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Il primo parco giochi smartphone free

Dopo i ristoranti smartphone free, arriva il primo parco giochi in cui non si possono usare cellulari né tablet. La spia della nostra saturazione o un caso isolato?

A Balestrate, un paesino di 6.500 abitanti affacciato sul mare, tra Palermo e Trapani, sorgerà un parco smartphone free. Nel giardino pubblico – adiacente a una scuola elementare e attrezzato con altalene, scivoli e altri giochi – verranno messi al bando telefonini e tablet. Non si potrà chattare o postare. Si tornerà a parlare guardandosi negli occhi, a fare attività sportiva, a stare con i figli senza distrazioni tecnologiche. Adulti e ragazzi saranno invitati a lasciare i device negli armadietti collocati all’ingresso dell’area verde. I contenitori, dotati di cronometri, misureranno il tempo passato in piena libertà, senza appendici tecnologiche. I trasgressori saranno puniti con multe simboliche, destinate ad alimentare un fondo per la manutenzione e la gestione del parco stesso e degli arredi.

Un posto per ritrovare la socialità vera

L’idea del giardino pubblico “liberato” dai dispositivi tecnologici è venuta a un gruppo di genitori del paese, ora riuniti in un comitato. “Un anno e mezzo fa – racconta uno dei papà in prima linea, Riccardo Vescovo – abbiamo cominciato a parlare del fatto che in paese mancano luoghi pubblici di aggregazione. C’è la piazza, ci sono la parrocchia e il campo sportivo, però non bastano. C’è anche un parco, ma è inutilizzabile. Lo hanno distrutto e vandalizzato. Dalla discussione è nata l’idea del parco senza cellulari. Quello di cui abbiamo bisogno e per cui stiamo lavorando – continua – non è solo uno spazio fisico, un pezzo di terra. È un posto nel quale ritrovare la socialità vera”.

Uno spazio con i giochi di una volta

Il tutto ha un costo. E così, per finanziare il progetto e per coinvolgere altre persone e gli amministratori locali, è partita una campagna su Facebook, con una raccolta fondi dal basso. “C’è stato un grande riscontro. I messaggi che ci stanno arrivando sono in genere positivi e di sostegno. Certo – prosegue Vescovo –  c’è anche chi dissente. Qualcuno ci ha scritto: ‘Non funzionerà mai’. Qualcun altro ci ha accusato di essere incoerenti: ‘Non volete i telefonini nel parco e poi vi servite dei social per cercare finanziamenti’. Ma, come ho detto, la maggior parte dei commenti è a nostro favore. Siamo anche sulla stessa lunghezza d’onda di papa Francesco. Il nuovo parco ci darà modo di tornare a stare insieme, dialogare, essere presenti e non con lo sguardo puntato verso un telefonino”. Nel nuovo parco una parte della pavimentazione sarà riservata ai giochi di una volta, in modo da rafforzare la complicità tra bambini “nativi digitali”, genitori e nonni. 

Arriveranno altri parchi senza cellulari?

“Abbiamo fatto nostro il progetto di questo gruppo di genitori – sottolinea il sindaco di Balestrate, Vito Rizzo – e lo appoggiamo in pieno. Ci crediamo. Siamo riusciti a recuperare dei fondi regionali per un primo step, stiamo cercando altri contributi per i passi suggestivi. La notizia di questo iniziativa ha dato visibilità al nostro paese e in chiave positiva. Mi hanno chiamato colleghi di altri città, politici, amministratori. Hanno dato tutti ottimi giudizi e hanno chiesto informazioni. Diventeremo un esempio. Il che non vuol dire che siamo contro le nuove tecnologie. Anzi. Siamo stati uno dei primi comuni a promuovere il wi-fi libero e l’uso dei social”. E se per ristoranti e hotel qualche precedente c’è (si va a tavola e negli spazi comuni solo a mani libere), il paesino siciliano è destinato a fare da apripista per i parchi smartphone free.

La spia della nostra saturazione

Caso isolato o inizio di un fenomeno? Sarà un esperimento estemporaneo, limitato? O nel futuro prossimo esperienze simili si moltiplicheranno?. Piergiorgio Degli Esposti, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi dell’Università di Bologna, risponde con una storia personale: “Sono padre di un bimbo di 6 anni, un nativo digitale. Lui non vuole l’intrusione degli strumenti digitali nel nostro rapporto. La prima cosa che mi chiede quando stiamo insieme,è: ‘Papà, metti via il telefonino’. Il progetto di Balestrate non mi stupisce. L’idea che hanno avuto in questo paese ha molto senso. Risponde a una esigenza concreta. Stiamo raggiungendo il livello di saturazione. Sono sempre di più le persone che preferiscono non essere social e non utilizzare i device in certi contesti, cioè in famiglia, nelle cene conviviali, in vacanza. I Millenials frequentano sempre meno Facebook, i più piccoli ci chiedono spazi di relazione e di costruzione dei rapporti familiari senza interferenze. Bisogna però fare attenzione a non cadere in eccessi opposti, cioè nell’integralismo, il rifiuto totale delle tecnologie”.

I cellulari tossici come il fumo?

“Alcune ricerche – rammenta il sociologo – hanno dimostrato che se ‘stacchiamo” per un po’ siamo più felici e migliora la qualità della vita”. Le digital detox, le pause disintossicanti dal mondo digitale, a suo parere non possono che fare bene. E troveranno sempre maggiori applicazioni. “In un comune vicino a Bologna – azzarda un paragone, forte – nei parchi è stato imposto il divieto di fumare. Ecco, l’uso smodato dei cellulari è lo stesso fatto con il fumo negli anni ’50 e ’60. Bisogna esserne consapevoli e regolarsi di conseguenza”.

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