

2. Dai un’occhiata alla sede e agli uffici della società (puoi fare una ricerca online o, nel caso di colloqui in presenza, chiedere un tour nei reparti): spesso dietro siti web e strategie di marketing modernissimi si nascondono spazi deprimenti dove non hai certo voglia di trascorrere 8 ore al giorno.

3. Se l’annuncio è di una grande azienda controlla le recensioni di dipendenti ed ex dipendenti. Le trovi su indeed.com e glassdoor.it. Dicono molto del clima che si respira in ufficio e di quanto i vertici credano nelle potenzialità dei dipendenti.