Il 22 novembre 1963, nel giorno dell'assassinio di suo marito, la First Lady Jackie Kennedy indossava un vestito rosa confetto. L'abito, macchiato di sangue non è mai stato lavato e non potrà essere esposto al pubblico fino al 2103. Scoprite perché

Ciclicamente, oggetti, gioielli e abiti appartenuti a personaggi illustri, vengono messi all’asta dalla famiglia per i più svariati motivi. Nella maggior parte dei casi per buone cause come ad esempio il sostegno ad enti di beneficienza. In altri, per far fronte ai debiti degli eredi che si sono dimostrati incapaci di gestire il patrimonio. Durante le aste si può trovare davvero di tutto.

Sapevate che la Bibbia personale di Elvis Presley è stata battuta per 94 mila dollari? E i suoi boxer per ben 8 mila dollari. Una radiografia di Marilyn Monroe, risalente al 1954, è stata venduta per 45 mila dollari in un’asta a Las Vegas nel 2010, mentre il vestito che l’attrice indossò durante il famoso “Happy birthday Mr. President” a John F. Kennedy venne venduto per l’esorbitante cifra di 4,6 milioni di dollari. Alcuni documenti scritti da Einstein, in cui spiegava la teoria della felicità, sono stati venduti addirittura per 1,3 milioni di dollari. Nel 1960, il cantante dei Beatles John Lennon diede un suo dente alla sua domestica e la donna ha conservato la “reliquia” fino al 2011 vendendola poi all’asta per 31 mila dollari. E la camicia da notte che Audrey Hepburn indossava nel film Colazione da Tiffany è stata venduta per 470 mila dollari. Si è disposti a spendere veri e propri patrimoni pur di possedere un pezzetto di storia.

Il 9 dicembre sarà messo in vendita (a dire il vero per la terza volta) il più iconico degli abiti da sera di Lady Diana, quello in velluto blu di Victor Edelstein indossato dalla principessa del Galles nel 1985 in occasione di un gala alla Casa Bianca a cui aveva partecipato anche John Travolta: i due hanno conquistato la sala con il loro ballo, su richiesta dell’allora first lady Nancy Reagan. Chissà quale cifra raggiungerà…

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Ovviamente anche molti effetti personali appartenuti alla più elegante delle First Lady americane, Jackie Kennedy (poi Onassis), sono stati battuti all’asta per centinaia di migliaia di dollari. Tanti gli abiti venduti e passati di mano in mano quasi volessero possedere più vite. Tutti tranne uno. Quello che Jackie indossava il giorno in cui spararono al marito John Fitzgerald Kennedy. Quello che si macchiò di sangue ma che lei non si tolse fino al giorno successivo. Quel tailleur rosa acceso Chanel in lana bouclé a doppiopetto con bottoni dorati, tasche e colletto bordati blu, che divenne il simbolo di ciò che era accaduto al presidente degli Stati Uniti. Un simbolo che però resterà segreto per volere della figlia Caroline e che per ammirare dovremo attendere altri 84 anni, come spiega il Washington Post rivelando solo in questi giorni che l’abito resterà «nascosto» fino al 22 novembre 2103 (a 140 esatti dalla morte dell’allora Presidente).

Conservato al National Archives and Records Administration’s College Park, nel Maryland, come scrive il New Yorker, l’abito rosa si trova in una teca in grado di mantenere sotto controllo umidità e temperatura per evitare qualsiasi tipo di contaminazione: «È conservato in una stanza senza finestre con un’umidità mantenuta al quaranta per cento; l’aria viene cambiata sei volte ogni ora. Il prezioso tessuto vale più di un reperto preistorico, più di un diamante raro», fanno sapere dall’Ufficio del governo federale. 
In base all’accordo stipulato con la famiglia Kennedy, e in particolare con la figlia Caroline, unica sopravvissuta, il completo non potrà essere esposto al pubblico fino al 2103 «per evitare che l’esposizione causi dolore o sofferenza all’intera famiglia nel ricordo della tragedia e per non disonorare la memoria dei miei genitori», riporta il quotidiano americano. Solo dopo quella data, gli eredi potranno decidere se rinnovare per altri 100 anni l’accordo di segretezza, se venderlo all’asta oppure esporlo in un museo. Finora nessuno, a parte la madre della First Lady lo ha visto: «Jackie infilò il vestito in una scatola sulla quale scrisse la data della morte di JFK e lo spedì alla madre Janet Lee Auchincloss che a sua volta conservò il Chanel in soffitta per poi darlo al National Archives del Maryland», conclude il New Yorker riportando i dettagli dell’accordo stretto dall’illustre famiglia con il Governo degli Stati Uniti.

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