Nadia Toffa: a un anno dalla morte il ricordo de Le Iene

  • 10 08 2020
Giovedì 13 agosto, a un anno dalla scomparsa, "Le Iene" rendono omaggio a Nadia Toffa con una puntata speciale fatta di racconti e immagini che ripercorrono i momenti più importanti della sua vita, dal primo servizio fino alla malattia. Eccoli

Per tenere fede al grande cuore di Nadia Toffa, che il 10 giugno scorso avrebbe compiuto 41 anni, sua mamma, Margherita, al fianco della figlia fino all’ultimo respiro, ha cercato di continuare il lavoro di Nadia attraverso la Fondazione dedicata alla sua memoria. Ed è proprio su quella pagina Facebook della Fondazione Nadia Toffa, che ha scritto un commovente post: «Oggi, 41 anni fa, nasceva il nostro tesoro: l’argento vivo della forza di Nadia è ancora con noi, intorno a noi e dentro di noi. Ha trascorso una vita piena e intensa, siamo stati inondati dal suo amore e dal suo entusiasmo, che sentiamo forte ancora nel cuore. La immaginiamo gioiosa e serena tra gli angeli e nella pace dell’amore di Dio. Questo ci conforta e ci dona la forza di continuare a trascorrere ogni giorno con il suo coraggio, apprezzando la vita come un dono, come lei ci ha sempre insegnato». È proprio da qui che anche noi, a un anno dalla sua morte, vogliamo ricordare la storia di questa “guerriera”, perché è così che vengono definite le persone che hanno lottato e lottano ogni giorno contro il cancro, di una donna che ha sempre creduto nella vita e nella grande forza del sorriso.

La malattia che ha colpito Nadia Toffa l’ha avvicinata alla sofferenza di tante persone che hanno potuto rispecchiarsi in lei e sentirsi così meno sole e più capite. Il libro postumo dal titolo “Non fate i bravi-La testimonianza che ci ha lasciato”, rivela i suoi pensieri degli ultimi mesi, tra febbraio e giugno del 2019, quando, dopo i molti attacchi subiti sulla rete in seguito al suo primo libro “Fiorire d’inverno”, Nadia scelse di non replicare mettendo fine alle polemiche.

L’ultimo libro di Nadia Toffa

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Il suo desiderio, espresso alla mamma Margherita, era che i testi da lei scritti fossero pubblicati, per non nascondere nulla e continuare a essere se stessa fino alla fine. Il libro è necessario «per l’umanità, la carica vitale e l’esempio che Nadia ci ha lasciato», ha scritto don Patriciello, parroco simbolo della lotta contro la “Terra dei Fuochi” in Campania, a cui la giornalista dedicò diversi servizi, anche questi al centro di polemiche. Indimenticabili le parole del parroco nel giorno dei suoi funerali: «Nadia, sei stata capace di mettere l’Italia sottosopra, capace di unire il Nord e il Sud, la Terra dei Fuochi con Brescia. Sei entrata nel cuore di tutti, cosa strana». E poi, rivolgendosi al pubblico: «Nadia non è stata solo apprezzata e stimata, Nadia è stata amata, abbiamo verso di lei un forte debito di riconoscenza». E oggi questo amore continua attraverso i suoi fan che mantengono attivi profili social a suo nome.

Ecco i momenti più significativi dei dieci anni di carriera di Nadia

2009: Il primo servizio da inviata

Nadia Toffa realizzò il suo primo servizio con l’autore Riccardo Festinese, che ricorda: «Aveva questa pettinatura pazzesca e parlava un bresciano insopportabile che cercavamo di strapparle via! Il capo (Davide Parenti, ndr) mi disse, prendi questa qui e falle fare questo pezzo».

2011: La prima “aggressione”

«Lei ha pianto ma non ha voluto che il suo pianto fosse messo all’interno del filmato, considerandola una propria debolezza», racconta l’autore Marco Fubini. Era il 2011 e in quell’anno a condurre lo show c’erano Ilary Blasi, Luca Argentero ed Enrico Brignano che, durante la diretta, tolsero a Nadia il collare cervicale che aveva intorno al collo, acclamando il coraggio che aveva dimostrato durante quella prima aggressione.

