Camila Raznovich per Donna Moderna
Camila Raznovich, 47 anni

Camila Raznovich: «Vi racconto la mia vita green»

Sempre in bilico tra viaggi e nuove sfide, Camila Raznovich, la conduttrice di Kilimangiaro, ci presenta il suo mondo. Fatto di fughe nel verde e di musica (anche per le piante), di shopping vintage e di riciclo. Come regola di casa, ma anche come gesto d’amore

Per quanto il pendolarismo tra Roma, Milano e Parigi (dove risiede il marito, il manager francese Loic Fleury, ndr) non sembri esattamente uno stile di vita ecologico (se non altro per il numero di aerei che contempla), la conduttrice Camila Raznovich, 47 anni, dal 17 ottobre di nuovo alla guida di Kilimangiaro su Rai3, ha un’anima green. Perché è attenta all’ambiente, renitente al consumismo e cintura nera di differenziata. D’altra parte, cosa aspettarsi da chi ha chiamato le figlie Viola e Sole? Camila è “naturalmente” la persona giusta per parlarci di ambiente.

Camila Raznovich è anche la protagonista del servizio di moda del numero speciale di Donna Moderna in edicola il 14 ottobre 2021. Guarda la gallery:

Davide Nova
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– Mantella di lana con profili di ecopelle, tasche e revers (Beatrice .b, 375 euro, tg. unica). Maglia di cashmere e seta (Peserico, 319 euro, tg. 38-44). Pantaloni di velluto a coste (Justmine, 120 euro, tg. XS-XL). Boots Ash.

Davide Nova
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– Mantella di seta rigenerata 100% con fodera floreale (Mantero 1902, 850 euro, tg. unica). Abito senza maniche, svasato all’orlo, in crêpe di lana (Crida, 610 euro, tg. 40-46). Stivali Manila Grace.

Davide Nova
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– Cappotto in panno di misto lana sfumato con bottoni in vita e cintura (Twinset Milano, 488 euro, tg. 38-50). Stivali Manila Grace. Gioielli Morellato.

CASTAGNA, MIELE, NOCCIOLA, PRUGNA. LA PALETTE NELLE TINTE CALDE E SOFFICI È IN SINTONIA CON LA NATURA. E SOPRATTUTTO CON L’AUTUNNO


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– Miniabito di lana percorso da piccole ruches verticali davanti e lungo le maniche (Jijil, 229 euro, tg. 38-44).

Davide Nova
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– Abito lungo in pizzo di lana con arricciatura in vita e scollo a V (Flavia Padovan, 380 euro, tg. I-II). Cappello Borsalino. Stivali Manila Grace. Gioielli Morellato.

L’ABITO IN PIZZO DI LANA DI GIORNO VA CON CAPPOTTONI E STIVALI DI CUOIO. DI SERA SOTTO MANTELLE DA FIABA. alle CERIMONIe CON SCARPE FLAT E CORONCINA TRA I CAPELLI. STILE, RICICLO, RISPARMIO

Davide Nova
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– Cappotto corto in panno di lana tagliato al vivo chiuso da bottoni automatici, con ampio cappuccio, tasche oblique e cintura in vita (Carla Ferroni, 150 euro, tg. S-XL).

Dopo il lockdown sei andata in Grecia per ritrovare il contatto con la natura. Quanto è importante per te?
«È fondamentale. Quando sono stressata, ho bisogno di stare sola e lontano dalla civiltà. Ho vissuto in megalopoli, da New York a Londra, e per me la città è lavoro, socialità. Ma per ricaricarmi ho bisogno della natura e, nei rari momenti in cui non lavoro e non sono in viaggio, mi rifugio nella mia casa nell’Oltrepò pavese».

Cosa hai imparato da Kilimangiaro?
«Tantissimo! A cominciare dal fatto che le piante hanno le radici che comunicano tra di loro. Il botanico Stefano Mancuso, ospite della trasmissione, dice che imparano, hanno memoria. E io coccolo le due che ho in casa (uno è un cactus imponente), faccio ascoltare la musica. Spero apprezzino le mie scelte (ride, ndr)».

