Fabio Volo
Fabio Volo, 49 anni

Fabio Volo: «I 50 anni? Ma se sono in crisi da una vita!»

«O, almeno, da quando ne ho memoria» rivela Fabio Volo, in testa alle classifiche con il nuovo romanzo. E però lo considera un buon segno: «Perché mi aiuta a indagare su di me». Lo fa anche in questa intervista, parlando di genitori, figli e... minestrone

Quando lo chiamo sta preparando il minestrone «perché, dopo un weekend in Puglia a presentare il libro, ho bisogno di disintossicarmi un po’». Non mi stupisce. Sui social è facile imbattersi in Fabio Volo che cucina (durante il lockdown io ho imparato a fare la focaccia grazie a lui). E non mi stupisce nemmeno la sua ironia – «Se stessi preparando una crêpe questa intervista sarebbe più allegra!» – mescolata a riflessioni sulla vita, la famiglia, l’amore.

L’ultimo romanzo di Fabio Volo

Lo stesso mix che da anni caratterizza il suo programma su Radio Deejay, Il Volo del mattino, e che dal 2001 – data di pubblicazione di Esco a fare due passi – connota i suoi romanzi. L’ultimo si intitola Una vita nuova (Mondadori, come tutti gli altri): racconta di Paolo e dell’amico Andrea e di un viaggio in macchina, dalla Puglia a Milano, alla ricerca della felicità. I temi che Fabio Volo mette “sul piatto” in questo libro sono tanti. Su tutti, la crisi di mezza età. Uomini che all’improvviso si rendono conto che nella loro vita qualcosa deve cambiare. «Crisi di identità e di mezza età. Crisi su cosa faremo da qui in avanti» chiarisce Volo, 50 anni il prossimo giugno. «Quando ci arrivi è il momento in cui dici: “Ok, avevo dei sogni. Ho impostato la mia vita per inseguirli, li ho realizzati, e ora? Vado avanti su questa strada o lascio spazio ad altri sogni? Ti devi chiedere se la vita che stai vivendo è il risultato degli ultimi 20-30 anni, e se ti piace ancora».

Fabio Volo ha sempre sognato in grande

Fabio Volo ha sempre sognato in grande per spiccare il volo (appunto) da Brescia, dove è cresciuto, e realizzare ciò che voleva. Non si è mai risparmiato: radio, libri, cinema. Tante letture e tanti scambi con gente che ne sapeva più di lui, per stare al passo. E alla fine per i tantissimi che lo seguono è diventato quasi un guru. «A me piace molto il mio lavoro, a differenza del protagonista del romanzo che invece non ha più il “grip”, come dicono gli inglesi. Scrivo romanzi perché mi piace, conduco in radio perché mi diverte, e sono fortunato perché va tutto bene. Però non ho mai consegnato la mia identità a ciò che faccio: è importante, sì, ma io non mi identifico con il Fabio Volo che vende libri e ha un programma di successo. Quello è lavoro. Quando finisco sono a casa a fare il minestrone, per dire (ride, ndr). Non consegno nemmeno la mia felicità a quella roba lì».


«Alla mia età arriva il momento in cui ti chiedi: ho realizzato i miei sogni? Mi piace ancora la vita che faccio?»


E i sogni? Gli chiedo. «Sono sempre quelli: esprimere la mia creatività e godermi la vita che mi resta». Insomma, dietro il personaggio Fabio Volo c’è Fabio Luigi Bonetti, in crisi da quando ha memoria: «Alle elementari già mi facevo le grandi domande. Però le crisi sono un buon segno, ti fanno valutare bene le cose. E scrivere oggi mi aiuta anche a indagare, è come una seduta di autoanalisi».

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La crisi di una coppia

Chi lo segue da anni forse ricorda quando in radio era alla ricerca dell’anima gemella o quando, col regista e scrittore Silvano Agosti, disquisiva di massimi sistemi. Sempre in bilico fra due estremi, il pop e il “peso”. Nel nuovo romanzo – come nel precedente Una gran voglia di vivere del 2019 – parla della crisi di una coppia. Lui si è separato dalla compagna Johanna Maggy, con cui ha 2 bambini: Sebastian e Gabriel, di 8 e 6 anni.

