Questa settimana in edicola e qui sul sito, un numero speciale con 100 idee green (start up, imprese, storie) per salvare il Pianeta. Un’iniziativa unica di cui siamo parte con Earth Day Italia.
Qui trovi 100 storie di start up, eroi, imprese che salveranno il mondo. Eccoli:
61. La forma dell’acqua L’Emilia Romagna è la Food Valley d’Italia, uno dei luoghi dove si coltivano più frutta e verdura. Immaginate quanti danni possa provocare un’annata di siccità come questa. Per limitarli, e continuare a soddisfare l’enorme domanda idrica, da tempo consorzi e aziende hanno messo a punto sistemi efficaci per la bonifica e il riciclo delle acque. Mentre le università hanno studiato soluzioni innovative. Un esempio? Il transistor elettrochimico organico che fornisce feedback sull’esigenza idrica direttamente dalla pianta realizzato dall’ateneo di Parma. Racconta tutto il reportage fotogiornalistico Combating Aridity di Alessandro Gandolfi (in alto, l’oasi di Torre Abate a Mesola, Ferrara).
62. L’Africa made in Italy Se uno dei valori di un brand sta nella sua storia, il marchio Nyny Ryke ne ha una straordinaria: quella della sua fondatrice. Originaria del Togo, Nyny Ryke Goungou a 13 anni ricicla, con raffinatezza e originalità, calze smagliate e T-shirt rovinate per frequentare la scuola di danza. I suoi interessi per l’arte e la sartoria confluiscono negli studi: liceo artistico, laurea in Fashion & Textile alla Naba di Milano, specializzazione in Modellistica industriale, master in Lingerie a Parigi. Oggi Nyny è la direttrice creativa di un brand che gioca con tessuti tradizionali del Togo, gusto italiano e innovazione. Ha reinventato il kente, coloratissimo tessuto africano, brevettandone una rivisitazione mixata con il lino e una elasticizzata. Materiali e lavorazioni sono sostenibili, ma Nyny Ryke guarda anche al sociale: tutti i collaboratori e artigiani del Togo ricevono salario equo ed educazione scolastica (nynyryke.com).
63. Come riciclare i fondi del caffè Con i fondi del caffè la start up toscana Funghi Espresso coltiva i funghi, valorizzando quello che altrimenti diventerebbe un rifiuto. Prova anche tu con il kit (funghiespresso.com).
64. Qui le bollette saranno gratis Il sogno degli italiani, in questo momento? Smettere di pagare la bolletta della luce. Per gli abitanti di Torre Beretti e Castellaro potrebbe presto diventare realtà. Il Comune lombardo, grazie ai pannelli fotovoltaici sul tetto dell’impianto sportivo, produce più energia elettrica di quanta ne consumi. Così il sindaco Marco Broveglio vuole “regalare” quella in eccesso ai residenti e, in futuro, alle aziende. Il paesino diventerebbe la prima comunità energetica della provincia di Pavia, seguendo gli esempi già esistenti in altre regioni: gruppi di cittadini, imprese, enti che si uniscono per autoprodurre energia elettrica da fonti rinnovabili e ne condividono il consumo.
65. Scarpe come una volta Il recupero delle tradizioni. Le lavorazioni “salvate” prima che vengano cancellate dal tempo. La scelta di materiali naturali, a partire dal cuoio della storica conceria Presot (no waste, sostenibile e made in Italy). Ecco cosa racchiude un paio di scarpe fatte a mano da Gabriele Gmeiner. L’artigiana austriaca, che lavora a Venezia dal 2003, propone modelli raffinatissimi e rispettosi. Richiedono però pazienza: un anno di attesa per averli! (gabrielegmeiner.com).
66. Cannoni da neve artificiale che producono elettricità Cannoni da neve artificiale che producono elettricità: li sta progettando nel Vallese, in Svizzera, il gruppo di ricerca Hes-So.
