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Fashion second hand effect: i capi usati fanno la differenza per l’ambiente

Fashion second hand effect: i capi usati fanno la differenza per l'ambiente. I vantaggi (enormi) di comprarli.

Il fashion second hand non fa bene solo al portafoglio, ma anche all’ambiente. Secondo recenti studi infatti acquistare capi usati può fare la differenza per vivere in modo ecosostenibile e proteggere la Terra. Comprare usato, vendere ciò che non si indossa e puntare sul decluttering è divenuto ormai un’esigenza anche per puntare sulla sostenibilità.

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Cos’è la moda second hand?

La moda second hand, o anche moda di seconda mano, consiste nel vendere e acquistare capi di abbigliamento usati. Questa tendenza risponde all’esigenza, avvertita sempre di più soprattutto dai giovani, di optare per una moda sostenibile, green e attenta all’ambiente. Acquistare abiti e scarpe di seconda mano, infatti, aiuta a ridurre l’impatto che la produzione di capi di abbigliamento ha sull’ambiente. Meno si produce, dunque, meno si inquina. E si risparmia anche: acquistare vestiti usati consente di spendere meno denaro.

Vantaggi del second hand

Non a caso al secondo posto fra gli articoli di seconda mano più venduti online ci sono proprio abbigliamento e accessori. Le statistiche parlano di 23 miliardi di euro che sono stati generati solo nel 2020, legati alla volontà di rendere il guardaroba più sostenibile e dare una seconda vita alle cose. Quali sono i vantaggi della moda second hand? Optando per l’usato ovviamente si possono trovare abiti di marca e di alta qualità a prezzi molto convenienti. Non solo, rappresenta anche un modo per trovare pezzi vintage e capi unici. Infine acquistare un capo pre-loved vuol dire rispettare l’ambiente. Questa scelta sostenibile è orientata a evitare la produzione di abiti nuovi e allungare la vita di quelli già esistenti che in caso contrario finirebbero in discarica, aumentando il volume dei rifiuti e i costi legati allo smaltimento.

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La sostenibilità prima di tutto

Il fashion second hand ha dunque un impatto misurabile e diretto sull’ambiente che viene quantificato tramite il metodo LCA (Life Cycle Assessment) sia per quanto riguardo le emissioni di CO2 che il risparmio di materie prime. La ricerca Second Hand Effect 2020, realizzata dall’Istituto Svedese di Ricerca Ambientale (IVL) per Subito, ha calcolato che grazie alla vendita di circa 26 milioni di oggetti sul portale è stato raggiunto un risparmio di 5,4 milioni di tonnellate di CO2. Numeri che corrispondono all’azzeramento dell’impatto ambientale causato da 740 mila italiani o dal blocco totale del traffico a Roma per 16 mesi. I dati parlano chiaro: con la vendita di un milione di articoli su Subito nel 2020 sono state risparmiate circa 8 mila tonnellate di CO2. Inoltre, analizzando le materie prime usate per produrre i vestiti, sono state risparmiate 293 tonnellate di plastica contenuta nelle trame dei tessuti.

 Pochi lo sanno, ma ogni capo di abbigliamento ha un “peso” preciso in termini di emissioni. Secondo la ricerca Second Hand Effect, ad esempio, comprando un paio di scarpe usate si risparmiano 19 kg di anidride carbonica. Chi sceglie di acquistare un bomber usato invece non immette nell’ambiente la bellezza di 13 kg di CO2. I pantaloni chinos evitano la produzione di 13 kg di anidride carbonica, mentre il denim a 5 tasche ben 33,4 kg. Una gonna o una t-shirt di seconda mano invece permettono un risparmio di 2 kg di CO2.

Qual è il problema del fast fashion?

Il problema del fast fashion è l’inquinamento che genera. L’industria della moda è fra le più inquinanti al mondo. Scegliere il fashion second hand dunque significa prima di tutto rispettare l’ambiente, risparmiando e indossando capi particolari. L’industria fashion inquina tramite le materie prime, consumando energia, acqua, risorse non rinnovabili e suolo. Porta inoltre all’uso di pesticidi ed erbicidi e all’emissione di gas serra nell’atmosfera, oltre che agli scarichi nelle acque. I processi di trasformazione causano la produzione di rifiuti tossici e l’emissione di inquinanti nell’ambiente. A questo si aggiungono la rete di trasporti, spesso intercontinentali, la fase di post-vendita con un consumo energetico che deriva dalla manutenzione di prodotti moda.

Questi dati ci fanno capire quanto sia importante puntare sul fashion second hand per fare la differenza. Quali capi scegliere? In realtà non c’è una precisa regola, tutto dipende dal prezzo stabilito dal venditore e da quanto si userà il prodotto. Le camicie o le t-shirt usate, ad esempio, possono essere un’ottima scelta per arricchire il guardaroba.

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Le celebrità che vestono fashion second hand

Il fashion second hand ha conquistato tutti, dalle persone comuni alle celebrity. Sono tante infatti le dive che amano il riciclo e spesso si mostrano in pubblico con capi vintage. Come Kate Middleton, moglie di William e duchessa di Cambridge, che qualche tempo fa al National Portrait Gallery di Londra si era presentata di fronte ai fotografi con un abito di seconda mano, o Julia Roberts, che ha ammesso di comprare spesso non solo per sé, ma anche per i figli, vestiti usati.

Anche Zooey Deschanel, star di film e serie tv, ama acquistare vestiti di seconda mano, così come Drew Barrymore che nel 2010 sfilò sul red carpet con uno splendido abito che – per sua ammissione – aveva acquistato in un negozio dell’usato a Austin, in Texas, pagandolo 25 dollari. Infine troviamo Eva Mendes che ha raccontato di aver calcato il suo primo red carpet indossando un abito chemisier bianco pagato appena 6 dollari.

Mercatini second hand

I mercatini second hand sono ormai diffusissimi in tutto il mondo e sono un vero e proprio paradiso per gli amanti del vintage. A sorpresa, la capitale mondiale del second hand è Los Angeles, che con oltre 200 negozi vintage e quasi 170 mercatini conquista il primo posto della classifica. A seguire troviamo New York e Berlino. In Italia sono numerosi i mercatini second hand. Tra i più famosi troviamo il Vintage Market di Roma, il mercato di Resina a Ercolano (Napoli) e la Fiera di Senigaglia a Milano. 

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