Attrazione fatale, la serie: adesso non è più lei “la pazza” (e lui la vittima)

  • 16 11 2021
Un thriller accusato negli anni Ottanta di maschilismo e di dipingere le donne in carriera come malate psichiatriche diventa una serie e Lizzy Caplan sarà la nuova Glenn Close

Il film di Adrian Lyne che raccontava, nel lontano 1987, con perfida maestria, il crollo psicologico di una donna, Glenn Close, alle prese con l’incapacità di accettare la fine della (brevissima) relazione con un uomo sposato, Michael Douglas, diventa una serie. Dopo numerosi annunci, ora è arrivata la conferma: il reboot di Attrazione fatale si fa e a vestire i panni di Alex Forrest sarà Lizzy Caplan, già protagonista della serie Master of sex. Ancora sconosciuto, invece, il nome dell’attore che interpreterà il fedifrago Dan Gallagher che deve difendersi dall’amante che non si rassegna ad essere abbandonata dopo un weekend di passione.

La storia che è diventata, anche grazie alla bravura dei due attori, un fenomeno culturale alla fine degli anni Ottanta, fino ad oggi è stata raccontata solo da un punto di vista maschile. Il reboot vedrà invece prevalere la parte femminile della sceneggiatura originale. Ai tempi del MeToo non potevamo aspettarci nulla di differente e la sceneggiatrice, donna, Alexanda Cunningham, racconta a Deadline, che «Il nuovo Fatal attraction è una radicale rivisitazione della trama classica. Matrimonio e infedeltà così come i disturbi della personalità i temi esplorati, ma attraverso la lente contemporanea di donne forti che non hanno paura del giudizio maschile».

Scordate quindi la versione Alex-Glenn che cerca in tutti modi di rovinare una famiglia e merita di morire. La signora Forrest è una donna gravemente malata di mente, le cui fragilità vengono deliberatamente sfruttate da Dan per soddisfare il proprio piacere, senza alcuna coscienza o senso di responsabilità.

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Sui social i fan di uno dei primi thriller psicologici per eccellenza hanno gridato allo scandalo. Ma l’immediata risposta è arrivata a sostegno di persone malate di mente stigmatizzate per decenni mentre i veri colpevoli rifuggivano le conseguenze della loro condotta: «Inaccettabile pensare che, quando il film uscì, ricevette addirittura sei nomination all’Oscar», scrivono su Twitter.

A quei tempi la pellicola ha sicuramente messo in guardia molti uomini dalle insidie dell’infedeltà: un’innocua scappatella di un weekend non è mai così innocua e può trasformarsi in un attimo in una terrificante persecuzione.

Ma Attrazione Fatale è molto più dell’eterna lotta maschilismo-femminismo: descrive una donna con una personalità borderline che viene allontanata bruscamente da colui che crede essere l’uomo ideale. Ecco perché ridurre le azioni di Alex a quelle tipiche di una donna ossessionata da un uomo sposato è troppo semplicistico.
Il fine settimana di sesso estremo accompagnato da divertimento, intimità e tenerezze (cena romantica, passeggiata al parco col cane mano nella mano) hanno dato il via a uno scompenso psicologico importante; così quando Dan ritorna dalla sua famiglia, Alex comincia ad accusare sintomi di ansia e panico tanto da tentare il suicidio. Ma Alex non ha nessuna intenzione di morire: vuole solo essere salvata da Dan, pensando di costringerlo a rimanerle accanto.

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Come sappiamo bene, la disperazione di Alex si intensifica fino a una vera e propria persecuzione: telefona sul posto di lavoro, si presenta sotto casa fingendosi una potenziale acquirente, rintraccia Dan fino al nuovo domicilio, uccide il loro coniglietto, danneggia l’auto di Dan e rapisce la figlia della coppia. Ma se fino ad oggi, in qualche modo, il pubblico ha sempre empatizzato con Micheal Douglas, nonostante la sua evidente natura di traditore aggressivo, ora sembra essere arrivato il momento di stare dalla parte di Glenn Close. Anzi di Lizzy Caplan.

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