67. Shopping eco a Torino Nel 2050 sono previste 3 tonnellate di plastica in mare per ogni tonnellata di pesce. Questo e altri dati si leggono entrando al Green Pea, l’edificio realizzato interamente con materiali riciclati e 2.000 piante al Lingotto di Torino (greenpea.com). Dobbiamo allora consumare di meno? Qui propongono di premiare aziende che rispettano il Pianeta. Un piano è dedicato a prodotti di bellezza naturali, abiti ed accessori in cotone organico e in materiali riciclati; un altro alla casa, con mobili di design di grande qualità. E per mangiare ci sono l’informale Affini (affinitorino.it) e il rinomato Casa Vicina (casavicina.com).
68. Le scarpe riciclabili, compostabili e biodegradabili Per le sue colorate slip-on Amarossa usa solo materiali 100% riciclabili, compostabili e biodegradabili. E, a fine utilizzo, le scarpe possono essere restituite gratis all’azienda veneta, che si occuperà di rigenerarle (amarossa.com).
69. Prova la “stoviglioteca” Vuoi organizzare una festa plastic free? Vai in “stoviglioteca” e fatti prestare piatti, bicchieri, posate, vassoi. Sono tutti lavabili e riutilizzabili, igienizzati in lavastoviglie prima di essere restituiti, realizzati in materiali atossici e resistenti: plastica dura, acciaio, bambù. A volte viene richiesta un’offerta libera, altre una cauzione al momento del ritiro. L’idea è partita da Linda Maggiori, mamma ambientalista di Faenza, che sul suo blog Famiglie-rifiutizero.blogspot.com condivide l’elenco aggiornato dei posti dove trovare i kit di stoviglie. E su Facebook c’è il gruppo pubblico “Piccole stoviglioteche crescono”.
70. Riforestazione e plogging Daje de alberi è l’associazione che a Roma, con tanti volontari, sostiene progetti di riforestazione. E sempre più cittadini si uniscono a loro facendo anche plogging: raccolgono rifiuti mentre fanno jogging, riciclando così plastica, alluminio e bottiglie di vetro.
71. Riparare è meglio L’officina di comunità T-Riparo, a Modena, è uno spazio di riparazione condivisa dove ogni sabato mattina si possono portare oggetti rotti: biciclette, borse, elettrodomestici… Qui si ricevono istruzioni e assistenza per imparare a restaurarli in completa autonomia, riducendo i rifiuti, diffondendo la cultura del riuso e tramandando abilità manuali. Si ispira al modello del Repair cafè, iniziativa ideata dall’ambientalista olandese Martine Postma, che ha aperto il primo nel 2009 ad Amsterdam e ha poi creato la fondazione Repair Café International.
72. Tira una bella aria La sostenibilità ambientale non può prescindere dalla mobilità sostenibile. Da qui nasce l’idea di GMP Green Mobility Platform, una piattaforma digitale per sostenere le imprese e le istituzioni italiane ad abbattere le emissioni di CO2 dovute agli spostamenti delle proprie merci e dei propri dipendenti.
73. Le sneakers si “restaurano” Federica Sofia e Nicola Buono, laureata in Interior design lei e in Scenografia lui, entrambi classe ’87, sono calzolai. Lei apre un laboratorio di scarpe su misura e riparazioni a Brescia e lo incontra: «Nicola si innamora anche del mio lavoro e lo impara nel tempo libero. Dopo 5 anni ci sposiamo e diventa mio collaboratore nell’impresa familiare che avevo aperto nel 2015». Nel 2020 lanciano “Di Sana Pianta”, progetto che prevede il restauro di vecchie sneakers inviate dai clienti. «Ce ne prendiamo cura per dar loro nuova e miglior vita. Le risuoliamo e personalizziamo, allungando il loro ciclo di esistenza ed evitando che si trasformino in rifiuti. Anzi diventano scarpe più comode, robuste, durature, riparabili e più belle» spiega Federica, che ha lavorato anche in diverse botteghe inglesi. Per vedere le loro creazioni, vai su Instagram: @di.sanapianta.
