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Care bambine, siate ribelli

Da Cleopatra a Serena Williams passando per Rita Levi Montalcini: Storie della buonanotte per bambine ribelli presenta modelli femminili reali a cui ispirarsi. Le autrici, Elena Favilli e Francesca Cavallo (qui l’intervista), 33 e 32 anni, hanno selezionato 100 eroine senza scarpine di cristallo e con una volontà d’acciaio.

Il loro scopo dichiarato è proporre alle bimbe di oggi immagini di una femminilità diversa, che vada oltre il sessismo e «che ispirino le piccole lettrici a lottare contro le avversità». 

Storie della buonanotte per bambine ribelli, Mondadori


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Noa Snir @2016Timbuktu Labs,Inc.
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– Zaha Hadid, architetta

Marta Signori @2016Timbuktu Labs,Inc.
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– Tamara De Lempicka, pittrice

La prima edizione, illustrata da 100 tra le migliori disegnatrici in circolazione, dopo la prima uscita in inglese è arrivata quella in italiano. Anche la storia di Elena e Francesca è una favola da ragazze “toste”. Hanno fondato Timbuktu Lab, un’azienda di media per l’infanzia di cui sono l’amministratore delegato e il direttore creativo. Oltre che socie in affari sono una coppia nella vita. La loro opera è stato finanziata con il crowdfunding. Grazie a Kickstarter hanno racimolato oltre un milione di dollari da 70 nazioni diverse in 28 giorni. Alla fine hanno avuto una raccolta da record assoluto: un milione e 300 mila dollari.

Qui abbiamo selezionato alcune delle loro bellissime storie.

Coco Chanel, Stilista

Si chiama Gabrielle Chanel, ma per tutti è “Coco”, la più grande stilista francese. Nasce nel 1883 da una famiglia umile che la abbandona in un convento. Impara a cucire dalle suore: i tessuti che ha a disposizione sono solo bianchi e neri, per sempre i suoi colori preferiti. Vive intensamente tra le 2 guerre mondiali, ha molti amanti che finanziano le sue boutiques a Parigi, ma rimane signorina a vita. Lancia la moda alla garçonne, il tailleur di tweed senza colletto con la gonna dritta sotto al ginocchio (parte del corpo che detesta). Fuma tanto, porta i capelli corti. Scopre il jersey come tessuto per l’abbigliamento. Inventa il famoso little black dress che libera le donne dal punto vita.

La frase cult

 «Il lusso è l’opposto della volgarità».

Ci piace perché

 Ha insegnato alle donne a essere fiere e indipendenti anche nel vestire. È stata la prima a creare abiti semplici e chic da usare sul lavoro.

Miriam Makeba, cantante

Sudafricana, nata a Johannesburg nel 1932, è una leggenda della musica. La sua canzone più famosa, Pata Pata del 1967, per noi è legata allo spot di un gelato in cui un giovane Stefano Accorsi diceva in un inglese maccheronico: «Du gust is megl che uan». Quel brano era un inno alla gioia e alla danza, non un manifesto politico, eppure segnò l’esilio per la cantante anti-apartheid. Nel 1969 le fu proibito di tornare in patria. Rimase oltre 30 anni lontana dalla sua terra, una sofferenza immensa per lei. Ricevette premi e riconoscimenti. Morì nel 2009 in Italia, dopo un concerto contro la camorra.

La frase cult

«Tutti cominciano a muoversi non appena inizia la musica di Pata Pata».

Ci piace perché

Non si è mai arresa. Ha lottato contro le ingiustizie usando il linguaggio universale della musica e ha diffuso in tutto il mondo il suo messaggio di pace e libertà.

Misty Copeland, ballerina

Il mondo si accorge di lei quando, nel 2015, diventa “principal dancer” dell’American Ballet Theatre di New York. La prima afroamericana nella storia. Un traguardo che Misty, nata nel 1982, conquista ballando contro tutto e tutti. Contro l’infanzia povera, vissuta in stanze di motel. Contro la madre, che non vuole farle studiare danza. Contro le scuole che la rifiutano sostenendo abbia piedi sbagliati e troppi muscoli. Niente di tutto ciò la ferma: a 13 anni infila le scarpette per la prima volta, a 19 entra nel corpo di ballo più prestigioso d’America.

La frase cult

«È stata la danza a trovarmi».

Ci piace perché

Sa lottare, cadere e rialzarsi. La sera dell’esordio da solista si frattura la tibia. Ha 30 anni, ha già infranto un tabù della danza ed è un mito per le bimbe afroamericane. Potrebbe mollare. Invece, no. Si opera e torna sul palcoscenico. Per continuare a vivere il suo sogno.

