1/8 – Introduzione

L’allevamento è una delle attività più antiche espletate dall’uomo, oltre all’agricoltura. Sin dai tempi più remoti tutte le civiltà si sono adoperate per sviluppare e trarre benefici, per il proprio sostentamento, dalla flora e dalla fauna terrestre. Nell’allevamento vengono gestite la nascita, la crescita e la riproduzione degli animali, in totale o in parziale cattività. Esistono svariati allevamenti, che riguardano anche animali domestici, come i cani, i gatti o gli uccelli, a scopo di compagnia per l’uomo. Le tipologie di allevamento attualmente presenti nella nostra penisola sono: l’acquacoltura, l’apicoltura, l’avicoltura, la bachicoltura, la bovinicoltura, la caprinicoltura, la coniglicoltura, l’ippocoltura, l’itticoltura, la ovinicoltura, la pastorizia bovina, la pastorizia caprina, la pastorizia ovina, la pollicoltura, la suinicoltura, l’allevamento felino, l’allevamento canino, l’allevamento dello struzzo ed infine l’ostricoltura. Come si potrà notare, l’argomento è davvero vasto e quindi in questa guida, come principali tipologie di allevamento, prenderemo in considerazione soltanto la pollicoltura e l’ostricoltura, poiché trattate con interesse proprio in questi ultimi periodi.

2/8 Occorrente

  • Ampi spazi aperti, batteria di tipo tradizionale, mangime sano o biologico, ricovero per galline, protezione con case coperte, luogo di incubazione, impianti di purgazione, impianti di ossigeno, gestione delle ostriche in mare, esperti di acquacoltura.

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La pollicoltura è un’attività piuttosto diffusa in Italia, che riguarda prettamente l’allevamento dei polli. Per poterla attuare ci si può riferire a varie produzioni, nelle quali le galline “ovaiole” potranno depositare le loro uova: l’allevamento in gabbia o batteria, l’allevamento a terra, l’allevamento all’aperto ed anche l’allevamento biologico. Consideriamo quindi ogni tipo di allevamento, per vedere di cosa si tratta e cosa comporta.

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L’allevamento in gabbia o in batteria è un tipo di allevamento che costringe le galline a vivere in gabbia. La superficie massima di queste gabbie costruite con il fil di ferro è di circa 550 cm² e la loro altezza è pressappoco di 40 cm. Contenendo numerose galline, esse fanno fatica a mangiare ed a bere, anche perché le mangiatoie sono larghe circa 20 cm. La luce utilizzata per illuminare le gabbie è artificiale e viene installata soprattutto per incrementare la produzione di uova, tanto che viene tenuta accesa per tempi più lunghi rispetto ad una normale giornata solare. L’allevamento a terra invece consente alle galline ovaiole di avere uno spazio più ampio rispetto alla batteria, ma non permette loro ugualmente di muoversi con facilità durante l’arco della giornata. La superficie delle fattorie o dei capannoni dovrà essere ricoperta di granaglie, perché il grano consentirà alle galline di mangiare liberamente e di razzolare senza problemi. Per quanto riguarda la covata, in questo tipo di allevamento essa viene gestita in un unico grande nido, differente dalle batterie.

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L’allevamento all’aperto è certamente migliore rispetto ai precedenti tipi di allevamento menzionati. In questo contesto infatti le galline riescono a vivere in modo tranquillo e senza stress, in grandi stalle contenenti circa 2.500 polli. Le stalle dovranno mantenere gli stessi standard dell’allevamento a terra. L’unica differenza è data dalla presenza di una porta che permette agli animali di spostarsi in un piccolo spazio verso l’esterno. Tuttavia il migliore e più sano allevamento è quello biologico, che viene attuato tenendo gli animali all’aperto per la maggior parte del tempo, con la presenza di galli all’interno del gruppo. Oltre ad offrire grandi spazi, l’allevamento biologico prevede degli stagni, dove gli animali possono nuotare e rinfrescarsi. Il mangime è al 100% biologico, composto esclusivamente da cereali controllati e mais. Infatti la mancanza di additivi per la crescita, dei mangimi modificati e delle farine di pesce rende quest’ultimo tipo di allevamento nettamente superiore a livello di qualità rispetto ai precedenti.

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Anche l’ostricoltura è una pratica d’allevamento molto comune nel nostro paese, perché il consumo di ostriche in Italia è davvero elevato. Il lavoro degli addetti al controllo delle ostriche consiste in special modo nel rivoltare le sacche, cosicché esse possano crescere in condizioni “sane”. Le ostriche vengono deposte in queste sacche al fine di far circolare l’acqua di mare tra di esse per un determinato periodo di tempo. Una volta completato il periodo di crescita, vengono poi smistate in base al peso ed alla grandezza. L’acquacoltura prevede anche la purgazione e per tale ragione, una volta finito l’allevamento, le ostriche vengono spostate in grandi bacini, nei quali possano rimuovere la melma o la sabbia contenute al loro interno. Con l’ostricoltura questo processo, anzichè avvenire in modo naturale, si effettua tramite l’installazione di impianti d’ossigeno, che servono proprio ad eliminare i batteri e a far spurgare le ostriche più velocemente. Eseguito anche questo passaggio, le ostriche sono pronte per essere spedite ed inviate a ristoranti o esercizi commerciali per la vendita di pesce.

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8/8 Consigli

  • Per l’allevamento biologico, la densità di occupazione corretta è di cinque galline ovaiole per ogni 2 mt di superficie utilizzabile. Superato questo limite, vengono ridotte in cattività.
  • Per tutti gli altri allevamenti, i pollai dovranno avere ottime lettiere, cucce per dormine, spazi di luce, posatoi e anche nidi per deporre le uova. Il limite massimo consentito è di dieci galline per ogni 2 mt di superficie calpestabile.
  • Ricordo che tra le ostriche solo alcune possiedono i reali requisiti per essere allevate senza problemi, ad esempio l’ostrica concava (Crassostrea gigas) o l’ostrica piatta (Ostrea edulis).
  • Con le cassette di plastica in sospensione, si evita la rete che può causare problemi e sofferenze alle ostriche, oltre ad avere un costo più elevato.

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