2013: la prima volta a Taranto per la città

«Era appena uscito uno studio epidemiologico dell’Ilva secondo cui a Taranto si moriva per colpa dell’incremento di alcool e sigarette. Lei leggendo questa notizia mi disse che non era possibile e che avrebbe voluto farne un servizio. Mi ricordo che fin dal primo incontro con il primo ragazzo intervistato nacque un grande amore per la causa», ricorda Riccardo Spagnoli (autore) parlando di quel servizio realizzato con Nadia. Partì così il suo grandissimo impegno a sostegno della città e dei suoi abitanti. Nel 2017 Nadia è stata anche madrina della campagna “Ie Jesche Pacce Pe Te”, realizzata dal gruppo “Amici del Mini Bar” del quartiere Tamburi di Taranto, con cui partecipò alla raccolta fondi – tramite la vendita di magliette che recitavano quello slogan – destinata alla realizzazione del reparto di pediatria dell’Ospedale Santissima Annunziata di Taranto. Il 25 settembre 2019 il reparto di oncoematologia pediatrica è stato a lei intitolato.

2016: Il servizio sulla medicina non convenzionale e Eleonora Brigliadori

Il 2016 fu l’anno in cui la giornalista, tra gli altri servizi, mostrò i metodi “da santone” con cui la showgirl Eleonora Brigliadori sosteneva di poter allontanare le malattie attraverso il “metodo Hamer” che si basava sull’auto-guarigione attraverso la mente.

Open Space

“OpenSpace” – la sua prima esperienza da conduttrice in studio – è stato il primo social talk della televisione italiana, un mezzo diretto fra il pubblico e i vari personaggi dello spettacolo, della politica o dello sport invitati in studio a rispondere a domande dirette formulate in rete, tramite il sito web del programma dai telespettatori.

2017: Tutti con il fiato sospeso

Era il 2 dicembre 2017 e Nicola Savino, Matteo Viviani e Giulio Golia diedero la notizia in diretta. Poco prima delle 13.00 arrivò in redazione una telefonata in cui dissero che Nadia era svenuta all’interno della hall di un albergo di Trieste, città in cui l’inviata stava girando un servizio per “Le Iene”. Soccorsa immediatamente e trasportata in ospedale, avvisarono che il suo era un “codice rosso”.

2017: La prima intervista dopo il malore

Il giorno successivo al malore venne trasferita da Trieste a Milano con un elicottero e dopo due giorni venne operata. Lei vedeva “Le Iene” in televisione e voleva rientrare, come un bambino vuole tornare a giocare, ma i medici lo impedirono. Venne così organizzata un’intervista a casa sua. In quell’intervista Nadia dichiarò: «Io non ricordo il malore, ma mi ricordo l’ambulanza. Nella mia vita non l’avevo mai presa. All’inizio ho pensato fosse successo un incidente perché sentivo un’ambulanza, ma dopo un po’ mi sono resa conto che forse sentivo la sirena un po’ troppo vicina. Quindi ho realizzato e mi sono detta: “Vuoi vedere che è la mia ambulanza?” Ero lucida, ma non mi sono resa conto di ciò che stava accadendo, della gravità. Nessuno sapeva cosa avessi. Stare in ospedale ti riporta un po’ al succo delle cose…rivaluti anche la fisicità, le cose basilari».

2018: la dedica di Jovanotti

«Un mese dopo questo suo ri-debutto televisivo, il male che aveva colpito la Toffa tornò facendo diventare necessario un secondo intervento» ricorda Davide Parenti. «Nadia lo affrontò e dopo pochi giorni era già sul palco di Jovanotti, a sgambettare con lui. Con Nicola Savino aveva fatto un’incursione sul suo palco durante il concerto, costringendo l’artista a indossare i panni da Iena. E Jovanotti rispose prendendola in braccio e dedicandole “Bella”».

2019: Le ultime apparizioni

«E poi ci fu l’ultima puntata che riuscì a fare, il 5 maggio del 2019, che corrisponde anche all’ultima volta in cui molti di noi l’hanno vista. Non riusciva più a camminare così, a telecamere spente, l’aiutammo a raggiungere il centro del palco. Partì il balletto e lei era presente, non in grado di muoversi, ma di sorridere» ricorda Davide Parenti.

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