Un uomo e sua moglie nella loro piscina privata

La crisi idrica è anche colpa dei ricchi: ecco perché

La crisi idrica preoccupa tutto il mondo. Le cause sono l'aumento della siccità e della popolazione. Ma, secondo uno studio, anche i ricchi hanno le loro colpe

Dagli Stati Uniti all’Iran, dall’India al Sudafrica, fino in Europa: la scarsità d’acqua sta diventando una preoccupazione sempre maggiore. Soprattutto nelle città. Quando le riserve si esauriscono, tendiamo a incolpare due cose: l’aumento della siccità provocato dai cambiamenti climatici e la crescita della popolazione, che esercita una maggiore pressione sulle risorse locali. Uno studio pubblicato sulla rivista Nature Sustainability sostiene che, però, stiamo trascurando un altro fattore chiave della carenza idrica urbana: i ricchi. I ricercatori di diverse università europee sostengono che, riempiendo le piscine e mantenendo i prati verdi, i residenti con il reddito più elevato contribuiscono direttamente alle carenze che impediscono ai più poveri di bere, lavarsi e cucinare. Affrontare questa iniquità potrebbe essere il modo più semplice per limitare le crisi future.

Quando Cape Town stava per raggiungere il “Day Zero”

Lo studio si è concentrato su Cape Town, una città famosa per essere vicina alla catastrofe idrica. Nel 2017, in mezzo a una grave siccità, i funzionari hanno annunciato che si stava avvicinando un “Day Zero”: i serbatoi si sarebbero prosciugati così tanto che i rubinetti dei residenti avrebbero dovuto essere chiusi. L’intera città si è mobilitata con successo per evitarlo, lanciando uno sforzo tardivo per riparare i tubi a lungo trascurati, che si pensava perdessero fino a un terzo dell’acqua della città. Altrettanto importante è stata un’aggressiva campagna di informazione pubblica e regole che limitavano l’uso di acqua a 13 litri al giorno per persona.

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Crisi idrica: i ricchi consumano più acqua

Anche se il “Day Zero” è stato sventato, Cape Town rimane sotto stress idrico. I funzionari temono che l’incombente crescita della popolazione e il peggioramento delle condizioni climatiche possano provocare ulteriori problemi nei prossimi anni. Tuttavia, secondo il nuovo studio la minaccia più immediata per la città potrebbero essere i suoi residenti più ricchi. Utilizzando un modello per stimare l’utilizzo dell’acqua di cinque diversi gruppi socioeconomici, i ricercatori hanno scoperto che le famiglie d’élite e a reddito medio-alto, che costituiscono meno del 14 per cento delle famiglie della città, consumano il 51 per cento dell’acqua. Al contrario, i redditi più bassi e le famiglie normali, che costituiscono il 62 per cento del totale, consumano solo il 27 per cento.

Troppo spreco di acqua per prati e piscine

I diversi gruppi usano l’acqua per motivi diversi. Circa due terzi dell’acqua utilizzata dalle élite è destinata a scopi “non vitali”, come l’irrigazione di giardini residenziali e il riempimento di piscine. Nel frattempo, le famiglie nelle fasce di reddito più basse utilizzano praticamente tutta la loro acqua per attività essenziali come lavarsi e bere.

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Crisi idrica: i ricchi costruiscono pozzi privati

La siccità ha anche creato una tendenza preoccupante per il futuro. Oltre a poter pagare le tariffe più elevate e le multe per l’uso eccessivo dell’acqua pubblica, molte famiglie più ricche si sono anche mosse per stabilire fonti d’acqua private, come realizzare pozzi nelle loro proprietà o costruire dispositivi per la raccolta dell’acqua piovana. I ricercatori affermano che ciò significa che queste persone non solo esercitano una pressione insostenibile sui bacini idrici pubblici, ma potrebbero anche esaurire le fonti di acque sotterranee nell’area in cui vivono.

Crisi idrica: servono modi più equi per condividere le risorse

Poiché i cambiamenti climatico rendono le siccità più frequenti e intense, alcune città stanno già sperimentando modi per imporre un uso più equo dell’acqua. L’anno scorso a Los Angeles, ad esempio, quando le multe non sono riuscite a impedire ai residenti facoltosi di utilizzare quantità eccessive, i funzionari locali hanno iniziato a installare “limitatori di flusso” nei tubi che servono le case incriminate. Più governi potrebbero essere costretti a prendere in considerazione tali misure in futuro. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato a marzo, si prevede che fino a 2,4 miliardi di residenti in città dovranno affrontare la scarsità d’acqua, rispetto a circa un miliardo di oggi. Bisogna correre ai ripari, sviluppando modi più equi di condividere l’acqua nelle città.

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