Godersi la vita da pensionati all’estero? Sono ormai centinaia di migliaia gli italiani che fanno questa scelta. E si trasferiscono in Portogallo, Tunisia, Sudamerica ed Europa dell’Est, attirati dal costo della vita più basso, dalla convenienza fiscale o da entrambi i fattori.

Il fenomeno, che coinvolge sin dagli anni ’70 gli anziani tedeschi e inglesi, da noi è esploso dopo la crisi del 2008: un lasso di tempo sufficiente, tuttavia, perché i diversi governi succedutisi a Roma fiutassero il trend e provassero in qualche modo a frenare la “fuga”. Prima ipotizzando sgravi per gli over 65, anche stranieri, che sceglievano di stabilirsi nel Mezzogiorno (era un emendamento alla Legge di Bilancio del 2018, mai passato), poi minacciando un prelievo extra sugli assegni pensionistici percepiti all’estero (idea ventilata dagli esecutivi Monti, Letta e Gentiloni, ma sempre rientrata), infine aumentando le tasse sulle proprietà sfitte di chi espatria (vedi box sotto su “L’Imu per chi emigra”). Per il momento, però, l’esodo non si ferma. Anzi cresce.

All’estero il potere d’acquisto si moltiplica

Oggi sono 388.000 gli italiani che percepiscono una pensione Inps ma risiedono all’estero. La gran parte dei trattamenti ha un importo tra 100 e 200 euro: vanno ai circa 200.000 emigranti di vecchia data sparsi tra Canada, Usa, Germania e Svizzera, che da noi hanno versato contributi minimi. Sono alcune decine di migliaia, invece, i “Paperoni” o aspiranti tali volati oltreconfine dopo aver maturato in Italia i requisiti, in modo da sfruttare una possibilità assolutamente legale.

In Spagna l’assegno può “valere” fino al 20% in più. In Tunisia per una visita medica specialistica si spendono 15 euro. In Ecuador i pensionati viaggiano gratis

«Gli ex lavoratori privati che risiedono all’estero possono ottenere la pensione italiana al lordo, cioè per intero, e farsela tassare nel Paese in cui hanno deciso di trasferirsi» spiega Michela Scafetta, avvocato e referente legale di una delle agenzie che aiutano i pensionati a compiere questa scelta, sostenendoli nelle questioni burocratiche (madreinitaly.info). «Da noi le pensioni sono tassate come reddito da lavoro, quindi con aliquota piena, dal 23% al 43%, mentre altrove sono esentasse o godono di prelievo agevolato».

Per esempio, in Portogallo l’assegno lordo italiano è esentasse, anche se è in discussione il varo dal 2021 di un’aliquota del 10%. Anche in questo scenario, comunque, un mensile da 1.300 euro netti si trasformerebbe, a Lisbona e dintorni, in poco meno di 1.800. Tra le mete fiscalmente più leggere ci sono poi Bulgaria (10%) e Tunisia (20%).

Ma anche quando il carico fiscale è simile al nostro, fatti i conti resta un vantaggio del 10%-20% dovuto al minor costo della vita. È il caso della Spagna (le Canarie sono l’approdo più gettonato di tutti i pensionati europei) o dell’Ecuador (che agli over 65 stranieri offre trasporti gratuiti e una card servizi con sconti su cinema, ristoranti, taxi e persino farmacie). «Chi in Italia ha la pensione minima fatica ad arrivare a fine mese, mentre in altri Paesi vede moltiplicare il potere d’acquisto. Ma va all’estero anche chi percepisce assegni da 3.000 euro, perché altrove finiscono per valerne fino a 5.000» nota Scafetta.

All’estero il livello dei servizi è alto

Ma come si fa a tentare davvero il salto? «Gli obblighi principali sono iscriversi all’Aire, il Registro degli italiani all’estero, passare nel nuovo Paese di residenza almeno 183 giorni l’anno, anche non continuativi, e aprire un conto corrente locale su cui ricevere il denaro» dice l’avvocato Scafetta. Avvertenza: questa possibilità è finora esclusa per i lavoratori pubblici, anche se a breve la Corte dei Conti dovrà pronunciarsi sulla disparità, a seguito di un ricorso presentato da un’associazione.

Ma chi sono quelli che partono? E perché poi restano all’estero? «Le storie individuali sono molto diverse. Si trasferiscono sia coppie sia single, come per esempio nell’Est europeo, dove molti uomini sperano anche di trovare una compagnia femminile» racconta Rosario Fazio, titolare dell’agenzia specializzata vadovia.it. «L’input iniziale è sempre economico. Poi in tanti si innamorano dello stile di vita, del clima, e soprattutto rimangono sorpresi dal livello dei servizi di luoghi che consideravano arretrati. Per esempio in Tunisia, nelle città più frequentate da stranieri come Hammamet o Sousse, con 10-15 euro si fa una visita specialistica, praticamente senza attesa, e con medici preparati, molti dei quali si sono formati in Francia». Ma, prima di partire, serve accortezza. «Conviene concedersi vacanze e soggiorni, anche prolungati, nel Paese scelto. E non bisogna mai affidarsi ad agenzie o intermediari scovati in Rete che chiedono soldi in anticipo» conclude Fazio.

RITORNA L’IMU PER CHI EMIGRA

Felici all’estero, un po’ meno in patria. Dall’inizio di quest’anno non è più esentasse l’abitazione italiana registrata come “prima casa” dei pensionati che vivono all’estero, i quali fino al 2019 godevano di questo sconto fiscale, a patto che l’abitazione fosse sfitta. È un effetto dell’ultima Legge di Bilancio che ha accorpato Imu e Tasi, secondo la quale entro giugno di quest’anno i Comuni dovranno decidere l’aliquota della nuova Imu.