battaglia navale

Analisi di un gioco: la battaglia navale

Un foglio di carta, una matita. Basta questo per giocare alla battaglia navale. Un po’ di strategia e tanta fortuna servono invece per vincere. Si imparano le coordinate cartesiane e si affinano le capacità logiche e spaziali

Un foglio di carta, una matita. Basta questo per giocare alla battaglia navale. Un po’ di strategia e tanta fortuna servono invece per vincere. Per saperne di  più, però, occorre andare indietro nel tempo. «La battaglia navale nasce agli inizi del Novecento: quando le flotte non manovrano più in battaglia e si sparano da lontano» spiega Andrea Angiolino, autore di Battaglia navale e altri giochi con carta e matita (Editoriale Scienza) e coautore del Dizionario dei giochi  (Zanichelli).Da allora, piazzare le navi sul foglio per sfidare i compagni, è diventato uno dei passatempi preferiti dai bambini.

«Per giocarci, però, bisogna conoscere i numeri e l’alfabeto» continua Angiolino. Ma che divertimento.«Si imparano le coordinate cartesiane, si affinano le capacità logiche e spaziali». E poi lo sapevate che ne esistono diverse varianti a seconda del Paese in cui si gioca? «In Francia, oltre a “colpito” o “mancato” si dice anche “in vista” se si spara in una casella adiacente a una nave. E negli Usa, si infilano tre colpi a turno, e l’avversario dice quanti, ma non quali, vanno a segno e su quali navi».

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