Sarà felice?

Tutte le mamme e tutti i papà desiderano che i figli siano felici. A volte, però, presi dalla vita di ogni giorno, tra scuola, lavoro e impegni vari, si dimenticano di verificare se lo sono davvero.

«È facile capirlo» sostiene la pedagogista Monica Colli. «Ci accorgiamo che un bambino è contento quando si immerge fino in fondo in quello che fa, qualsiasi cosa essa sia. Si gode il momento, senza essere irrequieto, senza distrarsi o cercare altro».

Quante volte hai sorpreso il tuo bambino in questo stato di grazia? Di certo mai troppe. Vediamo, con gli esperti, come aiutarlo a raggiungerlo ancora più spesso.

Come crescere un bambino felice

Un pomeriggio passato insieme a disegnare, le capriole sul letto, un “bravo” quando raggiunge l’obiettivo. Gli esperti lo confermano: regalare gioia e serenità è semplice. Fai la prova

Quanto sono felici i nostri bambini? Non molto, visto che, secondo l’Unicef, i piccoli italiani sono al 22esimo posto. Al primo ci sono gli olandesi. A quanto pare il loro benessere dipende dai genitori che vivono con meno stress perché hanno più asili nido, congedi parentali per entrambi e maggiore sicurezza economica. Questo li rende disponibili nei confronti dei figli che, nel 95% dei casi, si dichiarano soddisfatti delle loro vite (il 92% sostiene di riuscire a parlare con facilità con la mamma, l’81 per cento con il papà).

Un genitore può rendere felice suo figlio

VERO

Può persino allenarlo alla gioia. «Abitua la mente del tuo bambino a vedere le cose belle: la felicità non è qualcosa che arriverà in futuro, ma un momento che si sta già vivendo. Spingerlo a ricercarla tutti i giorni è il modo migliore per trovarla insieme» spiega Marco Masella, fondatore del progetto “Educare i Bambini alla Felicità” e presidente della Scuola di Palo Alto di Milano.

«Un esercizio semplice da fare ogni sera prima che si addormenti è quello delle 3 w: stanno per what went well, in inglese cosa è andato bene. All’ora della nanna, chiedi al piccolo di raccontarti qualcosa di bello che gli è capitato durante il giorno. Le emozioni positive lo aiuteranno a vedere il mondo in maniera altrettanto positiva».

Nella vita ci sono anche sentimenti ed eventi negativi, come si fa in questi casi? «Non serve fingere che vada tutto bene» prosegue l’esperto. «Piuttosto è utile allenare i piccoli ad affrontare le situazioni spiacevoli o meno gradite e insegnare loro che è importante reagire. Il gioco è un buon modo per riuscirci». Un esempio? Se a tuo figlio non piace stare fermo, chiedigli di fingere di essere la guardia di un castello per cinque minuti. Accetterà e, a poco a poco, si abituerà a tollerare un’esperienza fastidiosa.

La felicità per un bambino è fargli fare quello che vuole

FALSO

«Senza controllo i bambini si sentono completamente privi di protezione, rischiano di perdersi o confondersi e invece che essere felici sono arrabbiati» osserva la pedagogista Colli. Tuo figlio ha bisogno di ritmi costanti e rassicuranti.

L’importante è non costringerlo a occupare tutto il suo tempo. Lascia sempre qualche momento libero che gli permetta di rielaborare le esperienze della giornata, soprattutto dopo otto ore di scuola. E poi fallo muovere. «Sai che le capriole rendono felici?» assicura Marco Masella. «Il movimento complesso stimola il cervello, ne migliora lo sviluppo, dà una gran soddisfazione».

Se i grandi sono felici, lo sono anche i piccoli

VERO

Anche se molto dipende dal temperamento del bambino. «C’è chi è cresciuto con genitori problematici, ma trova in sé le risorse per gioire con poco. E chi, pur avendo alle spalle una famiglia armoniosa, per carattere rimane ombroso» osserva Monica Colli. «Quello che conta per un genitore è lavorare sempre sulla felicità dei figli, offrendo loro strumenti per farli sentire capaci e soddisfatti».

Ricorda che i bambini imparano facendo. Punta sulla manualità (un disegno o un lavoretto con carta e colla) piuttosto che su ragionamenti e riflessioni.

Per essere felici i figli hanno bisogno di stare con la mamma

VERO, MA

Il bambino è felice quando si sente protetto e, fino ai 2 anni, è soprattutto la mamma a trasmettergli la sicurezza. Il consiglio migliore, quindi, è dedicarti a lui nel tuo tempo libero. «Dopo i 2 anni, subentra anche la figura del padre che, compatibilmente con gli impegni, dovrebbe riservargli cure e attenzioni» sostiene la pedagogista. «Crescendo, la presenza fisica diventa meno indispensabile» sottolinea Marco Masella. «Un esempio: mio figlio di 2 anni. Quando, la mattina, lo porto all’asilo nido, mi saluta dicendosi “tanto poi mamma e papà mi vengono a prendere”. Insomma, è tranquillo anche se non siamo lì con lui perché è certo che torniamo».

Per essere felice, da una certa età in poi, non bastano i genitori: servono gli altri bambini con cui interagire, sperimentare, confrontarsi. In America c’è un paesino di nome Roseto dove gli abitanti tengono delle sedie fuori dalla porta di casa: servono per fermarsi a parlare con i vicini. Quella cittadina ha il più basso tasso di malattie della nazione. Possibile? Sì, e la spiegazione è semplice: l’amicizia è la base del benessere di una persona. Piccoli compresi.

Un piccolo felice lo sarà anche da grande

VERO

«La felicità è uno stimolo alla crescita, perché le emozioni positive servono a essere più attivi e più creativi» spiega Marco Masella. «Pensiamo a un bambino che vuole disegnare qualcosa e non ci riesce. Cosa fa? Si arrabbia e abbandona l’impresa. Quando invece arriva a ottenere il risultato che desidera si sente appagato e, per questo, stimolato ad andare avanti».

Cosa puoi fare per aiutarlo? «Si possono porre dei piccoli obiettivi da raggiungere, delle tappe che può conquistare facilmente da solo e che gli regalano soddisfazione» prosegue l’esperto. «Restiamo nell’esempio del disegno: se non riesce, fagli usare gli stencil. Gratificano perché danno un buon risultato, aiutano il bambino a sentirsi sicuro di sé e, poco a poco, pronto per provare senza».

Concedere tutto quello che chiedono (regali, cibo, giochi) fa felici i bambini

FALSO

«I piccoli che ricevono qualsiasi cosa chiedano sono meno stimolati dal punto di vista creativo: hanno tutto e non devono fare nessuno sforzo per immaginarlo» sostiene Monica Colli. «Anche per loro vale il motto di Steve Jobs: stay hungry, cioè rimanete affamati». Solo così si può continuare a cercare soluzioni, a inventare, a sviluppare la fantasia».

«Invece di comprare tanti giocattoli, può essere il genitore a inventare un gioco per divertirsi con i figli o a raccontare una storia. Dimostrandogli che si può essere felici anche solo stando insieme» conclude l’esperta.

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