Xian Zhang, direttrice d’orchestra

Quando Xian nacque, nel 1973 in una città in riva a un fiume, in Cina i pianoforti erano proibiti: non venivano venduti né suonati. Un giorno però un uomo comprò i pezzi necessari e ne costruì uno da solo: era il padre di Xian. Lei cominciò a esercitarsi sotto la guida della mamma. Si dimostrò così brava che divenne presto maestra di pianoforte al Teatro dell’Opera di Pechino. Una sera, quando aveva appena 20 anni, le dissero che il giorno successivo avrebbe diretto l’orchestra. Convocò i musicisti per una prova straordinaria: all’inizio i più anziani la presero in giro, ma Xian, solo sollevando la bacchetta, riuscì a ottenere rispetto. Ora è a capo dell’Orchestra Verdi di Milano.

La frase cult

«Quando le donne vedranno altre donne fare questo lavoro, sapranno che anche loro possono farlo».

Ci piace perché

Rende normale ciò che è straordinario. E dice di sé: «Non mi sento un’eroina, non faccio battaglie di genere».

Lella Lombardi, pilota di Formula 1

Una donna al comando: Maria Grazia Lombardi, detta Lella, è la dimostrazione di quanta strada possa fare una ragazza che insegue il suo sogno. In questo caso, pilotare un’auto da corsa. Piemontese abituata a guidare il furgone del padre per le consegne di carne, a 18 anni compra con tutti i suoi risparmi una macchina da corsa usata. Quando vince il campionato di Formula 850, i più stupiti sono i suoi genitori. Ma gareggiare in Formula 1 è dura. Lella prima fallisce. Poi nel 1976, nel Gran Premio di Spagna, arriva sesta: è la prima donna al mondo a classificarsi. Da allora nessuna ha mai
battuto il suo record.

La frase cult

«Preferisco avere un incidente che innamorarmi. Ecco quanto amo le corse».

Ci piace perché

Ai suoi tempi un direttore di gara le aveva detto: «L’unico casco che una donna deve mettersi è quello del parrucchiere». Lei ha demolito i pregiudizi con i fatti.

Astrid Lindgren, scrittrice

Chissà come le sarà venuto in mente di raccontare le avventure di una bambina con le trecce rosse che vive da sola, mangia quando ne ha voglia, si veste con una calza su e una giù. Astrid Lindgren, scrittrice svedese nata nel 1907 e scomparsa nel 2002, con Pippi Calzelunghe ha inaugurato un nuovo filone delle storie per bambini: quello dell’infanzia vera, dove anche i piccoli hanno diritti. La genesi di Pippi è singolare: il nome fu scelto dalla figlia di Astrid, Karin, che si ammalò di polmonite e chiese alla mamma di raccontarle una fiaba ogni sera. E la Lindgren decise che anche la storia, come il nome, dovesse essere fuori dal comune.

La frase cult

«Combinare guai non è mai una cosa studiata. Capita!».

Ci piace perché

Pippi, bambina ribelle capace di badare a se stessa, è il manifesto della libertà. E insegna a essere indipendenti e gioiose fin da piccole.

Rita Levi Montalcini, scienziata

Quando la sua tata morì di cancro, Rita decise che da grande avrebbe aiutato più persone possibile a guarire. Si specializzò in Neurologia nel 1938, l’anno nel quale il regime fascista vietò agli “italiani di razza ebraica” come lei di fare i ricercatori. Allora trasferì i suoi esperimenti in Belgio fino al 1940, l’anno nel quale l’invasione nazista la mise di nuovo in pericolo. Tornò in Italia, dove in un laboratorio di fortuna studiava al microscopio i cervelli dei polli. Tutto ciò che è venuto dopo – le scoperte, le cattedre negli Usa, il Nobel del 1986 – è il frutto di quella perseveranza. A 103 anni ha raggiunto la sua tata.

La frase cult

«Non temete i momenti difficili. Di solito il meglio arriva da lì».

Ci piace perché

Ha rinunciato per scelta a matrimonio e figli senza sbandierarlo e ha cercato l’emancipazione attraverso il lavoro duro in un mondo all’epoca tutto maschile.

Michelle Obama, avvocata ed ex first lady

«Forse non sono abbastanza intelligente. Forse non sono abbastanza brava» si preoccupava la piccola Michelle Robinson quando abitava a Chicago con la sua famiglia, in un appartamento di una sola stanza. I suoi però le
ripetevano: «Se si può fare, puoi farcela». E così lei, nera e di famiglia modesta, si laurea in Legge ad Harvard, entra a lavorare in un grande studio legale, si sposa e diventa madre di 2 bambine. Il marito è un ex collega, Barack Hussein Obama, che un giorno le annuncia di voler diventare presidente degli Stati Uniti. Lei si licenzia e lo aiuta nella campagna elettorale, divenendo la prima first lady afroamericana
della storia.

La frase cult

«Nessuno nasce intelligente. Si diventa intelligenti attraverso il proprio impegno».

Ci piace perché

Con la sua tenacia ha superato le discriminazioni di razza e di genere. E ci ha mostrato che si può essere “moglie di” e al contempo una leader.

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