Allergia al latte: sai come orientarti?

  • 21 07 2012

Sull’allergia al latte dei bambini regna parecchia confusione: leggi con noi i consigli degli esperti su come comportarsi

Sei allergica al latte ed alle sue proteine? Lo sono i tuoi figli? Negli ultimi tempi sono aumentate le diagnosi di allergie e intolleranze al latte, ed alle sue proteine, ma spesso si tratta di diagnosi “approssimative” ed i soggetti realmente allergici non sono poi così tanti.

Ad un recente convegno della Società Italiana di Pediatria, il Dottor Alessandro Fiocchi – Consigliere  della Società Italiana di Pediatria e responsabile del Dipartimento di Allergologia e Pediatria dell’Ospedale Macedonio Melloni di Milano – ha presentato un decalogo per aiutare i genitori ad orientarsi.

Leggi, con noi, a cosa devi prestare attenzione.

E’ bene sapere che l’allergia al latte può influire pesantemente su diversi aspetti della qualità di vita dei bambini. Il loro rapporto col cibo, il rapporto con i compagni di scuola, l’autostima, la percezione del proprio corpo possono essere influenzati dall’allergia al latte: una dieta che preveda l’eliminazione del latte e delle sue proteine può essere difficile da seguire, ma una desensibilizzazione può portare ad effetti collaterali anche importanti.

Non è vero invece che un bambino allergico al latte di mucca ed alle sue proteine sia necessariamente allergico ad ogni altro tipo di latte: precisa il dottor Fiocchi che “i bambini con APLV sono praticamente sempre allergici alle proteine del latte di capra e di pecora, ma possono non essere allergici alle proteine del latte di equini come la cavalla o l’asina e del latte di cammello. Tuttavia questi prodotti non possono essere usati nella loro alimentazione sostitutiva perché inadeguati dal punto di vista nutrizionale”.

L’allergia alle proteine del latte vaccino può essere, alcune volte, causa di asma: per fortuna, però, non è un fenomeno così frequente. Spiega il dottor Fiocchi che “esistono casi in cui l’unico sintomo dell’APLV (allergia alle proteine del latte vaccino) è l’asma, e quindi in bambini con asma persistente di causa oscura è opportuno valutare anche questa possibilità. Tuttavia di regola l’asma del bambino allergico al latte si manifesta accanto a sintomi gastrointestinali e cutanei”.

Non è vero che consentendo al bambino allergico di assumere piccole quantità di latte, la sua allergia alle proteine del latte guarirà prima. Spiega il dottor Fiocchi che “proposta come ipotesi “di scuola”, questa pratica non è mai stata soggetta a verifica prospettica. Anzi, l’unico studio prospettico eseguito dimostra che l’esposizione al latte (per esempio l’uso di idrolisati di proteine latte come sostituto del latte vaccino) è associata ad una maggior durata della condizione. Quindi è prudente raccomandare ai bambini con APLV ‘reale’ una dieta rigorosa.

Non è vero nemmeno che il bambino allergico alle proteine del latte non può mangiare la carne ovina, “specialmente quella del vitello che succhia ancora il latte della mamma”. Spiega il dottor Fiocchi che “la quota di bambini con APLV che è sensibile alla carne bovina (indifferentemente di manzo o di vitello) non supera il 20%. Questa fetta di bambini va cercata tra i più gravi. Poiché la loro sensibilità è legata alla sieroalbumnina bovina, che ad alte temperature per lungo tempo è termolabile, anch’essi tuttavia possono tollerare di regola gli omogeneizzati ed i liofilizzati di carne bovina”.

Per accertare che un bambino è allergico al latte non è sufficiente un prick positivo: “almeno la metà dei test positivi sono falsi risultati, ed impostare una dieta di eliminazione sul risultato di questo test significa togliere il latte ad almeno il doppio dei bambini che avrebbero bisogno di questa restrizione dietetica”. Allo stesso modo per escludere l’allergia alle proteine del latte non basta un prick test negativo. Spiega il dottor Fiocchi che “quasi mai un prick test negativo è sufficiente ad escludere un’allergia al latte. Sono parecchi i bambini che hanno una allergia al latte non IgEmediata, per i quali nemmeno un dosaggio negativo di IgE specifiche è in grado di escludere la condizione. Bisogna sempre fare un “test da carico” per escludere la condizione”

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