Perché non chiedere a una donna quando farà un figlio

Mai chiedere a una donna quando farà un figlio

"Quando fai un figlio? (o il secondo, terzo...)". Si tratta di una delle domande più odiate e più odiose rivolte alle donne. Eppure è una domanda tanto frequente da essere toccata a tutte, almeno una volta nella vita

A sollevare per prima il problema in modo eclatante fu una freelance americana, Emily Bingham, dal suo profilo Facebook. Il messaggio era chiaro: “Smettetela di chiedere alle donne quando faranno un figlio“. Sì, perché questa domanda raggiunge il primo posto in classifica tra gli interrogativi più odiosi che una donna possa sentirsi rivolgere. E, aggiungeremmo, anche più stupidi.

Quando la Bingham pubblicò il suo stato social, aggiunse l’immagine di un’ecografia per attirare l’attenzione. Il messaggio fu condiviso da moltissimi utenti e diventò virale raccogliendo le testimonianze di tante donne in tutto il mondo. Oggi, per fortuna, assistiamo a una sorta di ribellione collettiva nei confronti della domanda clou che tocca a ogni donna in età fertile, sposata o fidanzata e persino già mamma. In quest’ultimo caso, il leit motiv è “Quando il secondo?”.

Parlare, ignorando la storia dell’altro

Il primo motivo per cui non bisognerebbe mai chiedere a una donna quando farà un figlio, è che nessuno può conoscere le ragioni che sottendono l’assenza di figli. Una di queste, ma non certo la sola, potrebbe essere una condizione di infertilità. E in questi casi, è certamente indelicato (e anche sadico) costringere una donna a fornire risposte e giustificazioni in merito al bambino che non arriva.

Potrebbe non essere questa la motivazione causa dell’assenza di figli oppure sì, resta il fatto che sarebbe opportuno se ciascuno imparasse a non invadere la vita altrui e a non supporre arrogantemente di conoscere domande e risposte adeguate all’occasione. Spesso, in assenza di domande più intelligenti, è meglio restare in silenzio.

Esistono domande più intelligenti

Domandare in merito a gravidanze e figli che non arrivano è sempre stata una (pessima ) abitudine delle vecchie generazioni, aspiranti nonne in primis. Oggi questo tipo di domanda è ancora più odiosa considerando l’infinita gamma di argomenti di cui si potrebbe conversare con una donna: lavoro, passioni, politica, sport, libri, cinema, amicizie, arte…

La vita è colma di interessanti spunti di conversazione. Concentrarsi sulla maternità, quando evidentemente la maternità non è presente, è assolutamente inutile e poco interessante. La condizione di maternità non è infatti un obbligo ma è semplicemente una delle molte condizioni possibili della vita femminile.

Istinto materno

Dietro all’assenza di figli può semplicemente, e legittimamente, esserci anche l’assenza di istinto materno. Esistono donne meravigliose che non desiderano diventare mamme e che non trascorrono volentieri il loro tempo nemmeno con i figli delle amiche.

Queste caratteristiche non le rendono meno intelligenti o amorevoli delle donne mamme, anzi spesso le rendono semplicemente più sincere e cristalline. Quindi, per alcuni sarà un duro colpo, l’istinto materno può anche non esistere e ciò non toglie alcunché alla vita di una donna. Così come può accadere che, dopo aver avuto un figlio, si scelga consapevolmente (e sempre legittimamente) di non averne altri.

Una questione di sincerità

Ma chi sono coloro che rivolgono con più frequenza questa domanda alle altre donne? Si tratta quasi sempre di donne già madri. Non è raro che un acceso e morboso interesse per la vita altrui denoti una sorta di vuoto nella propria esistenza, un vuoto che nemmeno un figlio è riuscito a colmare.

Dimostrazione lampante che i figli non si fanno per coprire lacune e mancanze emotive, per dovere sociale e/o religioso o per crearsi un’identità più soddisfacente, ma per desiderio consapevole e amore.

L’aspetto sociale ed economico

Di norma le donne più colte (che non significa benestanti) e con più interessi, non pongono questi interrogativi alle altre donne. Proprio perché esiste una sorta di limite, un rispetto inviolabile per la privacy altrui, che impedisce di far scadere la conversazione in una domanda tanto inopportuna.

E anche perché, a questo basta il buon senso, dietro alla scelta di non avere figli può celarsi anche un contesto economico e sociale difficoltoso, ma che non si ha voglia di esternare o di mettere in piazza. La delicatezza di considerare tutte le opzioni del “dietro le quinte” prima di aprire bocca purtroppo, però, appartiene a pochi.

Le priorità

Il solo momento in cui una donna è fertile ma riesce a non essere ammorbata dalla fatidica domanda, è l’adolescenza. Non appena ci si fidanza o ci si sposa, la questione si presenta puntuale come una tassa. Palesandosi di nuovo a ogni matrimonio, pranzo o riunione familiare e persino…ai funerali.

La soggettività e inviolabilità delle priorità è ancora un aspetto poco considerato così come lo è il concetto di libertà. Non per tutte un figlio è la priorità: per molte arriva prima la realizzazione lavorativa, altre invece vogliono divertirsi di più con il partner e gli amici. E nessuno può permettersi di giudicare la scala di priorità di un altro essere umano.

La regola d’oro è, dunque, evitare accuratamente di porre questo tipo di domanda, anche se sembra opportuna. La sola eccezione è che sia l’interlocutrice a dare il via a una conversazione personale sulla maternità/fertilità.

E se si fa parte della (folta) schiera delle “vittime” il consiglio è di controbattere con un “Qual è l’ultimo libro che hai letto?” cambiando palesemente discorso. Boicottando la domanda molesta, volta dopo volta, anche questo tipo di cattiva abitudine andrà morendo.

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