Kilimangiaro racconta di viaggi. Che sono una fonte di ricchezza eppure anche di inquinamento. Ma tutto sostenibile non si può. Tu come fai?
«Parlare di viaggi durante la pandemia non è stato facile: abbiamo dovuto cambiare format e, anziché spedire inviati per il mondo, abbiamo puntato su video prodotti da gente del luogo o che si era trasferita. Altre novità arriveranno con la nuova edizione del programma, che conduco per l’ottava volta. Ciò premesso, credo che il turismo, che ha risentito molto delle chiusure, vada aiutato. Quanto alla sostenibilità, non dobbiamo essere talebani. Eliminare gli aerei non si può: banalmente, non sempre abbiamo il tempo di arrivare alla meta in altro modo. Però possiamo scegliere modalità più soft: io in Sud America ho girato sugli autobus locali, risiedo non in megahotel ma in strutture familiari o in maisons d’hôtes, scelgo auto che si spengono al semaforo o ibride. Essere green non vuol dire tornare al Medioevo, ma cambiare quello che si può».

C’è chi dice che per fare gli ecologisti si deve essere ricchi. Cosa rispondi?
«Che è vero a metà. Certo, conosco persone che vivono in fattorie della Provenza, producendo ceramiche e coltivando le proprie verdure perché non hanno il problema di mantenersi. Ma ne conosco altre con redditi modesti che viaggiano in treno invece che in auto. L’attenzione all’ambiente è un dovere e una responsabilità per chiunque. Se uno può permettersi la Tesla, ben venga: io guardo al risultato, che è ridurre l’inquinamento. Perché non apprezzare chi, potendo scegliere, riduce la sua impronta sul Pianeta? L’ambiente è un obiettivo comune e non vedo perché debba diventare oggetto di una lotta di classe».

Sei vegetariana?
«No. Sono cresciuta in una comunità indiana, con due genitori che mangiavano macrobiotico, detesto quel tipo di cibo. Però consumo pochissima carne rossa, sia perché fa male sia per il suo impatto sull’ambiente. E compro bio».


«Essere green non vuol dire tornare al Medioevo, ma cambiare quello che si può. E, certo, serve l’impegno dei governi per salvare il Pianeta. Ma tutto inizia da noi»


Come va con lo shopping di moda?
«Amo il vintage, ma di regola compro poco. E scelgo marchi low cost: sì, vengono accusati di essere poco green, eppure sono stati tra i primi a porsi il problema della sostenibilità. Quanto al riciclo è una regola di casa che vale anche per le mie figlie. Una usa il vecchio telefono di suo padre e la piccola eredita i capi della sorella e quando non vanno più bene li passiamo alle amiche».

Nella tua casa hai fatto scelte green?
«Sì, quando ho sostituito gli impianti ho installato pompe di calore che ne riducono drasticamente la dispersione e quindi la bolletta. E ho elettrodomestici a basso consumo. Serve l’impegno degli Stati e dei governi per salvare il Pianeta, ma tutto inizia da noi».

Cosa ti mette in crisi nella raccolta differenziata?
«In generale sono abbastanza ferrata. Ma all’ingresso di casa ho una cassetta dove metto le cose “in dubbio” come i fili elettrici. Una volta al mese vado in ricicleria e mi sbarazzo di tutto».

Con Loic Fleury ti sei sposata due volte: in Comune a Milano e ora con rito religioso in Normandia. Hai riciclato solo il marito o anche gli abiti?
«Pure quelli! In Comune ne ho messo uno arancio della Jolie Fille di Michele Capalbo, che avevo già usato. E in Normandia ho indossato un abito vintage preso a Ibiza e poi indossato a varie feste. Io compro solo cose ammortizzabili. E l’abito nuziale di certo è tra quelle che lo sono di meno al mondo».

Servizio di Ildo Damiano – foto di Davide Nova – intervista di Elisa Venco – testi moda di Elena Banfi

Hairstyle Elija Gutierrez@Studio Repossi.
Make up Stefania Tranchino@Glitter Makeup.
Style assistant Peter Cardona.

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