Se fosse un animale, Francesca Michielin vorrebbe essere un lupo, «perché quando soffre non condivide il dolore, sta da solo, ma quando sta bene ha il branco». Se fosse un albero, sarebbe il suo ciliegio, quello che vede dalla finestra da quando è nata. «È lui a scandirmi le stagioni. La sua fioritura dura molto poco, come quei momenti in cui vorresti afferrare qualcosa e ti sembra di non farcela. È poetico. E poi mi dà le ciliegie e io mi nutro di ciliegie».

Eccola qua Francesca Michielin: 27 anni, determinata e combattiva come un lupo, delicata e resistente come un ciliegio in fiore. Artista dai tanti talenti, professionista serissima, donna impegnata. Complessa, consapevole e fiera di esserlo. In redazione abbiamo pensato subito a lei quando si è trattato di dare un volto e una voce al nostro numero speciale dedicato al rispetto che dovremmo alla natura noi terrestri, come ci chiama lei in Effetto Terra, la trasmissione che conduce su Sky Nature la domenica alle 21.15.

Francesca Michielin sul set di Donna Moderna

Studio OIL
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– Kimono jacquard di seta e cotone Pierre-Louis Mascia.

Il kimono è di tessuto certificato Oeko-Tex® Standard 100, privo di sostanze chimiche nocive. L’azienda ha anche obiettivi di sostenibilità sociale e ambientale (pierrelouismascia.com).

Studio OIL
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– Pigiama di broccato devoré Orocrudo.

Il tailleur pigiama è ispirato a principi di upcycling (su Instagram, @orocrudo).

Studio OIL
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– Abito di seta con onde tagliate al vivo
Tiziano Guardini.

Per la seta dell’abito blu i bachi non vengono uccisi: si aspetta che diventino farfalle (tizianoguardini.com).

Studio OIL
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– Blazer MVP Wardrobe.

Per la giacca, solo tessuti bio e fibre riciclate (mvpwardrobe.com).

Studio OIL
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– Abito vintage anni ’30 di raso con inserti di pizzo rebrodé 1920.

Il brand di abiti da sposa propone capi vintage
e riproduzioni su misura (1920s.it).

Studio OIL
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– Giacca tartan di lana vergine e cotone, T-shirt di cotone organico e collana di perle, tutto Vivienne Westwood.

Rispetto per i diritti umani e impatto ambientale ridotto ispirano la produzione di Vivienne Westwood.

Studio OIL
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– Blazer sartoriale di lana vergine 100% Bennu.

Un blazer invenduto viene trasformato dalla Sartoria Sociale di Fondazione Archè Milano (bennuofficial.it).

Guarda il video del backstage:

Francesca Michielin: l’intervista

Da dove nasce questo progetto?
«Da un interesse per l’ambiente che io ho da sempre. Nel 2017 ho collaborato con Treedom: ogni 200mila streaming della mia canzone 2640 veniva piantato un albero (è arrivata a 363, ndr). Dal 2015 faccio dischi in digipack, senza usare plastica. Cerco di essere molto attenta all’impatto dei miei tour. Sono tutte decisioni che mi vengono spontanee perché io arrivo da una famiglia dove la cultura ambientalista è sempre stata di casa. Da noi non si spreca, non si butta, da noi si riutilizza, si ricicla. Mia madre è una pioniera degli acquisti sfusi, lo fa da anni, e mi ha ispirata. E poi sono nata a Bassano del Grappa, una cittadina sul fiume protetta dalle montagne, dove la natura è lì, presente».

Il suo programma ha seguito il protocollo Albert, che certifica una produzione a basso impatto ambientale: cosa significa?
«Che non abbiamo sprecato cibo (quanti “cestini” del catering ho visto buttare perché ne vengono ordinati troppi), spesso i pasti erano vegani. Niente bottigliette di plastica, ma una borraccia consegnata a ogni persona dello staff da riutilizzare per tutto il tempo della produzione. Posate e bicchieri biodegradabili. Abbiamo cercato di viaggiare in treno invece che auto o aereo. E anche i miei abiti e il mio trucco erano sostenibili».

La lezione numero 1 che ha imparato da Effetto Terra?
«Che non possiamo essere perfetti. Che rendersi conto di essere terrestri imperfetti è più importante che essere intransigenti e radicali, una posizione che non sempre serve. Chi rivolta le proprie abitudini come un calzino, chi fa scelte troppo drastiche poi rischia di trovarsi sopraffatto dalla difficoltà. Dovremmo procedere per gradi e anche saper tornare sui nostri passi, quando è il caso».

E quale messaggio vorrebbe fare arrivare al pubblico?
«Che ogni gesto serve. Abbiamo affrontato tanti argomenti anche sorprendenti (come quello dell’impatto ambientale della moda o della produzione cosmetica) per raccontare come nella quotidianità si possono compiere tanti piccoli atti che alla fine hanno un impatto positivo. Faccio un esempio: non tutti possono diventare vegani. Ma tenere un diario alimentare aiuta a rendersi conto di quante “risorse animali” abbiamo consumato e decidere quali sostituire con un’alternativa più sostenibile».

