Ragazza computer carta di credito

I professionisti che aiutano a uscire dai debiti

Può essere colpa di un divorzio, della disoccupazione o delle troppe spese. Per milioni di persone inizia così la spirale del sovraindebitamento. Lo raccontano gli avvocati e i professionisti che ogni giorno sfruttano i big data e si battono in tribunale per tirare queste famiglie fuori dai guai

«Lo sguardo che mi è rimasto dentro è quello di Liliana mentre mi raccontava la sua storia: 40 anni, 4 figli e un divorzio alle spalle. Una donna che non voleva rinunciare al meglio per i suoi ragazzi. Quando è arrivata la batosta e ha perso il lavoro non accettava che smettessero di frequentare la scuola privata. Ma non è più riuscita a pagare le rette e così ha chiesto un prestito. E poi un altro per ripagare il primo. E poi un terzo fin quasi al pignoramento della casa. È così che succede». A raccontare è Cristina Cervantes, professione “riparatrice del debito”. Il suo lavoro consiste nell’aiutare le persone come Liliana a ripagare il dovuto senza sacrifici insostenibili e a ritrovare serenità e dignità. «Sì, è la vergogna che ti spegne dentro: Liliana quando è arrivata da me aveva quello negli occhi. E non posso dimenticare il suo sguardo di immensa gratitudine quando finalmente si è liberata dei debiti».

Chi sono i “riparatori del debito”

Cristina è a capo della nuova filiale italiana della multinazionale Risolvi il tuo debito, la prima in Italia del tipo DebtTech che applica intelligenza artificiale, big data e machine learning per analizzare nei dettagli la storia finanziaria dei debitori e attuare un piano d’uscita. Di “riparatori del debito” oggi in Italia c’è bisogno: secondo i dati del Crif, la società che governa il database del sistema bancario italiano, i cittadini con un mutuo o un prestito sono aumentati del 3,7% rispetto al 2019. Oggi sono il 42,2%. E il rischio, con la perdita dei posti di lavoro, è che molti non riescano più a pagare, finendo nel vortice del sovraindebitamento.

 


Secondo i dati della Consulta nazionale antiusura, già prima della pandemia le famiglie italiane sovraindebitate erano quasi 2 milioni


 

Quando persone come Liliana si trovano davanti all’abisso, magari con casa e stipendio pignorati, non sanno più come fare per tirarsene fuori. « È per situazioni come questa che è nata la figura del “riparatore”. Si tratta di avvocati, commercialisti, ex dipendenti o dirigenti bancari, esperti in materie fiscali e diritto fallimentare» spiega Matteo Arata, avvocato e fondatore dell’Associazione italiana sovraindebitamento. «Non esistono ancora corsi di formazione specifici, i professionisti, spesso uniti in studi e agenzie specializzate, sono poche centinaia in tutta Italia».

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Come si esce dal tunnel dei debiti

I “riparatori del debito” aiutano i cittadini sovraindebitati (ma anche le piccole aziende) a contrattare con i creditori un piano di uscita che possa essere vantaggioso per entrambi. Sono processi complicati, bisogna saper parlare con le banche, gestire pratiche burocratiche complesse. E le uniche vie di uscita possibili per loro sono il “saldo e stralcio” e la procedura prevista dalla legge 3/2012. Nel primo caso, si contratta direttamente con il creditore uno sconto sul debito e si sottoscrive un piano di pagamento. Nel secondo entrano in gioco gli Occ, cioè gli Organismi di composizione della crisi istituiti dalla legge 3/2012 che fanno capo al tribunale.

«Il “saldo e stralcio” è la via migliore quando il debito non supera i 20.000 euro e il creditore è solo uno: spesso preferisce avere meno soldi ma subito piuttosto che avviare lunghi contenziosi» racconta Arata. «La procedura con gli Occ invece si consiglia per debiti molto alti e quando i creditori sono tanti, perché il tribunale può imporre loro di accettare una soluzione unica e sostenibile per la persona in difficoltà. Purché i debiti siano stati contratti inconsapevolmente, cioè non in malafede».

I costi (maggiori per la procedura in tribunale) vengono calcolati in base all’entità del debito e del patrimonio, una parte va ai “riparatori” che guadagnano anche sull’istruzione della pratica, dai 50 ai 300 euro.

