cibo e cambiamento climatico

Ecco i cibi che rischiano di sparire a causa dei cambiamenti climatici

I cambiamenti climatici hanno un impatto enorme sulle nostre vite, anche se tendiamo a sottovalutarli: ecco quali sono i cibi che amiamo che potrebbero sparire proprio per colpa del cambiamento climatico

Come influiscono i cambiamenti climatici sulle vostre vite? In tanti sarete forse portati a rispondere “non molto”. Questo perché il climate change viene spesso percepito come un problema che non riguarda la propria quotidianità, ma questo non è vero. Alcuni dei loro effetti sono già tra noi. Vi sono aree infatti che stanno rischiando addirittura di sparire e non sono le sole. Pensate che i cambiamenti climatici in un futuro non molto lontano potranno incidere, ad esempio, sulle abitudini alimentari.

Siccità, eventi meteorologici estremi e aumento delle temperature metteranno infatti in pericolo la produzione di alcun degli alimenti più amati. A cosa dovremo rinunciare?

In questo articolo vi portiamo alla scoperta dei cibi e delle bevande a cui saremo costretti a dire addio se non iniziamo a prenderci concretamente cura del Pianeta in cui viviamo.

Mais, riso e grano

I tre cereali sono alla base della dieta alimentare di oltre la metà della popolazione mondiale, ma si rischia di perderli a causa dei cambiamenti climatici.  Secondo i dati (2019) del World Economic Forum siccità e alluvioni ne comprometteranno la produzione, a fronte però di un aumento della domanda del 33% nel 2050.

Quindi se non si farà attenzione potremo essere costretti a rinunciare al nostro tanto amato piatto di pasta, se il grano dovesse scomparire, o al pop-corn davanti ad un bel film, se dovessimo dire addio al mais, e il nostro palato potrebbe non essere più deliziato da un buonissimo risotto alla milanese. Al di là dei gusti e delle battute, potrebbe essere un serio problema per l’alimentazione di milioni di persone.

Il cioccolato

Per i più golosi questa notizia sarà sconvolgente, ma tra le prelibatezze che rischiano di scomparire c’è il cioccolato. Si stima che entro la metà del secolo questo alimento potrebbe diventare un cibo raro e prezioso destinato solo a pochi che potranno permettersi di acquistarlo. La causa? Il riscaldamento globale. Oggi le più importanti e produttive coltivazioni della pianta del cacao sono situate in Ghana e in Costa d’Avorio, a causa dell’aumento delle temperature vi è il concreto pericolo che i terreni, in questi luoghi, non siano più in grado di coltivare e far crescere questa pianta e la sua preziosa fava che andrà quindi pian piano scomparendo.

I più si dovranno quindi accontentare di prodotti industriali venduti come cioccolato, ma dove di cacao vi sarà una bassissima percentuale, sostituito da surrogati, come olii, zucchero o frutta secca, poco salutari per il nostro organismo e che sicuramente non hanno le tante proprietà benefiche di quello che gli Aztechi definirono “il cibo degli Dei”.

Miele

Dopo i pesticidi sono i cambiamenti climatici uno dei più gravi pericoli per la sopravvivenza delle api che sono oramai una specie a rischio estinzione.  Caos climatico, forti piogge, aumento delle temperature hanno infatti contribuito in modo significativo a ridurre la loro popolazione con la conseguenza che se le cose non muteranno dovremmo dire addio anche al meraviglioso nettare da loro prodotto: il miele. Un alimento per l’uomo importantissimo grazie alle sue note proprietà che ne fanno un fedele alleato per la difesa della nostra salute.

Pensate che solo nel 2020 in alcune zone d’Italia si è registrata una riduzione della produzione del 70-80% (dati report Osservatorio nazionale miele) a conferma di una diminuzione di prodotto che oramai si verifica costantemente da anni.

Ma i danni non si fermano qui, perché questi insetti rivestono anche un ruolo fondamentale come impollinatori, dalla cui attività dipende oltre il 70% della produzione agricola mondiale, quindi gran parte del cibo che partiamo sulle nostre tavole.

Arance, mele, zucche, pomodori, meloni sono solo alcune delle delizie che nascono grazie al loro all’instancabile lavoro e che rischiamo di perdere.

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Caffè

Cosa c’è di più piacevole al mattino se non gustarsi un buon caffè in modo da affrontare con la giusta energia il resto della giornata? Oppure quante volte per spezzare la routine vi siete concessi una pausa sorseggiando questa bevanda? Momenti a cui ben presto purtroppo potremmo essere costretti a rinunciare, perché? Anche il chicco di caffè rischia di scomparire, soprattutto la qualità arabica che mal tollera l’instabilità del clima, con la conseguenza che la sua coltivazione nel mondo è sempre più difficile e costosa.

Siete pronti a vivere senza caffè?