Lei è vegana?
«Vegetariana imperfetta. Cioè di mio non consumo carne né pesce. Ma se sono ospite e me li trovo davanti, li mangio. Come capita quando vado a pranzo da mia nonna: se mi prepara l’arrosto non mi sogno di sprecare la mia porzione».

Nella sua trasmissione ho notato un’assenza: i maschi.
«Non era stata programmata all’inizio, ma a mano a mano che strutturavamo le puntate ci siamo accorte che avevamo intervistato solo donne di scienza. Ce ne sono così tante e così brave. A quel punto quella che era stata una scelta spontanea è diventata anche politica e abbiamo deciso di dare loro lo spazio che di solito non viene concesso».

Alla fine di ogni puntata, la filosofa Maura Gancitano spiega il significato di una parola. Quale le è piaciuta di più?
«Complessità. Perché siamo umani, quindi pieni di moltitudini, contraddittori e, di nuovo, imperfetti. Sapere che siamo complessi ci fa capire che non siamo definiti una volta per tutte. E questo ci spinge al confronto, apre la porta all’empatia, alla convivenza».

Ha qualche figura di riferimento quando pensa al suo impegno da attivista?
«Tante e diverse. C’è anche Carlotta Perego di Cucina Botanica perché si occupa di alimentazione con un approccio sereno, non giudicante. E in più dà ricette deliziose. Lo so perché le cucino sempre».

Le faccio un elenco: lei è musicista, canta, suona, a Sanremo ha diretto la canzone di Emma Marrone, ha appena pubblicato un romanzo (Il cuore è un organo, Mondadori) e il mese scorso si è laureata in canto jazz. Adesso mi dica: come fa a fare tutto?
«Mah, io non so se riesco a fare tutto. Spesso ho dei cedimenti (lo dice sorridendo, per fortuna, ndr). E poi non è che faccio tante cose, è che sto raccogliendo quello che ho seminato nei miei 10 anni di lavoro. Però l’ho detto a tutti: voglio che il mio raccolto sia una festa, che per questo decennale ogni mese mi porti qualcosa da festeggiare, sia Sanremo, la trasmissione o l’uscita del libro».

Perché ha scritto un libro?
«Perché mi piacciono le storie. E ora si tende a parlare solo di sé: sui social è questo che si fa. Ma le storie ci fanno perdere e ritrovare, uscire da noi stessi e poi tornare più ricchi. E ne ho raccontata una».

E perché ha preso una laurea in canto jazz?
«Ma non lo so neanch’io! A pensarci: jazz perché è un territorio di grande sperimentazione. E canto perché lo faccio da anni, volevo studiare un linguaggio diverso. E scoprire nuove sfumature della mia voce».

Sa che lei mi fa pensare alla Principessa Mononoke, la giovane guerriera arrabbiatissima del film di Miyazaki, che combatte per proteggere la natura?
«È il mio film preferito. Anch’io sono giovane, guerriera e arrabbiata. E come me e Mononoke, lo è la mia generazione. La lotta è il leitmotiv delle nostre vite. In Italia, abbiamo il gender gap fra i più alti d’Europa. Nel mondo le risorse sono state sprecate dalla generazione precedente. Viviamo nella precarietà. Quando mi chiedono “come ti immagini i tuoi prossimi 10 anni?” non sono in grado di rispondere. E non vedere un futuro è tragico per i giovani».

Francesca Michielin per Donna Moderna

Però non siete rassegnati, siete impegnati. Forse avete avuto la possibilità di esprimervi.
«Sicuramente nel mio caso sì: i miei mi hanno sempre lasciata libera di scegliere. Non ho mai sentito pressione negativa da parte loro. Anzi, l’altro giorno ho ringraziato mio papà: appartiene a un’altra generazione, ma si sforza sempre di capire come va il mondo adesso. Mi ascolta, cosa che apprezzo molto. Si tiene costantemente informato. Lo sto facendo anch’io in questo momento con la guerra in Ucraina. Cerco di avere informazioni più approfondite possibile e, invece che esprimere opinioni, sto cercando di darmi da fare con le tante associazioni della zona, e non solo, che organizzano ospitalità e aiuti».

Ci fa un regalo? Una canzone che le dà speranza.
«Hold on degli Alabama Shakes. Sogno di farne una cover in tour. È un invito a resistere. Resistete, donne. E resisti tu, Terra. Siamo qui, ti stiamo sfruttando. Non dovremmo darti per scontata».


«La mia generazione è guerriera e arrabbiata: non può immaginarsi il futuro. Ma si deve resistere»


Servizio di Cristina Nava – foto di Studio OIL – intervista di Alessandra Cipelli

Make up Daniela Zeqo.
Hairstyle Angelo Rosa Uliana.
Allestimento floreale Manifesto Flowers (manifestoflowers.com)