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Le cattive abitudini finanziarie da combattere

«Se gli italiani finiscono per sovraindebitarsi è a causa anche di quelle che possono essere definite cattive abitudini finanziarie» continua Cristina Cervantes. «Un eccesso di spese e consumi non necessari e la mancanza di un fondo di emergenza. Si arriva ad accumulare debiti senza quasi rendersene conto, per esempio perché si considerano le carte di credito un’estensione del proprio salario invece che un prestito da restituire, oppure perché non è chiaro il quadro di entrate e uscite. In più, siamo ormai abituati a rateizzare tutto, un po’ perché gli interessi sono bassi, un po’ per il proliferare delle promozioni che fanno leva sulla comodità dell’acquisto a rate. Ma così il campanello d’allarme scatta solo quando l’indebitamento diventa eccessivo, arrivando a superare di 10 volte il proprio reddito mensile».

A rischio quindi non è solo chi fa fatica ad arrivare a fine mese. Tra le persone che bussano allo studio di Matteo Arata ci sono uomini separati con un lavoro fisso. «Magari hanno un ottimo stipendio ma quando si trovano a gestire una casa in più, pagare l’assegno di mantenimento e pretendono di sostenere lo stesso stile di vita, perdono il controllo della situazione» .

E perdere il controllo può significare scivolare dall’essere benestanti al dover confessare la paura di non riuscire più neanche a fare la spesa. «Ricordo una coppia con 4 figli e 240.000 euro di debiti causati dal fallimento dell’azienda di lui» continua l’avvocato. «A lei, infermiera, avevano già pignorato gran parte dello stipendio. Ci abbiamo messo oltre un anno e mezzo per convincere il tribunale: alla fine quell’enorme debito è stato stralciato e si sono impegnati a restituire solo 18.000 euro, mettendo a disposizione le 13esime e 14esime dell’unico stipendio, cioè tutto quello che la famiglia poteva dare senza finire sul lastrico. Con quello stipendio infatti dovevano vivere in 6 a Milano e non avevano alcuna proprietà immobiliare».

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Una vita libera dai debiti

Raggiunta la tranquillità economica le persone rinascono. Di momenti commoventi se ne vivono tanti in questo settore, dove si passa in un attimo dai calcoli matematici alla gestione di situazioni delicate. «Uno degli appuntamenti più emozionanti del mio lavoro è quello della festa che organizziamo per i debitori che sono riusciti a restituire il dovuto» racconta la Cervantes. «È un riconoscimento degli sforzi e del successo nell’aver conquistato una vita libera dai debiti. Ma quella festa è soprattutto per noi, perché in quel momento tocchiamo con mano come il nostro lavoro quotidiano possa cambiare in meglio la vita delle persone, dare una seconda opportunità a chi non vedeva via di uscita, restituire, insieme alla tranquillità finanziaria, un nuovo inizio».


Contro il rischio di finire nelle mani di usurai ed estorsori, ci sono sportelli che informano i cittadini sulle vie legali per uscire dai debiti. Trovi gli indirizzi su difesadelcittadino.it e su associazioneconsumatoricittadiniitaliani.it


 

→ Imposta il tuo reset finanziario

Nel 2020, causa Covid, si è perso quasi 1 milione di posti di lavoro: la mancanza di risparmi messi da parte per le emergenze ha spinto le persone a rivolgersi al credito per far fronte alle spese. E le situazioni a rischio oggi sono aumentate.

«In un momento così complesso tutti noi dovremmo fare un “reset finanziario”, cioè pianificare da zero il proprio bilancio personale o familiare» consiglia Cristina Cervantes. «In pratica, dopo aver tagliato tutte le spese inutili, bisogna suddividere così le proprie uscite: tutti i costi fissi da una parte, e per costi fissi intendo l’affitto, la spesa alimentare, quella per i trasporti e l’istruzione. Tutti quelli variabili dall’altra, cioè abbigliamento, tempo libero e debiti. Poi, calcolatrice alla mano, i fissi non devono superare il 70% delle proprie entrate, quelli variabili il 20%. Il restante 10% deve essere messo da parte per le emergenze. Questa suddivisione, 70-20-10, dovrebbe essere la regola sempre, non solo quando ci si trova in difficoltà perché quel piccolo “10” è la salvezza: basta pensare che chi cinque anni fa ha iniziato a mettere da parte 10 euro alla settimana, oggi ha 2.600 euro per affrontare spese impreviste senza affanni».

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