I segreti della potentissima direttrice di Vogue America, immortalata nel film Il diavolo veste Prada e ora in un documentario uscito negli Stati Uniti

Sapete perché le fashioniste di mezzo mondo sono in fibrillazione? Un documentario appena uscito e intitolato The First Monday in May ha aperto uno squarcio sulla vita patinata di Anna Wintour, la potentissima direttrice di Vogue America. Sempre in prima fila alle sfilate (o almeno a quelle a cui si degna di partecipare), è soprannominata la donna-drago: detestata dai colleghi, inseguita dai paparazzi, temuta dagli stagisti. A proposito, ricordate la povera Anne Hathaway ne Il diavolo veste Prada? Ecco, era tutto vero.

Riconoscerla è facile, anche perché ci sono dettagli da cui non si separa mai: il caschetto con la frangia, gli occhialoni da sole, la tazzona di caffè Starbucks. Ma attenzione: la leggenda narra che sia cappuccino e che lei ne beva solo la schiuma. I suoi outfit? Stiletto nude-look e abiti stampati, mentre è (quasi) impossibile vederla con i pantaloni. Per la serie: “Sono potente e non ho bisogno di vestirmi da uomo per dimostrarvelo”.

L’indirizzo del suo quartier generale è: 1 World Trade Center. Ovvero la Freedoom Tower, il grattacielo-icona ricostruito sulle macerie delle Torri Gemelle. Bello, no? A quanto pare, l’incontentabile Ms.Wintour la pensa diversamente. Per mesi si è rifiutata di metterci piede, schifata dai topolini che infestavano l’edificio. E quando ha ceduto, il primo commento è stato: «Sembra un negozietto di vestiti usati. Fate sparire quegli appendiabiti. Subito!».

Come avrete capito, per la Wintour la democrazia è solo una questione politica: sostiene l’amica Hillary Clinton nella corsa alla Casa Bianca, ma sul lavoro decide lei. Impartisce ordini con perfetto accento british e anche se non alza mai la voce, meglio non fidarsi dei suoi rarissimi sorrisi: quasi sempre servono solo per addolcire una delle sue terribili sentenze. L’ultima in ordine di tempo? Il “migrant-chic” con cui ha apostrofato la sfilata di Kanye West.

Detestabile, certo. Un po’ come lei. Che però, come ha svelato il documentario, ha anche dei lati umani. Per esempio, in casa indossa jeans e mocassini. E si intenerisce quando contempla la figlia Bee in abito da sera. Attimi di dolcezza, prima di tornare nel ruolo della cattiva. Ma scommettiamo che se non fosse tanto perfida non ci intrigherebbe così tanto?

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