74. Blockchain e rinnovabili Doppiavù è una start up innovativa che punta a creare una piattaforma blockchain per implementare e gestire nel modo più efficiente possibile le Comunità energetiche rinnovabili pubbliche e private (doppiavu.org).
75. Meno emissioni Dalla creazione di frutteti aziendali alla campagna nazionale Mosaico verde, condotta da Legambiente, per la forestazione delle città. Ci sono realtà, come AzzeroCo2, che di mestiere fanno questo: aiutare aziende e associazioni a contrastare il cambiamento climatico attraverso progetti di ricerca e strategie di sostenibilità ambientale. Lo hanno fatto anche per Sculpt Zero, la prima linea di intimo modellante a ridotto impatto di Yamamay: le emissioni residue sono state compensate con un progetto che sviluppa energia rinnovabile in India (azzeroco2.it).
76. Cena in giardino Si chiama Garden Gastronomy il nuovo trend della ristorazione sostenibile: si cena e si pranza nel verde con ingredienti autoprodotti e consumi energetici al minimo. Come nell’orto del ristorante di Borgo Egnazia in Puglia (borgoegnazia.it): lo chef Domingo Schingaro (sopra), una stella Michelin, prepara 8 portate sulla brace con ortaggi coltivati e curati da lui. In Calabria, all’azienda agricola bio Ceraudo (ceraudo.it), la cena della chef stellata Caterina Ceraudo arriva con il trattore tra gli ulivi secolari. A Borgo Santo Pietro a Chiusdino (Si) lo chef Ariel Hagen crea piatti con 200 tipi di verdure, 50 erbe aromatiche, 40 fiori coltivati nel relais con 130 ettari di fattoria (borgosantopietrosaporium.com).
77. Howey Ou, la “Greta” cinese 17 anni, Howey Ou è la prima ragazza che, sulle orme di Greta Thunberg, ha organizzato nel 2019 gli scioperi per il clima dei Fridays For Future in Cina. Prima da sola, poi con il sostegno di altri, tanto da diventare un personaggio scomodo per le autorità che vedono l’attivismo come una sfida al loro controllo. È stata minacciata di non essere più ammessa a scuola, interrogata dalla polizia, le hanno messo il cellulare sotto controllo, ma lei non si è fermata: «Credo che la disobbedienza civile sia il solo modo per cambiare le cose» ha detto. E alla domanda «Di cosa ha bisogno la Cina, uno dei Paesi che più inquinano oggi?», lei risponde: «Non di più scienziati per il clima – ce ne sono molti e la scienza è chiara – ma di più attivisti che spingano il governo e la gente a un cambiamento».
78. Amazzonia / Txai Suruì Davanti a una platea internazionale alla COP26, la recente conferenza sul clima a Glasgow, ha detto che suo padre le ha insegnato ad ascoltare le stelle, la luna, il vento, gli alberi, gli animali. «La Terra ci sta parlando e ci sta dicendo che non abbiamo più tempo». Txai Suruì, 25 anni, è attivista del popolo Paiter Suruí e consigliere del Wwf Brasile. Lotta per la salvaguardia della Foresta Amazzonica ma anche per tutti noi. «I popoli indigeni sono in prima linea nell’emergenza climatica e dobbiamo essere anche al centro delle decisioni che vengono prese» dice. La sua soluzione? Fermiamo l’emissione di menzogne e false promesse. Fermiamo l’inquinamento di parole vuote.
79. Prima fu la Danimarca Primo Stato al mondo a farlo, la Danimarca devolverà 13 milioni di euro ai Paesi più danneggiati dal cambiamento climatico che, per crudele ironia, sono anche i più poveri (nella foto, la recente inondazione che ha devastato il Pakistan).
