Cos’è il bonus da 800 euro per i separati

Arriva un aiuto ai genitori separati, in particolare coloro che sono in difficoltà con l’assegno di mantenimento. Prevede un bonus di 800 euro al mese, da destinare ai costi di cura dei propri figli

Arriva un aiuto ai genitori separati, in particolare coloro che sono in difficoltà con l’assegno di mantenimento. La novità è nel decreto legge Sostegni, che entro il 21 maggio dovrà incassare il via libera definitivo dalla Camera. In pratica, chi dimostrerà di essere in difficoltà potrà ricevere dallo Stato da qui a fine anno fino a 800 euro al mese, da destinare ai costi di cura dei propri figli. Una boccata d’ossigeno che in tanti attendevano, ma che probabilmente si farà aspettare: ci vorranno infatti ancora diverse settimane prima di vedere concretamente il bonus.

Esclusi gli assegni per l’ex coniuge

La norma riguarda i genitori che dopo la separazione o il divorzio sono tenuti a versare all’ex l’assegno di mantenimento per i propri figli, e che a causa della crisi provocata dalla pandemia “hanno cessato, ridotto o sospeso la loro attività lavorativa”. Per loro è stato istituito un Fondo da 10 milioni di euro, con l’obiettivo di assicurare continuità nell’erogazione della somma. «Non è però ancora chiaro come sarà distribuito concretamente l’aiuto», spiega Marco Meliti, avvocato e presidente dell’associazione Diritto e Psicologia della Famiglia (Dpf). «Le modalità saranno stabilite in un decreto attuativo che dovrà essere emanato entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge. L’importo potrà coprire in parte o del tutto l’attuale assegno di mantenimento, ma sarà calcolato sulla base di diversi fattori, primi tra tutti la situazione lavorativa e l’entità delle perdite subite nell’ultimo anno». La legge al momento non pone limiti di reddito, mentre sembrano esclusi dagli aiuti le somme versate per l’ex coniuge.

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Non si è pensato a chi ha il mantenimento diretto

C’è però un aspetto a cui la norma non ha pensato, e che potrebbe lasciare da parte i migliaia di genitori che oggi hanno scelto di dividersi le spese di gestione dei figli in altro modo. A sottolinearlo è Marino Maglietta, fondatore dell’associazione Crescere insieme, e “padre” della legge sull’affido condiviso. «Per assurdo l’articolo parla di assegno di mantenimento, ignorando il fatto che proprio la legge sull’affido condiviso ha cercato di superare questa formula, prevedendo che entrambi i genitori sostenessero i costi dei figli in maniera diretta. La legge oggi viene purtroppo in parte disattesa, ma come ci si regolerà con quel 15-20% di ex coniugi che ad oggi non usano l’assegno? Al momento, nei fatti, sono tagliati fuori».

Il rischio di andare a settembre

Punto debole, fa notare Meliti, sono i tempi, che rischiano di diluirsi vanificando l’effetto del bonus. «La legge entrerà in vigore entro fine maggio, ma il Consiglio dei ministri ha fino a due mesi di tempo per emanare il decreto attuativo, questo significa che si rischia di arrivare a fine luglio. Se poi si aggiungono i tempi tecnici necessari per l’accoglimento delle domande e l’erogazione delle somme, si rischia di arrivare a settembre. Il bonus però serve subito, perché è adesso che le famiglie si trovano in difficoltà. I primi mesi di pandemia i più hanno stretto la cinghia, ma adesso che la crisi e le restrizioni durano da più di un anno anche i risparmi sono finiti. Molti genitori si trovano nell’impossibilità di tenere fede ai patti e nei mesi scorsi nei tribunali sono arrivate diverse richieste di revisione degli assegni. Non sempre, però, i giudici le hanno accordate, c’è chi considera quest’emergenza “temporanea”. In realtà solo a ottobre, quando finirà il blocco dei licenziamenti, vedremo veramente le conseguenze di quello che è successo».

Effetto crisi: in calo separazioni e divorzi nel 2020

La crisi dell’ultimo anno ha pesato anche sulle richieste di separazioni e divorzi. I dati della sezione Famiglia del Tribunale di Roma rielaborati dall’Associazione Diritto e Psicologia della Famiglia, rivelano che nel 2020 le separazioni legali sono diminuite del 15% rispetto all’anno precedente, i divorzi del 20%. La flessione è in parte dovuta al fatto che nell’anno dell’emergenza le nostre vite sono rimaste “congelate”. «Ma il vero motivo è che molte coppie a basso reddito, o chi era in una situazione di incertezza non se l’è sentita di affrontare questo passo, sempre molto impegnativo dal punto di vista economico. Solo nel 2021 abbiamo visto una ripresa delle richieste, da considerarsi fisiologica: se l’anno scorso si è cercato di trattenere il fiato, rimandando, oggi, sfiniti da un anno di limitazioni, problemi e frustrazioni, molti si sono resi conto che non avevano più la forza di reggere».

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