Le nuove scrittrici hanno vent’anni (e sono bravissime)

Le giovani della Generazione Z sono il fenomeno letterario del momento. Vincono concorsi, postano poesie sui social o autopubblicano romanzi grazie al web. Spinte dal bisogno di raccontare le loro passioni e idee, speranze e paure. Così conquistano i coetanei e si fanno notare dalle case editrici

Quando, lo scorso ottobre, è salita sul palco per ritirare il premio internazionale di letteratura Città di Como per l’opera inedita, è stata una sorpresa per tutti. Margherita Nani, 18 anni, di Roma, è riuscita a sbaragliare la concorrenza di autori più maturi e smaliziati con una biografia romanzata del medico nazista Josef Mengele. Nessuno si aspettava che il premio, con pubblicazione del libro da parte di Brioschi editore, potesse vincerlo una ragazza così giovane con un argomento così complesso.

Il romanzo si intitola “L’ospite” ed è ora in libreria. «Ho iniziato a scriverlo a 16 anni» ha detto Margherita al Salone del Libro di Torino davanti a una platea attenta e curiosa. «Ho letto tutti i saggi storici disponibili sulla figura di Mengele. Ho visto i film che ne parlano. Ho cercato di ricostruire fedelmente gli scenari e le ambientazioni». Adesso si sta preparando al test di ammissione per l’università, ha un romanzo nel cassetto in attesa di editore, e ne sta scrivendo un terzo.

Marzia Sicignano, classe 1997, ha già all’attivo 2 novel di successo

Sono “Io, te e il mare” e il nuovo “Aria”, appena uscito. La sua storia parte dai social. «Ho iniziato 3 anni e mezzo fa, aprendo le mie pagine su Instagram e su Facebook per pubblicare poesie e pensieri. Mi hanno seguito in migliaia e così mi ha notato Mondadori. Postare sui social mi ha permesso di arrivare a tante persone e farmi conoscere dalle case editrici. Ma a spingermi è stata la voglia di essere ascoltata: ero diventata una persona un po’ chiusa e scrivere mi permetteva di esprimermi» dice.

Il risultato è un misto di narrazione e poesia, quasi sperimentale. I suoi libri parlano dell’amore «come veicolo per portare alla luce tante emozioni: l’insicurezza, l’inadeguatezza rispetto ai sentimenti, il non sentirsi all’altezza degli altri, la fragilità». Temi cari ai giovani, che si identificano nelle storie: così scatta l’empatia tra l’autrice e i suoi lettori.

Helena Paoli ha pubblicato il primo romanzo a 17 anni, ora ne ha 20

Studia Lettere moderne a Bari, parla di libri sul suo blog HeleNarrazioni e adesso anche attraverso un canale YouTube «per sentire altri pareri, confrontare i punti di vista». A 15 anni aveva già un manoscritto, l’ha spedito a diverse case editrici seguendo le indicazioni sui siti web, e una piccola realtà editoriale, Bibliotheka edizioni, le ha risposto. Così sono usciti 2 volumi della serie “Cronache dell’eternità”. Quest’anno ha pubblicato “La maga tessitrice” (Fanucci), primo capitolo di una nuova saga che unisce mito, magia e sentimenti. La sua scrittura è piena di riferimenti alle letture che ha fatto: «Mentre finivo “La maga tessitrice” stavo preparando un esame sulla tragedia Giulio Cesare di Shakespeare, poi mi sono accorta che involontariamente mi aveva influenzato».

Ha scelto di scrivere libri fantasy perché «è un linguaggio che arriva ai giovanissimi e riesce a comunicare attraverso le immagini». Come fanno Il trono di spade o Il signore degli anelli «che sono pieni di metafore. Il mio obiettivo è provocare domande in chi legge e parlare di ciò che ci circonda. Nella “maga”, per esempio, ci si chiede: cosa significa veramente essere liberi?». Differenze rispetto alle generazioni precedenti? «Il desiderio di appartenenza» spiega Helena. «Per questo forse oggi ci sono tanti bookblogger: essere membri di una community di lettori dà un senso di conforto».

Debora Omassi, 26 anni, dopo aver lavorato nel mondo della moda, adesso è libraia

«Ho iniziato a 19 anni scrivendo per una rivista letteraria, poi ho pubblicato la prima raccolta di racconti, “Fuori si gela”, per Fernandel nel 2016» racconta. È autrice di “Libera uscita” (Rizzoli), romanzo che trae spunto dalla sua esperienza da arruolata nell’esercito e narra la ricerca di una femminilità. Per lei, come per gli altri autori della Generazione Z (quella nata dopo il 1995) la scrittura è un bisogno: «L’urgenza di esprimere una solitudine che non avrei potuto raccontare in altro modo».

«Questa generazione di scrittori è l’equivalente dei trapper nella musica: giovani che hanno fame di mondo, voglia di far ascoltare la loro voce, desiderio di sentirsi protagonisti della propria vita» spiega Marco Magnone, autore di libri per ragazzi (l’ultimo è “La mia estate indaco”, Mondadori) che tiene corsi di scrittura alla Scuola Holden. Con i suoi 38 anni è il fratello maggiore di questi “teen writer”. «Il filone forse si è aperto con Antonio Dikele Distefano, che nel 2014 ha autopubblicato “Fuori piove, dentro pure, passo a prenderti?” e poi ha avuto successo con “Prima o poi ci abbracceremo” e gli altri romanzi (editi da Mondadori, ndr). Sono ragazzi aiutati dalla tecnologia, che ha consentito loro di avere un rapporto diretto e un confronto coi lettori tramite i blog, i social, Wattpad. La novità è l’emergere di una dimensione collettiva delle storie. Vivere insieme la passione per la narrativa». E guai a dire che non siano veri autori. «Noi adulti arricciamo il naso perché usano YouTube, sperimentano» conclude Magnone. «Ma la verità è che spesso facciamo fatica ad accettare che le cose cambiano».

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