80. I guerrieri del verde Il canale degli appuntamenti è Facebook. È qui che i gruppi locali e la community nazionale Guerrilla Gardening (6.287 membri tra privati e associazioni, sparse tra Reggio Calabria e Busto Arsizio) si incontrano per le azioni di “guerriglia”. La loro, però, è una guerra gentile, fatta a suon di zappe, semi e pollici, che ha come unico obiettivo quello di rinverdire gli spazi abbandonati delle città piantando giardini “clandestini”. Dalla New York degli anni ’70, dove è nato, il movimento ha attecchito prima in Europa e poi in Italia. Anche qui i guerrilla gardener – appassionati di botanica e gente comune – si danno appuntamento per dissodare, strappare erbacce e piantare alberi, arbusti e fiori contro cemento e smog. E, tra consigli e corsi, c’è anche chi pubblica sul gruppo le foto delle proprie creature. Come la rosa prima seppellita da erbacce che ora regala fiori fino a dicembre inoltrato.
81. La batteria? Va a CO2 La start up milanese Energy Dome ha ideato la prima batteria del mondo a CO2, un polmone di energia che può contrastare il cambiamento climatico. Invece che litio o cobalto, Energy Dome sfrutta l’anidride carbonica per immagazzinare energia prodotta da fonti rinnovabili non programmabili, come l’eolico e il solare. Il primo progetto sperimentale è già attivo da questa estate a Ottana (Nu) ed è una tecnologia che può fare la differenza (energydome.com).
82. Elettrico, ma ricondizionato Palermo è una delle città più trafficate d’Italia, secondo uno studio realizzato da Tom Tom nel 2021. Forse nasce da qui l’idea di due giovani imprenditori che hanno fondato Esco Mobility, una start up che recupera e vende veicoli elettrici ricondizionati. Sul suo e-shop trovi monopattini, bici, monoruota (tra i trend del momento!) e puoi anche rivendere il tuo mezzo usato. C’è persino un’officina specializzata per le riparazioni (escomobility.it).
83. Uno scooter di bambù Avresti mai pensato, qualche anno fa, di guidare uno scooter elettrico fatto di bambù? Lo ha sviluppato la start up innovativa To-Move di Torino, focalizzata sulla creazione di veicoli sostenibili in tutti i sensi, anche nei materiali. A progettarlo è stato un team di designer del Politecnico, che non ha trascurato nemmeno la maneggevolezza: lo scooter è pieghevole, così da portarlo con sé con facilità anche sui mezzi di trasporto (reinova.tech).
84. I meal kit anti-spreco Scegli le ricette che preferisci e ricevi a casa gli ingredienti già lavati e porzionati in base alle tue necessità, pronti per essere cucinati. È la trovata geniale di Planeat (planeat.eco) contro il food waste.
85. In quegli anelli è scritto il futuro Li avrai contati anche tu per capire quanti anni avesse un albero. Ma quegli anelli dentro il tronco, oltre all’età, raccontano molto altro. A dirlo è la scienziata Valerie Trouet, docente all’Università dell’Arizona e autrice del libro Gli anelli della vita (Bollati Boringhieri): «Studiando gli alberi possiamo salvare il Pianeta» spiega Valerie, che si aggira nei boschi armata di una specie di cavatappi gigante con il quale estrae dai fusti un campione di materia grazie al quale riesce a capire l’evoluzione del clima degli ultimi 12.000 anni. «Tutto questo ci aiuta a fare previsioni per il futuro».
86. L’albero… da pranzo Piante, radici, bacche, semi: secondo Wood*ing Wild Food Lab, il laboratorio di ricerca sull’utilizzo del cibo selvatico per la nutrizione umana, sono la risorsa alimentare del futuro perché hanno un impatto quasi nullo sul Pianeta. Fondato nel 2010 dalla giovane attivista Valeria Margherita Mosca, Wood*ing organizza anche corsi di foraging e cucina selvatica, degustazioni e consulenze per la ristorazione. Tra i suoi progetti più curiosi c’è “Eat your tree”, che invita a mantenere in vita l’albero di Natale dopo le feste e a imparare a “mangiarlo”. Sì, proprio così! È ricco di vitamina C e puoi utilizzarlo per insaporire brodi e infusi, creare sciroppi balsamici e sorbetti (wood-ing.org).
