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Come si individuano (davvero) i punti deboli sul lavoro e come volgerli a nostro favore

Punti deboli sul lavoro: è davvero possibile individuarli e volgerli al nostro favore? Scopriamo come e perché le nostre debolezze possono diventare i punti di forza su cui puntare

Il lavoro è una questione delicata e continuano a scriversi un’infinità di manuali su come sceglierlo, su cosa puntare per ottenerlo, e in alcuni casi anche sui motivi per cui lasciarlo. Ognuno ha infatti il proprio tallone d’Achille e i punti deboli sul lavoro ne sono una testimonianza.

Ma rappresentano sempre e solo un limite? O possono essere anche un punto di partenza? Ecco come individuare i punti deboli sul lavoro per poi volgerli a nostro favore.

Disorganizzazione

Croce e delizia della maggior parte dei comuni mortali, la disorganizzazione è un difetto ufficialmente riconosciuto che può essere annoverato senza sforzo tra i più critici punti deboli sul lavoro.

Troppe scadenze da rispettare, troppe cose da fare e impegni da adempiere rendono infatti una buona organizzazione una dote imprescindibile in qualunque ambito lavorativo. Ma attenzione.
Chi è disorganizzato sviluppa per necessità una propensione al cambiamento degna del curriculum del più competente CEO d’azienda.

Essere abituati all‘imprevisto, rispondere in maniera efficace al diversamente stabilito diventano infatti skills da inserire nel bagaglio del disorganizzato cronico e da sfoderare al momento giusto, per dimostrare che non tutti i mali vengono per nuocere.

Difficoltà a chiedere aiuto

Trasformare i punti deboli sul lavoro in opportunità non è certo semplice, e soprattutto chi ha difficoltà a chiedere aiuto lo sa.

Saper fare tutto è infatti una dote non disponibile tra le opzioni di scelta che il mondo reale offre in dotazione ai comuni mortali. Rendersene conto, e chiedere aiuto, è invece la skill che può fare la differenza. Farlo al momento giusto il fattore discriminate tra chi riesce a convertire una difficoltà in opportunità.

Superare la reticenza a chiedere aiuto, o semplicemente maggiori spiegazioni, non solo infatti rende il proprio compito più semplice da eseguire, ma soprattutto sgrava di lavoro colui che poi invece sarebbe costretto a farlo al posto nostro.

Essere perfezionisti

Acquistare consapevolezza dei propri pregi e difetti può essere molto utile per migliorare le interazioni professionali. Tuttavia, anche i punti che consideriamo di forza possono rivelarsi un’arma a doppio taglio. E l’essere perfezionisti ne è un ottimo esempio.

L’eccessiva cura del dettaglio, la scarsa tendenza a delegare e le pretese esagerate rappresentano infatti comportamenti indicativi di realtà imprenditoriali che, anziché facilitare, ostacolano i flussi di lavoro.

Rendersene conto è il primo passo per superare il problema e trasformarlo in opportunità: essere meno esigenti con sé stessi e con gli altri aumenterà infatti le occasioni di confronto e di crescita professionale.

Ed è scientificamente dimostrato che un’ambiente di lavoro più sereno è anche un ambiente di lavoro più performante.

Mancanza di fiducia in sé stessi

Avere poca fiducia in sé stessi è una delle prime voci da cancellare nella lista delle cose da fare per migliorare la propria vita, privata e lavorativa. E rappresenta uno dei più comuni punti deboli sul lavoro.

Se infatti siamo i primi a non credere nelle nostre capacità difficilmente lo farà qualcun altro, e dunque davvero poche saranno le opportunità di fare carriera.

Lo scoglio è sicuramente difficile da superare, ma in questo caso ci sono molte best practices da prendere in considerazione. Perché a ben guardare nessuno ha la self-confidence che desidererebbe, ma semplicemente c’è chi sa farlo vedere un po’ meno degli altri.

Mettersi in discussione non è un difetto, ma una qualità da tenersi stretti per non smettere mai di crescere. Mostrarlo potrebbe essere sintomo di debolezza? Se i primi ad essere consapevoli del contrario fossero proprio i diretti interessati qualcosa potrebbe davvero iniziare a cambiare. In positivo e per tutti.

Essere introversi

Essere introversi è il perfetto esempio di come una caratteristica personale possa essere tra i punti deboli sul lavoro più incisivi per la carriera di chiunque.

Non alzare mai la voce né i toni, non mettersi al centro dell’attenzione, mantenere un basso profilo sono tutti comportamenti che in ambito lavorativo diventano spesso sinonimo di poca attitudine e scarsa partecipazione al business plan aziendale. Ma anche in questo caso, non è mai quello che sembra.

Individuato questo lato del carattere, volgerlo a nostro favore è quasi un gioco da ragazzi: se da un lato infatti le persone introverse non si troveranno mai a fare a spintoni per un incarico di lavoro, dall’altro potrebbero arrivare ad aggiudicarselo grazie alle doti che le contraddistinguono.

Propensione all’ascolto, empatia, consapevolezza sono infatti soft skills per le quali la domanda supera l’offerta.

Essere (troppo) onesti

Probabilmente il galateo del perfetto dipendente non lo inserirebbe nella lista dei punti deboli sul lavoro da migliorare. Ma qualche milione di dipendenti probabilmente si, e qualcuno deve pur rappresentare la categoria.

L’onestà è una virtù, e da questo non si scappa, ma sul lavoro può diventare un punto debole. Di frequente per fare carriera le virtù si mettono da parte, e la retorica viene lasciata a chi rimane indietro.

Spesso ad essere onesti non solo non ci si guadagna, ma ci si perde. Come volgere questo a proprio favore? Con la consapevolezza di cosa si perde e cosa si guadagna, in termini di quei costi e benefici non contabilizzabili in busta paga.

Perché se valori e virtù non costituiscono più un fattore critico di successo per il lavoro che si svolge, forse è arrivato il momento di cambiarlo.

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