Arriva “We Are Who We Are”, la nuova serie di Luca Guadagnino

Il 9 ottobre arriva su Sky Italia la serie diretta dal regista italiano, già proclamata dai media americani come una delle più belle dell’anno. Ecco perché, secondo noi, dovresti guardarla

Debutta il 9 ottobre su Sky Italia We Are Who We Are, la serie prodotta da Sky in collaborazione con il canale americano Hbo e diretta da Luca Guadagnino, già regista di Io sono l’amore, Suspiria e Chiamami con il tuo nome (film che nel 2018 ha vinto l’Oscar come miglior sceneggiatura). Anche per il suo debutto televisivo, Guadagnino ha scelto di raccontare una storia di formazione: We Are Who We Are, infatti, segue le vicende di alcuni ragazzi in un’immaginaria base americana in Veneto, che il regista ha scelto di posizionare vicino Chioggia.

Affronta argomenti complessi, come  la ricerca della propria identità, il conflitto con i genitori e i compagni, l’abuso di sostanze e la scoperta della propria sessualità, in maniera delicata ma senza fronzoli. I protagonisti sono due giovani ragazzi, Fraser e Caitlin, interpretati rispettivamente da Jack Dylan Grazer (già visto in It e Beautiful Boy) e dall’esordiente Jordan Kristine Seamón. Ci ritroverei le atmosfere rarefatte e la poetica cinematografica del regista italiano, ma anche un punto di vista interessante sui giovani di oggi e il modo in cui affrontano la vita.

Di cosa parla We Are Who We Are

Scritta da Guadagnino insieme allo scrittore Paolo Giordano, We Are Who We Are racconta la storia di alcuni adolescenti che si ritrovano a vivere in una base militare americana in Italia. La serie inizia con il trasferimento da New York a Chioggia di Fraser con le sue due madri, Sarah (interpretata da Chloë Sevigny) e Maggie (interpretata da Alice Braga): Sarah è infatti pronta a ricoprire il ruolo di nuovo comandante della base. Sin da subito, si ha l’impressione che Fraser, interpretato dal bravo (e giovanissimo, ha solo 17 anni!) Grazer, sia un ragazzino molto intenso, con la sua zazzera biondo ossigenata e il look da ribelle, e si intuisce anche che ha un rapporto difficile con Sarah, la quale non è inflessibile con lui come lo è sul lavoro.

La sua vicina di casa è la coetanea Caitlin, con la quale Fraser stringe una bella e intensa amicizia, una ragazza che ha l’abitudine di vestirsi da maschio e andare a bere per i bar della città. Suo padre è interpretato dal rapper Kid Cudi. La storia si svolge durante la campagna presidenziale del 2016, quella che visto vincere Donald Trump contro Hillary Clinton, e si scoprirà che Caitlin e suo padre sono due ardenti sostenitori del futuro presidente. Il loro rapporto, però, cambierà molto quando la ragazza inizierà a frequentare Fraser, rivelandone tutte le difficoltà.

Come è stata accolta all’estero

Essendo una co-produzione Sky e Hbo, We Are Who We Are ha debuttato prima negli Stati Uniti, lo scorso 14 settembre, e poi in Italia. È stata universalmente accolta molto bene, sia per la cinematografia di Guadagnino, sempre molto apprezzata all’estero, sia per il modo in cui parla degli adolescenti di oggi. Su Vulture, uno dei media più autorevoli in fatto di cinema e tv, Jen Chaney ha scritto che la serie «Non è un programma televisivo tradizionale. È poesia. È una fotografia di un momento nel tempo. Ogni episodio è un invito a sedersi all’interno di quei versi e immagini e ad apprezzarli, senza giudizio».

Noor Brara sul New York Times, invece, si sofferma sul ritratto che la serie fa dei cosiddetti “third culture kids”, ovvero i ragazzi che hanno genitori di differenti etnie e nazionalità e sul percorso formativo che attraversano durante l’adolescenza, quando alla normale ricerca di sé stessi tipica di quell’età si aggiunge la necessità di conciliari fattori culturali diversi e spesso in contrasto tra loro. «L’idea che il senso di appartenenza sia sfidato dallo scambio di culture non è certo una rivelazione. Ma raramente si sentono le storie dei cosiddetti “ragazzini di terza cultura” e dei mondi privati, nomadi, in cui sono cresciuti, segnati da un certo disorientamento condiviso e dalla sensazione che la casa sia ovunque e in nessun posto contemporaneamente». È quello che Guadagnino tenta di fare in We Are Who Are, lasciando che siano gli stessi ragazzi a parlare di sé stessi, e uno dei motivi principali per cui la serie va assolutamente vista.

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