87. Lane preziose In terra d’Abruzzo la tradizione laniera è così antica da risalire addirittura ai Medici. E oggi c’è chi vuole riscoprirla in tutto il suo valore. A partire dai pigmenti di origine vegetale usati per tingere i capi: le erbe officinali locali e il guado, considerato il blu per eccellenza nel Medioevo. La prima collezione della start up Wuuls, creata da Emanuela Picchini e da suo fratello Francesco, arriva tutta dalle pecore del Parco Nazionale del Gran Sasso. La lana, spiegano questi green heroes della moda sostenibile, è biodegradabile, un po’ come i capelli umani: se la lasci nel terreno si degrada quasi completamente in soli 6 mesi, a una maglia in poliestere possono servire 200 anni (wuuls.org).
88. Il design circolare 20 studenti dell’Accademia Costume & Moda di Roma hanno creato per The North Face la collezione Remade: 10 pezzi unici, incentrati sul design circolare, che mettono a nuovo vecchi capi del brand (thenorthface.it)
89. Lunga vita ai lupi L’impresa è compiuta. Per la prima volta nel nostro Paese è stata completata una mappatura su larga scala dei lupi. A guidarla c’era Francesca Marucco, ricercatrice e docente dell’Università di Torino, zoologa italiana specializzata in lupi, una delle più brave al mondo. «È stato un successo pazzesco» dice, giustamente entusiasta, lei che è responsabile scientifica del progetto Life WolfAlps Eu. «Avere un conteggio dei lupi è la base fondamentale per sviluppare la coesistenza, per fare chiarezza nella comunicazione, per conservare la specie». Significa garantire la tranquillità di chi subisce la presenza di questi animali e lavorare per ecosistemi naturali che funzionino. Questa ricercatrice e il suo team hanno raccolto dati davvero precisi, nonostante si cercassero animali molto schivi e di una specie rigorosamente protetta. «La stima è di 946 lupi nelle regioni alpine, dalla Liguria al Friuli, con una precisione del 95%» specifica l’esperta. A raccogliere i dati con avvistamenti, a posare più di 1.000 fototrappole e ad analizzare decine di migliaia di segni, dalle prede alle orme lasciate nei boschi, sono stati 3.000 operatori. E per farlo hanno camminato tanto, circa 85.000 km. «È un risultato prezioso anche perché si sono formate persone in grado di condividere conoscenza, capaci di smorzare sensazionalismo e fake news e di spiegare quanto la presenza dei lupi sia importante per l’ambiente» sottolinea soddisfatta Francesca Marucco. Questo grande carnivoro, molto adattabile, è importantissimo per limitare, ad esempio, il dilagare degli ungulati, cinghiali in primis. Una pedina fondamentale nello scacchiere naturale. Preziosa per ricreare quell’equilibrio che l’uomo ha spezzato.
90. Che tesoro le alghe! Quando si spiaggiano sulla riva, le alghe devono essere smaltite come rifiuti. Ma, un anno fa, 7 giovani della costiera romagnola hanno ideato il progetto Ulisse alla ricerca di soluzioni ecocompatibili per raccoglierle in mare e usarle nella filiera alimentare e cosmetica. «Alcune tipologie sono ottime per l’alimentazione umana, altre come cibo animale e per produrre mangimi che riducono le emissioni di gas serra del bestiame» spiegano. Non solo: è stato già confermato l’utilizzo di prodotto algale di scarto per la produzione di biocarburanti, proprio come avviene con le biomasse agricole (algaulisse.it).