Vino

Tornare a casa dopo una lunga giornata, aprire una bottiglia di vino e gustarsi un sorso della sua bontà potrebbe non essere più possibile se non iniziamo a rispettare il Pianeta. Questo perché il clima “impazzito” incide anche sulla sua produzione. Già oggi si assiste a vendemmie sempre più anticipate e al fenomeno della migrazione dei vigneti a quote più elevate o verso nord, ma questo è solo l’inizio.

Un recente studio dell’l’Institut National de la Recherche Agronomique (Inra) “La diversità protegge le regioni vinicole dalle perdite dovute al cambiamento climatico” mette nero su bianco il fatto che il 56 % delle regioni vitivinicole nel mondo potrebbero scomparire a seguito di un aumento della temperatura di 2 gradi centigradi entro il 2050.

E tutti dovremmo rinunciare ad un buon merlot, ad un aperitivo a base di prosecco o ad un fresco chardonnay.

Birra

Cattive notizie anche per i cultori della birra, la bevanda alcolica più bevuta al mondo. A causa della siccità e dell’aumento delle temperature la raccolta di orzo, il suo principale ingrediente, si ridurrà in modo sostanziale, con la conseguenza che questa bevanda diventerà sempre più scarsa e quindi, come abbiamo già avuto modo di vedere per altri prodotti alimentari, più costosa.

A confermarlo anche una ricerca realizzata nel 2018 da un team di scienziati di Cina, Regno Unito e USA e pubblicato sulla rivista Nature Plants che ha evidenziato che se il livello di emissioni inquinanti non scenderà, il mondo perderà il 17 % di tutto il suo raccolto di orzo con alcune regioni che potrebbero perderne quasi metà.

Con buona pace della pizza e birra del sabato sera.

Fragole, ciliegie, pesche, albicocche e prugne

Stiamo parlando dei frutti più amati da grandi e piccini, la cui produzione è sempre più compromessa a causa del susseguirsi di eventi meteo estremi e clima instabile.

Sono infatti prodotti estremante delicati che richiedono per crescere e maturare condizioni meteorologiche e temperature costanti che poco si conciliano con la crisi climatica che il Pianeta sta vivendo.

Nel caso specifico delle ciliegie, ad esempio, le gelate tardive primaverili ne possono compromettere la fioritura, così come sono pericolose le abbondanti piogge, nel periodo vicino alla raccolta, e che possono provocare la spaccatura dei frutti. Stessa cosa per la grandine che, se sopraggiunge nel momento sbagliato, può comportare il venir meno di una parte sostanziale del raccolto.

Una perdita inestimabile per il palato.

Sciroppo d’acero

Come ci insegnano ore e ore di telefilm americani guardati in tv, lo sciroppo d’acero è la guarnizione per eccellenza di un waffle o pancake American style. Anche questo prodotto rischia, però, di scomparire sotto la scure della crisi climatica, perché?

Si tratta di un liquido zuccherino, prodotto tra Canada e Nord degli Stati Uniti, realizzato con la linfa dell’acero nero che viene spinta fuori dalla corteccia dell’albero grazie alla pressione provocata dal cambiamento di temperatura tra giorno e notte.

Proprio a causa di questa delicatissima procedura, legata ad uno sbalzo termico, si teme che un eventuale innalzamento delle temperature in queste zone potrebbe far sì che gli alberi non siano più in grado di attivare il processo necessario a produrre la linfa, costringendo l’umanità a far ameno di questa prelibatezza.

Un vero peccato per gli amanti del brunch domenicale.

Burro d’arachidi

E come lo sciroppo d’acero potrebbe scomparire anche il burro d’arachidi, un altro cibo simbolo dell’alimentazione d’oltre oceano.

La coltura delle arachidi richiede infatti un clima stabile per dare i suoi frutti. Con poca pioggia la pianta potrebbe non germogliare, al contrario piogge abbondanti potrebbero far ammuffire il legume. Anche le alte temperature hanno effetti devastanti sulla sua produzione potendo i germogli bruciarsi o non crescere abbastanza. Tutte queste esigenze fanno delle arachidi un legume difficile da coltivare nell’era del climate change soprattutto in America Latina, suo maggiore produttore.

La crema al burro di arachidi potrebbe quindi ben presto essere difficile da trovare e da prodursi costringendo il popolo americano a rinunciare al loro famoso panino realizzato con questo composto spalmabile. Voi lo avete mai provato? Forse è il caso di farlo prima che sia troppo tardi.

Nulla però, ad oggi, è ancora perduto. La buona notizia è che siamo ancora in tempo per agire e che tutti possono dare il proprio contributo contro la crisi climatica. Come afferma Greta Thunberg “nessuno è troppo piccolo per fare la differenza”, quindi tutti possiamo fare qualcosa per aiutare il Pianta con la ricompensa di avere ancora la possibilità di mangiare tutti questi cibi deliziosi.

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