Barack Obama e Michelle Obama
L'esempio di Michelle Obama
È successo lo scorso anno: dopo una vita di capelli stirati, Michelle Obama ha deciso di lasciare i capelli al naturale. Ricci e a bassa manutenzione

La nuova eleganza del riccio

Un merito la quarantena potrebbe averlo avuto: far amare a tante donne la natura effervescente dei loro capelli ricci. Diventerà un trend? Sì, gli indizi sono tanti. Dalle celeb alle passerelle

Tricologicamente parlando, il lockdown è stata una rivoluzione. C’è chi si è convertita ai capelli bianchi, chi pasticciando con le tinte ha azzeccato una nuova nuance e chi, in assenza delle forbici del parrucchiere, ha scoperto la lunghezza. Ma tra quelle che hanno deciso di cambiare testa spiccano, esplosive e frizzanti, le nuove ricce.

Lo conferma Fulvio Tirrico, hair stylist, anzi curly coach come preferisce definirsi. «Durante la quarantena» racconta «sul sito del nostro salone milanese, ilovericcio.it, si sono affacciate per una consulenza tante “piastrate pentite”. Donne che, lontane dalla spazzola e dalla piastra del parrucchiere, magari neanche si ricordavano di essere naturalmente mosse e l’hanno riscoperto grazie all’asciugatura al naturale».

Capelli ribelli

Il cambiamento era nell’aria: prova ne sono i quasi 30 milioni di post con l’hashtag #curlyhair su Instagram. «Il cambio di prospettiva, cioè “riccio è bello”, è arrivato in prima istanza dalle più giovani, stanche di mortificare e sfibrare la loro chioma con stirature e piastre» continua Tirrico.

In tempi non sospetti Michelle Obama ha sfoderato con fierezza i suoi ricci, mentre Ariana Grande, in quarantena, ha rinunciato alle sue code perfette in favore di un mosso naturale. Veniamo alle italiane: se il marchio di fabbrica dell’influencer Chiara Scelsi è da sempre il curly, l’attrice Laura Torrisi, bloccata in casa e senza parrucchiere a portata di spazzola, ha rivelato le sue onde acchiappando così su Instagram più di 80.000 like.

L’hashtag #curlyhair su Instagram ha quasi 30 milioni di post. Per le ricce sta arrivando il momento della riscossa

Moda “curly friendly”

Ci aspetta quindi un mondo più indulgente verso i ricci? «Non ne sarei sorpreso» dice Eugenio Gallavotti, docente di Moda e comunicazione all’università Iulm di Milano. «La moda si muove spesso con uno sfasamento temporale rispetto alla contemporaneità, nel senso che anticipa quel che sarà. Per fare qualche esempio classico, negli anni ’70, mentre nei cortei si inneggiava alla fantasia al potere, Giorgio Armani lanciava le sue prime rigorose giacche da donna. Oppure, in piena crisi Lehman Brothers, gli stilisti hanno risposto con il color block e l’ipercolorato fluo. Non stupiamoci, quindi, se alle ultime sfilate le modelle hanno sfoggiato teste che erano un’esplosione di vitalità e allegria. La riccia non ha la compostezza della liscia: è una donna pop-up con un volume esagerato, il suo impatto è forte, la sua bellezza è sempre sorridente e mai imbronciata. Che la moda abbia già fatto un balzo in avanti verso ciò che saremo a fine virus? Sono pronto a giurarci».

Dolce&Gabbana
Dolce&Gabbana

In effetti, basta guardare le sfilate del prossimo autunno per scoprire modelle con sontuose chiome preraffaellite (Dolce&Gabbana), con ricci raccolti e selvaggi (Antonio Marras) e con tagli mossi che sembrano asciugati all’aria (da Marc Jacobs a Paco Rabanne). Aggiunge l’antropologa Alessandra Guigoni: «I capelli sono un carattere peculiare di una certa cultura o religione (pensiamo ai dreadlock dei rasta o alle nuche rasate dei monaci buddisti) ma anche un’affermazione personale. Così le donne ricce vengono spesso percepite più erotiche perché non hanno il timore dell’appariscenza. Una carta da giocare soprattutto in questi tempi di mascherine che coprono metà viso ma lasciano libere di esprimerci con lo sguardo e la vivacità dei capelli».

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