91. E anche i tessuti diventano slow Dall’incontro tra Slow Food, che ridà il giusto valore al cibo, e alcune aziende virtuose della filiera del tessile, nasce Slow Fiber. Obiettivo: far capire l’impatto che sia il cibo spazzatura e le frenetiche abitudini alimentari sia il fast fashion hanno su ambiente, lavoratori e consumatori. Slow Fiber dimostra che creare prodotti tessili belli, eco, rispettosi di diritti e dignità, durevoli per limitare sprechi e rifiuti, è possibile. Non si può eliminare il consumismo, ma modificarne il corso attraverso scelte consapevoli sì. E le 16 aziende fondatrici di Slow Fiber se ne fanno orgogliosamente portavoce (info.eventi@slowfood.it).
92. Il birraio ecologico Il birraio ecologico usa il pane secco o avanzato. Ne recupera 150 kg per produrre 2.500 litri di bevanda, con il 30% in meno di orzo. E così risparmia un bel po’ di CO2 (biovaproject.com).
93. La signora degli oceani Se le chiedete qual è il suo eroe fin da quando era piccola, lei risponde: «L’oceano, un grande gigante gentile». E quest’eroe l’ha portata lontano. Laurea in Fisica all’Università di Bologna (dove insegna), master in Applied Physics ad Harvard, Nadia Pinardi, 66 anni, è la scienziata che ha fatto conoscere in Italia l’oceonografia. Oggi guida il Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici, a Lecce, dove c’è il supercalcolatore Juno, una macchina che permette di prevedere il mare con una capacità di 1,1 milioni di miliardi di operazioni al secondo. Ma perché “prevedere” il mare è così importante? «L’oceano è uno dei tanti responsabili del clima della Terra. È quello che modera alcuni degli impatti del cambiamento atmosferico. Ma per quanto tempo potrà farlo se non lo aiutiamo?» spiega. E per aiutarlo va studiato con le tecnologie più avanzate. Come quelle del supercomputer che permette di capire quando, per esempio, arriva l’acqua alta a Venezia o le ondate di calore marino, come quella che ha colpito quest’estate il Mar Ligure, alzando la temperatura dell’acqua di 5 gradi sopra la media.
94. Cercando il nucleare pulito «Se scientificamente si può fare, si deve fare». Stefano Buono ne è convinto fin da quando, negli anni ’90, lavorava al Cern di Ginevra con il Premio Nobel per la Fisica Carlo Rubbia a un progetto ambizioso: un reattore nucleare dove non si potessero verificare incidenti come a Chernobyl. Le ricerche si fermarono per mancanza di fondi, ma da un’importante scoperta fatta all’epoca – usare il piombo come liquido di raffreddamento – lo scienziato, poi diventato imprenditore, è ripartito, nel 2021, fondando la start up Newcleo. Obiettivo: costruire reattori di nuovissima generazione per produrre energia nucleare sicura e pulita, grazie a una tecnologia che consente sia di eliminare i rischi di esplosione sia di ridurre le scorie prodotte e riutilizzare quelle già esistenti. Ridisegnare il nucleare in modo sostenibile è nell’interesse di tutti noi. E del Pianeta.
95. Io lo smog me lo mangio il Material ConneXion Library, il più grande archivio di materiali e processi innovativi e sostenibili al mondo, lo ha inserito nel suo schedario. Stiamo parlando di RheBreath, tessuto brevettato 100% made in Italy sviluppato dalla milanese Anemotech (Gruppo Ecoprogram): grazie alla sua tecnologia rivoluzionaria, è capace di assorbire e disgregare le particelle nocive presenti nell’aria senza utilizzare fonti energetiche. TheBreath è adatto a ogni ambiente, interno ed esterno, per combattere l’inquinamento domestico e atmosferico. Ed è anche bello. Questo nella foto ricorda un quadro di Fontana.
