Sportelli bancomat, cosa cambia davvero dal 1° luglio

Si rincorrono notizie sulla chiusura di sportelli ATM per il prelievo di contanti e sull'aumento di costi. L'esperta chiarisce cosa c'è di vero

Nelle ultime settimane e soprattutto negli ultimi giorni si sono moltiplicate le notizie su alcune novità in arrivo dal 1° luglio, che riguardano i conti correnti e in particolare il prelievo di contanti allo sportello. Viene indicata la data del 1° luglio, a partire dalla quale molti istituti bancari potrebbero ridurre drasticamente i punti ATM o imporre maggiorazioni alle operazioni. Perché? Ma soprattutto, cosa c’è di vero?

Cosa cambia dal 1° luglio?

«È vero che si rincorrono tante voci e notizie sui presunti aumenti dal 1° luglio, ma è importante non generalizzare e soprattutto comprendere effettivamente di cosa si discute, anche per poter amministrare al meglio i proprio rapporti bancari» precisa l’avvocata Raffaella Grisafi, vicepresidente dell’Osservatorio Imprese e Consumi (OIC).

«Partiamo col dire che non esiste un provvedimento normativo o un’iniziativa di Banca d’Italia o altra fonte che stabilisca un obbligo di aumenti. Si tratta, comunque, di iniziative che alcune banche stanno effettivamente attuando in modo autonomo. Premesso che gli aumenti dei costi sono periodici e andrebbero sempre monitorati, la confusione sul presunto blocco degli sportelli è nata dal fatto che singoli istituti hanno dismesso il servizio ATM, cioè la possibilità di prelevare allo sportello» aggiunge l’esperta.

Quanto costa prelevare da sportello?

La domanda si pone proprio in vista dei cambiamenti annunciati da alcuni istituti. Secondo un’indagine di SOStariffe.it, di fronte a una possibile tendenza che spinge sempre più verso l’utilizzo delle carte o altri strumenti digital come metodi principali di pagamento, emerge che le banche online sarebbero più convenienti di quelle tradizionali. Il divario è differente a seconda dei servizi: per esempio, se il prelievo con carta di debito (bancomat) dal proprio sportello è sempre gratuito, quello con carta di credito prevede in media una commissione del 4% con le banche tradizionali e del 3,8% con quelle online. Queste ultime risultano molto più convenienti, però, in caso di prelievo ATM da altra banca: con le tradizionali può costare l’1,83% di sovrapprezzo, con quelle online solo lo 0,49% se dal bancomat. Con la carta di credito la commissione resta dell’1,83% per gli istituti “fisici” e dello 0,89% per quelli internet, con prelievi inferiori ai 100 euro.

Quanto alle spese annuali, il maggior divario riguarda il costo della carta di credito, che le banche tradizionali fanno pagare mediamente 45 euro, contro i 23,33 di quelle online.

Diminuiranno gli sportelli ATM?

«In parte sì. Un processo di diminuzione degli sportelli è stato avviato da anni da parte del sistema bancario e l’avvento della digitalizzazione nei servizi bancari sta accelerando il passaggio ad altre forme di erogazione dei servizi» precisa l’avvocato, che però sgombra il campo dagli equivoci: «Insomma, immaginare che dal 1° luglio tutte le banche dismettano gli ATM improvvisamente è fantascienza. Non dimentichiamo, però, che l’ATM è un servizio previsto nel contratto stipulato con la banca e a cui il cliente ha diritto. L’utente, quindi, può decidere di cambiare banca se la sua non è più in grado di assicurare questo servizio. Ciascuno dovrebbe valutare l’opportunità di cambiare banca, se ritiene che sia un servizio importante e necessario per sé».

Costerà di più prelevare?

«Le commissioni su prelievo presso altri ATM sono sempre esistite ed è vero che vi sono all’orizzonte delle modifiche, ma sono ancora in fase di analisi e monitoraggio anche in relazione ai ritocchi nei costi che il sistema interbancario applicherà: il sistema dei pagamenti ha un’architettura complessa e i costi dipendono dalle decisioni di più operatori, non semplicemente dalle banche» chiarisce Grisafi.

Perché si cambia?

«Perché il sistema tende in generale a ridurre la circolazione del contante a favore della moneta elettronica e altre forme di pagamento digitale e perché le strategie economiche delle banche, come avvenuto in Europa, anche in un’ottica di razionalizzazione dei costi, vanno verso un ridimensionamento delle sedi e dei servizi fisici» spiega l’esperta dell’Osservatorio Imprese e Consumi (OIC).

Niente allarmismi, però: «Ogni novità o decisione deve comunque rispettare i diritti dei consumatori e gli obblighi contrattuali e sicuramente le scelte della politica e della vigilanza in campo dei pagamenti devono rimanere “con i piedi per terra”». I servizi base per i consumatori, quindi, non scompariranno. Ma gli utenti come possono regolarsi?

Quali consigli per gli utenti?

«Innanzitutto consiglio di informarsi e verificare come il proprio istituto bancario stia agendo e quindi, ad esempio, se abbia diminuito gli sportelli ATM, magari nella propria zona di riferimento. In vista di possibili rincari è importante monitorare i costi e verificare che non vi siano aumenti delle commissioni sui prelievi che rendano meno vantaggioso il proprio conto corrente – suggerisce Grisafi – Attenzione: l’aumento dei costi è sempre contenuto in una comunicazione che cita l’art. 118 del TUB (Testo Unico Bancario) e deve rispettare determinati requisiti di forma e sostanza».

È, però, importante non “subire” le decisioni della banca, che è «una controparte contrattuale e il cliente ha il diritto di accettare o meno le modifiche e soprattutto la relazione deve essere bilanciata. Non bisogna mai sentirsi la parte inferiore e debole, ma imparare a rivendicare i propri diritti».

Cambiare banca è gratis?

Un consiglio che a volte si sembra scontrarsi con la realtà dei fatti, ma l’esperta ricorda: «In Italia il cambio banca è un diritto chiamato “portabilità” e deve svolgersi gratuitamente e velocemente. In particolare il cambio di istituto bancario per legge deve essere accordato dalla banca iniziale e deve avvenire entro 12 giorni. Permette di trasferire tutti i depositi presso un nuovo istituto ritenuto migliore dal consumatore» precisa Grisafi che è anche vicepresidente di Consumer Italia.

Infine, «consiglierei di verificare se si possiedono i requisiti per richiedere il Conto Corrente di base gratuito: è anch’esso un diritto, previsto per chi ha un Isee inferiore a 11.600 euro» conclude l’esperta.

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