Ema Stokholma vittima di “upskirting”

  • 26 06 2020
La dj Ema Stockholma durante il sound check prima di uno spettacolo a Torino è stata ripresa di nascosto con un cellulare lasciato appoggiato su una cassa e puntato sotto la sua gonna. È una molestia che in inglese si chiama upskirting. A raccontare l’accaduto è la stessa conduttrice e modella su Instagram

«Faceva caldo, avevo un vestito estivo», racconta Ema Stokholma, la disc jockey, conduttrice e modella francese con cittadinanza italiana, «ero con il mio manager, che è anche il mio migliore amico, e un’altra decina di persone. Quando ho raccolto quel cellulare, accanto alla cassa, mi sono accorta che c’era un video delle mie parti intime di dieci minuti. E c’erano anche altri video così, di altre ragazze, tutti lunghissimi…».

«L’ho portato dalle guardie, gli ho parlato, sempre col sorriso e la tranquillità, perché non bisogna essere violenti. Anche queste persone vanno aiutate. Ma non si deve fare finta di nulla: bisogna denunciare». Anche «per evitare che in futuro queste persone commettano cose ancora peggiori», ha raccontato la Dj in una storia sul suo profilo Instagram spiegando quanto accaduto durante il sound check del suo ultimo spettacolo a Torino quando è stata appunto ripresa di nascosto con un cellulare lasciato per terra con la telecamera rivolta verso le sue parti intime.

Ovviamente è arrivato subito l’appoggio, oltre che dei colleghi, anche delle istituzioni e il sindaco di Torino, Chiara Appendino, ha condiviso la video-denuncia della conduttrice su Facebook, per ringraziarla del coraggio che ha mostrato nel denunciare quanto le era accaduto. «Non posso che tornare a ribadire l’urgenza di un’azione sociale e culturale affinché venga messa una volta per tutte la parola fine a queste vergognose azioni. Solo pochi giorni fa avevo parlato della necessità impellente, per tutta la società, di rompere il silenzio davanti a ogni genere di violenza che viene consumato nei confronti delle donne».

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L’infanzia difficile in Provenza

Nata a Marsiglia, in Provenza, nel dicembre del 1983 dalla fugace relazione tra un bellimbusto italiano, “scappato” nel Belpaese prima della sua nascita – non proprio un gentleman – e una ragazza francese, Morwenn Moguerou, questo il suo vero nome, cresce con la madre e il fratello maggiore tra il Sud della Francia e la Bretagna, trascorrendo però un’infanzia e un’adolescenza molto difficili a causa delle continue violenze della madre, sia fisiche che psicologiche, verso lei e il fratello. Tenta più volte di fuggire da casa ma riesce nell’intento solo a 15 anni quando raggiunge il padre a Roma. Come è prevedibile immaginare, dopo 15 anni, per l’adolescente è difficile instaurare un vero rapporto con la figura paterna fino ad allora mai presente nella sua vita. È per questo che rimane con il genitore solo pochi mesi prima di cercare e trovare la sua indipendenza (precoce).

Il libro “verità” sulla madre

Ema Stokholma – ha scelto di chiamarsi così ispirandosi alla canzone Stoccolma di Rino Gaetano perché la “erre moscia” francese rendeva impronunciabile il suo nome – ha sempre dimostrato di avere coraggio, non solo oggi con la denuncia del deprecabile video, ma anche svelando gli incubi e i soprusi del suo passato, al tempo in cui il suo nome era ancora Morwenn Moguerou. Lo ha fatto scrivendo un libro che attraverso la sua esperienza individuale riesce a raggiungere sentimenti universali, a insegnare che dal dolore si può uscire, che si può sbagliare e cambiare, che il lieto fine è possibile. “Per il mio beneè una storia vera e un romanzo indimenticabile, che riesce a raccontare il “male” con un linguaggio immediato e diretto, con uno stile crudo e durissimo ma allo stesso tempo tenero che tocca le corde più profonde dell’animo umano.

Vi anticipiamo solo l’incipit perché da queste poche parole, siamo certi, vi verrà voglia di leggerlo d’un fiato: «Non sei mai al sicuro in nessun posto». Neanche a casa. Perché Morwenn, a soli cinque anni, ha paura di un mostro, un mostro che non si nasconde sotto il letto o negli armadi, ma vive con lei, controlla la sua vita. Un mostro che lei chiama «mamma». La persona che dovrebbe esserle più vicina, che dovrebbe offrirle amore e protezione e invece sa darle solo violenza e odio. La picchia, la insulta, le fa male sia nel corpo che nell’anima. A lei e a Gwendal, suo fratello, di pochi anni più grande. Morwenn prova a fuggire, ma la società non lascia che una bambina così piccola si allontani dalla madre, e tutti sembrano voltarsi dall’altra parte davanti alle scenate e ai lividi. Così, aspetta e prega per una liberazione…

La Tv e l’amore per l’Italia

Ema Stokholma adora il nostro Paese: l’Italia è stata in grado di regalarle una seconda vita oltre che il successo. Prima come modella per maison come Dolce & Gabbana, Fendi, Valentino e Versace. Poi come Disc jockey, la sua passione diventata anche lavoro. Infine nel 2013 fa il suo debutto nella televisione italiana, conducendo l’aftershow degli MTV Italian Awards; partecipando ai programmi Jump! Stasera mi tuffo e Aggratis!; e, nel frattempo, inizia anche a lavorare come speaker radiofonica per Rai Radio 2, conducendo Back2Back insieme a Gino Castaldo. Poi arriva la conduzione del programma televisivo Challenge4 e la partecipazione al reality Pechino Express che vince in coppia con Valentina Pegorer. Dal 2018, per Rai Radio 2, conduce la diretta del Festival di Sanremo e la finale dell’Eurovision Song Contest e quest’anno si è persino aggiudicata la conduzione del PrimaFestival su Rai 1, affiancata da Gigi e Ross.

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