96. Che impatto hai? Oggi tutti parlano di sostenibilità ma quando, 25 anni fa, Ada Rosa Balzan iniziò a lavorare alla sua tesi di Sociologia sul turismo sostenibile era una pioniera in materia. «Avevo capito che se non cambi modello di produzione, pensiero e valori non salvi l’ambiente» spiega oggi come amministratore delegato della ARB (la start up innovativa da lei fondata diventata Società benefit per azioni) e docente in varie università. Con il suo team ha creato Si Rating, un sistema algoritmico riconosciuto a livello internazionale che valuta l’impatto ambientale, sociale e di governance di aziende di ogni settore e dimensione.
97. Lo chef delle montagne “REIS” in lingua occitana vuol dire radici. E il nome che Juri Chiotti ha voluto dare al suo locale racconta in un’unica parola la parabola di un giovane di talento che a soli 25 anni conquista la prima stella Michelin e che, proprio quando la sua carriera sembra proiettata verso un futuro da celebrity chef, molla tutto, esce dai riflettori e torna a casa. Casa sono le sue Alpi piemontesi e quel Chiot Martin, piccola borgata di montagna in provincia di Cuneo, dove sono nati il papà e i nonni di Juri. E dove oggi, a 1.000 metri di altezza, il cuoco (che nel suo profilo Facebook si definisce “apprendista pastore”) ha aperto ristorante e fattoria didattica, ristrutturando un antico fienile con materiale di recupero e con il legno dei boschi locali di castagno. «Qui so dove andare a cogliere le erbe spontanee nei campi, dove raccogliere i funghi, quali sono i fornitori e i produttori affidabili» ha raccontato Juri Chiotti in un’intervista, lui che non vuole più essere solo uno chef (per quanto bravo) ma unire la terra e l’agricoltura al suo mestiere di cuoco. E offrire a chi arriva fin quassù un menu sempre più legato alle stagioni, al territorio e a quello che cresce nel suo orto.
98. È nata l’insalata di domani Coltivare risparmiando acqua si può: il modello vertical farming di Planet Farms è tra le soluzioni per rispondere all’attuale crisi idrica. Ha vinto nel 2019 il Progetto Life della Commissione Europea dimostrando come produrre ortaggi di alta qualità, senza fitofarmaci e per 365 giorni l’anno. L’unica acqua consumata per la coltivazione è quella assorbita dalle radici della pianta e trattenuta in ogni foglia. Quella di irrigazione in eccesso e quella che evapora sono trattate, purificate, reintegrate dei sali minerali e reimmesse nel sistema. E gli ortaggi si possono consumare senza essere prima lavati (planetfarm.ag/it).
99. Dalla parte dei contadini La 24enne attivista indiana Disha Ravi ha fatto parlare di sé a febbraio quando è stata arrestata per avere diffuso un vademecum sul comportamento da tenere prima e durante le manifestazioni dei Fridays For Future. L’accusa era di sedizione e incitamento all’odio contro il governo. Il vero motivo? Il sostegno alla lotta dei contadini contro le nuove leggi indiane sui mercati agricoli che, secondo chi lavora ogni giorno la terra, causano danni al territorio e un impoverimento di massa.
100. Niente CO2, siamo rocker Sono tantissimi gli artisti che si impegnano per l’ambiente. Paul McCartney è da sempre vegetariano. Sul climate change Billie Eilish ha scritto una canzone: All the good girls go to Hell. Mentre i Coldplay (sopra, Chris Martin) per il Music of the Sphere Tour – che l’anno prossimo, a giugno, arriverà in Italia – hanno ridotto del 50% l’impatto ambientale, usando energie rinnovabili, devolvendo parte degli incassi alla riforestazione e scegliendo, negli Usa, di esibirsi alla Climate Pledge Arena di Seattle, il primo stadio al mondo a zero emissioni di carbonio.
A cura della redazione – hanno collaborato Laura Badaracchi, Elena Banfi, Camilla Ghirardato, Serena La Rosa, Giorgia Nardelli, Annalisa Piersigilli, Anna Pugliese