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«Ho sempre desiderato fare il padre, non solo il genitore. Per farlo bene voglio essere presente, e perciò rinuncio a degli spazi per me». In Una vita nuova scrive che quando due persone non stanno più bene insieme è meglio che si lascino, per il bene dei figli. «I bambini sono animali istintivi, avvertono i silenzi, le frasi non dette, le tensioni. Non concepiscono che papà e mamma vivano sotto lo stesso tetto senza una tenerezza o una carineria. Compito di un genitore è essere onesto, non insegnare che l’amore e il matrimonio sono questa cosa. Ma anzi mostrare che la felicità, o quantomeno il tentativo della felicità, è uno stato a cui tendere, altrimenti diventeranno degli adulti “arresi”. Per questo come genitore ho l’obbligo di essere felice: mio figlio ricercherà la felicità se la vede nei miei occhi, nella mia vita».

Nelle sue parole ci sono critiche e autocritiche. E nel romanzo non risparmia nemmeno la madre chioccia. «Le mogli si lamentano dei mariti mammoni, ma sono le donne che tirano su gli uomini così. Riversano sui figli le frustrazioni che hanno col marito e li rendono dipendenti». Gli ribatto: sai che molte, leggendoti, si arrabbieranno? «Ma è così. Quando avevo 35 anni mia mamma mi diceva: “Portami la biancheria quando torni a Brescia che te la lavo io”. E io ero contento perché era comodo. In Islanda invece i bambini di 8 anni fanno la lavatrice. Le nostre amiche ci dicono: “Sanno usare l’iPad e il cellulare. Che sarà mai mettere il programma 4?”».

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Il rapporto col padre

Il centro di tutto, alla fine, è il rapporto col padre. «Questo è il mio romanzo di formazione e di liberazione». Liberazione da cosa? «Dai sensi di colpa, dall’incapacità di gioire senza temere che poi mi cada una lavatrice in testa. Hai presente quella pubblicità di un chewing gum di qualche anno fa? Ecco, io ho vissuto sempre così. Appena raggiungevo un traguardo pensavo: “Oddio, e ora cosa mi succede?”. Sono cresciuto in una famiglia bella, affettuosa, ma per mio padre essere felici era una cosa di cui quasi bisognava vergognarsi perché prima c’era il sacrificio».

Nell’incipit del libro il padre è il gigante buono, e Volo scrive: “Da bambino gli ho chiesto di volare per me, mi ha risposto che non sapeva farlo. Ero convinto che si sbagliasse”. «Ovviamente il volo era metaforico: è il simbolo della leggerezza, della felicità. Il padre del libro non è il mio, ma gli assomiglia molto: ho dovuto accettare che fosse così, ma non per questo debbo esserlo io». Rimane un sospetto: quanto c’è di lui in questo romanzo? «I dubbi e le paure che metto nei miei libri di solito sono molto autobiografici, poi ovviamente li esaspero: i conflitti sono sempre più forti, le domande esistenziali accentuate. La storia è inventata ma i sentimenti e le emozioni, quelli sì, sono veri».

Film Per tutta la vita
Al cinema
Fabio Volo con Ambra Angiolini nel film Per tutta la vita: sono una coppia
che scopre di non essere sposata.

Bestseller in libreria

È subito balzato in testa alle classifiche dei libri più venduti, come gli altri 10 scritti da Fabio Volo, Una vita nuova (Mondadori). Racconta di due amici, Paolo e Andrea, in viaggio dalla Puglia a Milano su una spider rossa (come quella a cui Volo si appoggio nella foto di apertura di questo articolo: «È stata presa per la promozione el libro, ma mio padre aveva davvero una macchina così!»). Durante il viaggio, Paolo e Andrea ripenseranno alla propria esistenza e ai loro rapporti. E ne usciranno cambiati.

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