Liberate anche noi uomini dalla prova costume

  • 19 07 2022
Anche gli uomini sono ostaggio dei giudizi femminili sui loro corpi. Forse dovremmo tornare al concetto iniziale di balneazione: si va al mare perché fa bene, non per superare un test

di Diego Passoni. Dal 2004 conduce Pinocchio su Radio Deejay con la Pina e la Vale. È anche autore di romanzi

C’era un tempo in cui l’unico problema esistenziale per i maschi al mare era scegliere a quale categoria di uomo in costume da bagno appartenere: slip o boxer. Un tempo di inconsapevolezza di quanto fosse sbilanciato sulle donne il peso della performance durante la stagione estiva. Un tempo in cui l’uomo era funzionale all’attuazione della vacanza stessa: caricava l’auto di valigie, biciclette e gommoni, guidava fino a destinazione, montava e smontava tavolini e ombrelloni, apriva e chiudeva sdraio, gonfiava e sgonfiava canotti. Provava a cimentarsi in qualche attività sportiva che non praticava mai durante l’anno, combatteva con il vento contrario alla direzione del suo riporto, fingeva di approfondire le pagine di politica e sport per avere scuse buone per attaccare bottone coi vicini di lettino e intavolare lunghe dissertazioni su come andavano gestiti il Paese e il campionato di calcio, per poi far partire i giri di aperitivi al bar della spiaggia.

Tutto cambia quando il corpo maschile viene desiderato

Insomma, era il tempo in cui nessuno metteva ancora in dubbio seriamente il patriarcato e i suoi ruoli. Per cui, come evincete dal quadro appena descritto, degli uomini – padri, lavoratori, vacanzieri – tutto si poteva raccontare, tranne che del grande assente: il loro corpo. Perché l’unico a interessare era quello femminile. Desiderato, soppesato, vagliato, esibito, richiesto, preteso. Finché era solo lo sguardo maschile eterosessuale a poter desiderare, il corpo dell’uomo era ininfluente. Poi sono arrivati gli anni in cui la moda e i grandi fotografi hanno sdoganato uno sguardo nuovo su quel corpo, a partire dal desiderio omosessuale. Sono comparsi uomini statuari, attraenti, allenati, curati, abbronzati. E maliziosamente scoperti, offerti nelle loro nudità. Finalmente anche le donne hanno potuto desiderare dei corpi. Guardare, scegliere, fare paragoni. E il maschio ha cominciato a fare i conti con le aspettative sulla sua forma fisica e con il bisogno di piacere.

Il giudizio sociale sui corpi ora riguarda anche i maschi

È un aspetto feroce della parità dei sessi. Però, mentre sui diritti e gli stipendi il mondo del maschio etero ancora si arroga dei privilegi, dal punto di vista delle relazioni le cose tra i generi sono molto più simili. L’influencer famosa che irride l’ex fidanzato per le dimensioni modeste dei suoi genitali è un triste segno di questi tempi, ma anche un contrappasso che può spiegare agli uomini secoli di loro commenti gratuiti sui corpi femminili. Siamo tutt* esposti al giudizio sociale sui nostri corpi. Potremmo forse imparare a rispettarci di più. Questo è il senso della body positivity: il tentativo di disinnescare lo sguardo giudicante verso l’altro attraverso metri di paragone severissimi, che partono da modelli irrealizzabili se non si è molto ricchi e con molto tempo libero oppure Jennifer Lopez e Tom Cruise. Ovvero alieni.

Oggi si va al mare per superare un test

Poi, però, c’è un altro sguardo che spesso è ancora più impietoso verso i nostri corpi: il nostro. La matassa di pensiero comune, moda, pregiudizi, aspirazioni genera la forte richiesta del mondo intorno a noi di avere corpi conformi, pronti e scattanti – per andare dove? – e soprattutto – e questo è un tema profondo – corpi sexy. Sempre. Ma perché ? Ma davvero? A Piazza Armerina, in Sicilia, è conservato un mosaico romano del III secolo dopo Cristo che raffigura una dozzina di donne che giocano o forse fanno sport e indossano qualcosa di molto assimilabile all’odierno bikini: due fasce senza spalline. Un indumento adattato alle esigenze del corpo. Oggi invece sembra che vogliamo adattare il nostro corpo alle esigenze di un indumento. Forse dovremmo tornare al concetto iniziale di balneazione, quando a fine ’700 si andava in Normandia a immergersi nelle acque marine perché fa bene, non per superare un test sociale.

La preparazione del corpo dura tutto l’anno

Naturalmente questo ragionamento è una provocazione, e come tale va accolta con spirito autoironico – altrimenti non ne usciamo vivi – perché, al di là delle dissertazioni sociologiche o filosofiche, la verità è che con il caldo ci dobbiamo spogliare. Anche se non siamo tutti come il mio amico Leone – che sui suoi social ha scritto «La preparazione per la foto costume dura un anno, come quella per Sanremo» postando un selfie a torso nudo con muscoli tesi e pelle già abbronzata – certamente vorremmo tutt* poter scoprire, non per forza esibire, un corpo che quantomeno ci piaccia. Frequentando una palestra regolarmente, chiunque noterà l’impennarsi di nuove iscrizioni proprio in questo mese, e l’aggirarsi di volti mai visti prima tra attrezzi e corsi intensivi, con lo sguardo tra il determinato e lo spaesato. Nello spogliatoio maschile vedo bibitoni proteici, integratori bruciagrassi, creme alla caffeina da spalmare sul girovita

Abbiamo bisogno della liberazione DAI corpi

Li ho provati? Certamente! Come facciamo tutt*. Ho provato le sessioni di addominali appena svegli – quelle che dice di fare Cristiano Ronaldo – per assottigliare il punto vita. Ho tolto i carboidrati per tre giorni – prima del primo weekend al mare – nutrendomi di petti di pollo e verdure scolate. Ho scaricato le app per tonificarsi con soli 20 minuti di workout a corpo libero. Ho comprato il rasoio elettrico adatto per capelli, barba, basette e persino zona genitale – nel video dello spot passano la lama su dei kiwi! – per organizzare il vello virile come fosse un giardino inglese e facilitare la prima tintarella. Ho fatto tutto. Mi sento a posto? Mi piaccio? Ni. Il mondo ci dice che non sarà mai abbastanza. E noi finiamo sempre per credergli.
Dopo la liberazione dei corpi, forse avremmo bisogno della liberazione DAI corpi.
Ma tanto, lo sappiamo sia io che voi, al di là delle buone intenzioni, nel dubbio oggi a pranzo mangeremo un’insalata. Buona estate! Ah, una cosa importante: cari uomini, che siate per gli slip o per i boxer, quando pranzate al ristorante, anche se è sulla spiaggia, non state a torso nudo, vi prego. Lo so che vi sentite belli come Adone ma, fidatevi, sudati e arrossati sembrate solo un antipasto tiepido di mare.

Chi è l’autore

DIEGO PASSONI ha esordito come ballerino al Festivalbar. Alla tv – da L’Isola dei Famosi a Pechino Express – ha sempre affiancato la radio. Dal 2004 conduce Pinocchio su Radio Deejay con la Pina e la Vale. È anche autore di romanzi: dopo Ma è stupendo! e Siamo tutti sulla stessa arca, è ora in libreria con Isola (Mondadori, come i precedenti), storia degli abitanti di una vecchia casa di ringhiera a Milano.

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