La Storia del Pride

Il mese dell’orgoglio LGBTQ+, anche conosciuto come Pride Month, è una ricorrenza internazionale che si celebra ogni anno per tutto il mese di giugno. È stato istituito in seguito ai Moti di Stonewall, una rivolta spontanea che si svolse a New York per alcuni giorni a partire dal 28 giugno del 1969, data in cui la polizia fece irruzione nello Stonewall Inn, un bar gay del Greenwich Village. Giugno è il mese in cui tutto il mondo celebra l’orgoglio Lgbtq+. Ma, quanto a diritti, in Italia c’è ancora molto da fare. Ecco perché il corteo del Pride del 24 a Milano è un appuntamento da non mancare.

La bandiera che sventolò al primo Gay Pride

La bandiera arcobaleno, simbolo della comunità Lgbtq+, apparve per la prima volta negli anni ’70. Harvey Milk, il primo politico apertamente omosessuale eletto negli Usa, incaricò l’artista Gilbert Baker di creare un simbolo per la comunità gay, da utilizzare al posto dei triangolo rosa imposto dai nazisti nei campi di concentramento. Baker progettò, tinse e cucì a mano la bandiera sventolata da Milk durante il Gay Pride di San Francisco del 1978. Inizialmente conteneva 8 colori, ognuno con un significato: il rosa la sessualità; il rosso la vita; l’arancione la guarigione; il giallo la luce del sole; il verde la natura; il turchese la magia e l’arte; l’indaco la serenità e l’armonia; il viola lo spirito. La bandiera attuale ha 6 strisce orizzontali e 6 colori. Ma ne esistono diverse altre che rappresentano un’ampia varietà di sessualità, identità e sottoculture della comunità Lgbtq+.

Matrimonio e unioni civili

Il matrimonio egualitario è permesso in 34 Paesi del mondo (i primi a concederlo sono stati i Paesi Bassi nel 2001). In Italia ancora no. Da noi le coppie dello stesso sesso possono accedere alle unioni civili, istituite con la legge 76 del 2016, che garantisce la maggior parte dei diritti del matrimonio, con l’eccezione delle adozioni. Che però non sono il solo tassello negato ai genitori omosessuali: l’Italia, con la Grecia, è l’unico Paese dell’Europa occidentale a non avere una legge che tutela i bimbi nati in una coppia omo. Per questo oggi i riconoscimenti all’anagrafe non sono più accettati. Non solo per i nuovi arrivati, ma anche per i nati prima del 2022.

Diritti negati

Secondo gli ultimi dati di Gay Help Line, ricavati dai 21.000 contatti ricevuti nell’ultimo anno, il 41,6% delle persone che hanno chiamato in cerca di aiuto subisce violenza omotransfobica in famiglia in seguito al coming out. Le vittime sono per il 31,6% giovani tra gli 11 e i 26 anni e per il 15% minori. E 165 sono le vittime in Italia di episodi di discriminazione e violenza nell’ultimo anno, secondo il report di omofobia.org.

Il podcast da ascoltare prima di andare al Pride

Si intitola Invertiti, è firmato da Cathy La Torre e Guglielmo Scilla e racconta vite di gay, lesbiche o transgender che hanno fatto piccole, grandi rivoluzioni. Come il grande matematico Alan Turing, che decifrò il codice Enigma rivelandosi decisivo per le sorti della Seconda guerra mondiale. Oltre alla sua storia, trovi anche quelle di Marcella Di Folco, Greta Garbo, Harvey Milk e persino della regina Cristina di Svezia.

A che punto siamo in Italia?

L’Italia è tra i peggiori Paesi d’Europa quando si parla di diritti Lgbtq+. A dirlo è il rapporto Ilga Europe, tra i più importanti documenti internazionali che ne fotografa la tutela. I dati mettono il nostro Paese in 34esima posizione, poco sopra Bulgaria, Romania e Polonia. Ai primi posti ci sono la Norvegia, i Paesi Bassi e la Spagna.

Sai cosa significa LGBTQ+?

Sai cosa significa questo acronimo? L sta per “lesbian”, G per gay, B per “bisexual”; T per “transgender”, Q per “Queer”, un aggettivo che letteralmente significa “eccentrico” e che comprende tutti quelli che non sono eterosessuali e cisgender. C’è poi il segno “+” che è stato aggiunto per comprendere gli intersessuali, coloro che non si identificano con nessun genere. Talvolta il segno “+” viene sostituto dalla lettera “i” maiuscola.

Il primo Pride italiano

Era il 5 aprile e a Sanremo, per la prima volta, un gruppo di militanti e attivisti per i diritti Lgbtq+ decise di scendere in strada per manifestare contro un convegno sulle devianze sessuali, in cui veniva inserita anche l’omosessualità. Dalla decisione di pochi nacque così qualcosa che oggi è punto di riferimento per molti: il primo Pride italiano. Peccato che il corteo annuale che si è svolto sabato 10 giugno a Roma non avesse più il patrocinio della Regione Lazio.

Il libro da leggere per sapere a che punto siamo sui diritti delle persone LGBTQ+

Indietro non si torna (Tea Libri) è il nuovo saggio di Monica J. Romano. Attraverso le tappe della sua vicenda personale, la scrittrice e prima transgender eletta al Consiglio comunale di Milano, ci consente di ripercorrere il faticoso e tuttora incompiuto cammino dell’affermazione dei diritti civili delle persone Lgbtq+.

Una data da ricordare

Il 17 maggio 1990 l’Organizzazione Mondiale della Salute decide di depennare l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali.

Aumentano i ragazzi che iniziano il percorso di transizione di sesso

Sono passati 41 anni dall’approvazione della prima legge (la 164 del 1982) che in Italia autorizzava il cambio di sesso e i numeri di chi si avvia al percorso di transizione, soprattutto tra i giovani, sono in crescita. Dal 2018 al 2022, secondo i dati del Servizio per l’adeguamento tra identità fisica e identità psichica (Saifip), dell’ospedale San Camillo-Forlanini di Roma, gli adolescenti hanno fatto registrare un aumento del 470%.