FARE LA NANNANegli ultimi anni le teorie sul co-sleeping e i metodi alla Estivill infuocano i dibat

FARE LA NANNA
Negli ultimi anni le teorie sul co-sleeping e i metodi alla Estivill infuocano i dibattiti sul sonno dei bambini. Fare la nanna è diventata una questione scottante e la verità è che i più stressati sono i genitori, divisi fra le teorie, incerti sulla pratica, caricati da un senso di colpa perenne che si mescola alla frustrazione. La verità? Probabilmente la stiamo cercando in un posto sbagliato, perché ogni famiglia è un universo unico: la tua coppia non è uguale a un'altra, ogni bambino (ogni figlio, in verità) è diverso da tutti gli altri. È da questo che parte Alessandra Bortolotti, mamma e psicologa esperta del periodo perinatale, in I cuccioli non dormono da soli (Mondadori). La risposta giusta è prima di tutto nelle emozioni e sensazioni che stai provando, ecco perché imparare a fidarti fa bene a voi, genitori, e a lui, il tuo bambino.

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Il sonno di tuo figlio e il suo bisogno di contatto

L'istinto ancestrale che unisce genitori e bambini verso un contatto empatico fondamentale per lo sviluppo

«Poiché credo nell’unicità delle persone e delle famiglie, non indico metodi uguali per tutti, né suggerisco scelte migliori o peggiori di altre: ho voluto che queste pagine fossero un punto di riferimento per compiere scelte libere, informate e consapevoli» Alessandra Bortolotti inizia con queste parole la prefazione al suo libro I cuccioli non dormono da soli. Seguire un metodo può dare sicurezza, eppure ogni bambino è un essere e speciale, così come non esistono due famiglie uguali al mondo. Impara a osservare tuo figlio, ascolta le tue emozioni, condividi ciò che senti con persone di fiducia: ecco il primo passo per crescere insieme ai tuoi figli con un sorriso.

L'istinto di controllare il neonato mentre dorme

QUANDO LUI DORME
«Chi non è andato qualche volta “a vedere se il bambino respira”?» scrive Carlos González in Besame mucho. Dal punto di vista logico sappiamo che nostro figlio è al sicuro e dorme profondamente, eppure sentiamo questo bisogno come una necessità impellente, come spiega il pediatra spagnolo, perché un forte istinto impedisce alla madre di lasciar trascorrere troppo tempo lontano dal suo bambino. Questa pulsione sparirà mano mano che un figlio cresce, ma nei primi mesi è irrefrenabile, perché rispondiamo a un istinto ancestrale, sviluppatosi in secoli e secoli di evoluzioni. Nella notte preistorica lasciare solo un bambino poteva significare la sua morte, ecco perché una madre prova un dolore lacerante quando qualcuno tenta di convincerla che sta facendo una cosa inutile quando sente la necessità di toccare o guardare suo figlio mentre dorme.

Figli: evitiamo il distacco precoce

EDUCAZIONE AFFETTIVA
La cultura educativa imperante ha sviluppato un orientamento al distacco precoce dei bambini in nome di indipendenza e autonomia, spiega Alessandra Bortolotti, tuttavia questo atteggiamento rischia di creare una frattura comunicativa e affettiva profonda fra adulti e bambini. I genitori sono confusi e si adeguano alla norma per non essere presi di mira dai giudizi. «Che cosa vogliamo trasmettere ai nostri figli?» si chiede l’autrice: pensare al tipo di educazione che desideriamo dare a un bambino significa lavorare su se stessi e riflettere sulle regole di vita importanti per noi. Come dimostrato da numerosi studi, l’ambiente risulta fondamentale per lo sviluppo infantile. Al di à della scelta del lettone condiviso o di una stanza tutta per sé, l’ascolto consapevole di un bambino inizia quando ci prendiamo cura delle sue emozioni e delle sue paure.

I neonati hanno paura?

INCONTRO CON LA PAURA
Un neonato può provare paura? Sì. Le ultime ricerche provenienti dalle neuroscienze spiegano che un eccesso di cortisolo durante l’infanzia provoca un flusso eccessivo di glutammato nella regione dell’ippocampo, in grado di influenzare la vita adulta perché può portare a una diminuzione delle risorse fisiologiche disponibili per reagire allo stress. La nascita costituisce un evento traumatico, necessario, che ci porta a vivere nel mondo: non c’è da stupirsi che un bambino piccolo possa provare senso di panico rispetto al buio, i rumori, o, vicerversa, il silenzio. Ogni contatto con il mondo è nuovo, per questo ha bisogno di te per ritrovare un contatto di fiducia, rasserenarsi, trovare coraggio.

L'educazione al sonno

IMPARARE A FARE LA NANNA
Ogni famiglia aiuta i bambini a fare la nanna in modo diverso. Avvicinarsi al sonno può diventare più dolce attraverso il teatrino di ombre creato da una lampada, la voce che canta una ninnananna o una favola. Toccare la sua pelle, accarezzarlo con il tocco lieve di un polpastrello, parlargli aiuta tuo figlio a percepire la tua presenza. In alcune culture l’abitudine a dormire insieme diventa un modo per condividere l’intimità e permettere ai bambini di non sentirsi soli.

Sonno: la routine giusta per ogni famiglia

ASCOLTO EMOTIVO
Ci sono bambini che dormono senza difficoltà nella loro stanza; altri, invece, mostrano un bisogno di contatto più forte. Alcune famiglie sono felici di trasformare il letto in uno spazio condiviso, mentre per altre coppie il lettone è il piacere della domenica mattina o di un momento speciale. L’unica regola utile? Sperimenta. Osserva tuo figlio e impara a coinvolgere il partner: nei primi mesi a volte dimentichiamo che anche i papà hanno estremamente bisogno di essere presi in considerazione. Alessandra Bortolotti nel suo libro I cuccioli non dormono da soli ci ricorda: «Amare un bambino che cresce dentro di noi significa prepararci ad amare una persona separata da noi, dotata di un’individualità unica, lontana dalle nostre aspettative e dai nostri investimenti emotivi. Dopo la nascita, non sarà sempre facile fare i conti con il bambino reale». Tuo figlio è lì, davanti a te, meravigliosamente vivo e unico.

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