Quelli che dicono “no” ai lavori condominiali perché i rimborsi sono lunghi…

Nelle riunioni di condominio c'è sempre chi si oppone ai lavori che permettono di sfruttare i bonus perché i rimborsi sotto forma di detrazioni sono spalmati su 10 anni. Spesso si tratta di anziani, ma non solo. Per convincerli ci sono informazioni e alternative interessanti

Secondo gli esperti di edilizia settembre sarà un mese decisamente “caldo” per le assemblee condominiali. Ora che sono state introdotte importanti semplificazioni sui lavori per l’Ecobonus al 110% il tema degli interventi sugli edifici condominiali potrebbe infatti tornare all’ordine del giorno in molte assemblee.

Eppure, se la prospettiva di poter rendere più efficienti o più sicuri gli edifici a costo quasi zero ingolosisce i più, le proposte si scontrano ancora contro la diffidenza di molti proprietari, che temono i tempi lunghi dei rimborsi sotto forma di detrazioni fiscali.

I tempi delle detrazioni

Le norme su Superecobonus e Sismabonus prevedono infatti che chi effettua sull’edificio condominiale lavori che rientrano in determinati requisiti si possa vedere restituire dallo Stato il 110% di quanto speso in rate annuali per cinque anni, sotto forma di credito d’imposta, vale a dire sconto sulle tasse da pagare. Per gli altri interventi di ristrutturazione, come il bonus facciate al 90% o l’ecobonus al 65%, gli anni salgono a 10. Un intervallo che a molti sembra però troppo lungo.

Le detrazioni a 10 anni non piacciono agli anziani

«Le maggiori resistenze nascono dal fatto che la prospettiva di riavere il denaro in tempi lunghi e sotto forma di detrazione fiscale non piace ai più anziani, o a chi ha redditi bassi o non ha redditi certi, come molti lavoratori autonomi.

Il timore è di rischiare di perdere il beneficio con il passare degli anni» spiega Margherita Marin, dottore commercialista e consigliere dell’Ordine dei dottori commercialisti esperti contabili di Vicenza. La questione è puramente matematica: se il proprio credito maturato con l’Erario grazie al bonus supera le tasse che annualmente si pagano, parte del bonus di quell’anno viene perso. C’è poi un tema che interessa le persone molto anziane, non avendo prospettive di vita lunghissime hanno poco interesse ad anticipare somme che vedranno tornare a distanza di anni. Ma le alternative ci sono e sono previste dalla legge. Eccole spiegate dall’esperta.

La detrazione si lascia in eredità

Intanto, in caso di morte della persona che beneficia degli sconti fiscali il credito non va perduto. «La detrazione va di diritto all’erede o agli eredi che detengono la casa in modo materiale e diretto. Se ci sono più eredi viene divisa in parti uguali», chiarisce la Marin. Non è necessario che la casa venga usata come abitazione principale, ma sicuramente deve essere a disposizione di chi la eredita, e non può essere per esempio data in locazione. È però bene sapere che il diritto alla detrazione non decade se l’immobile viene venduto. «In questo caso gli eredi possono tenere il credito o cederlo a loro volta a chi compra l’immobile. L’unico vincolo è che questa cessione venga dichiarata nell’atto di compravendita».

Se la detrazione non conviene c’è lo sconto in fattura

C’è poi il caso di chi non trova convenienza dalle detrazioni perché ha guadagni troppo bassi. Per queste persone è previsto il cosiddetto “sconto in fattura”, la possibilità di cedere il credito maturato con il bonus all’impresa che esegue i lavori. Ed è certamente la soluzione più comoda, perché è la ditta ad anticipare le spese dell’intervento e poi portare in detrazione il costo della fattura. «Purtroppo non tutte le aziende la praticano e non in tutte le occasioni, inoltre, per percorrere questa opzione serve l’adesione del condominio», spiega la commercialista.

La cessione del credito alla banca ma non solo

«Quello che però molti non sanno, è che anche i singoli condòmini possono cedere il proprio credito a qualcun altro, e questo qualcun altro non deve essere necessariamente una banca» spiega l’esperta. Le possibilità sono diverse: «Una volta firmato il contratto con la ditta che esegue gli interventi, si può passare il credito già a un altro condomino, l’importante è che ci sia un accordo tra le parti e che la decisione venga messa a verbale nel corso dell’assemblea condominiale che delibera i lavori, la cessione va poi comunicata all’Agenzia delle entrate». Naturalmente l’operazione non sempre è a costo zero, chi si fa avanti per comprare un credito chiede sempre un minimo di contropartita: ma anche su questo ci si accorda, per esempio si può pattuire che un credito di 5.500 venga “acquistato” per 5.000 euro.

Le aste dei crediti di Unioncamere

Se non si trovano acquirenti tra gli altri proprietari immobiliari dell’edificio, il credito può essere anche ceduto in un secondo momento. Proprio per facilitare questo tipo di compravendite Unioncamere ha allestito la piattaforma digitale “Sibonus” (https://sibonus.infocamere.it/), con obiettivo di fare incontrare domanda e offerta. «Qui chiunque può mettere all’asta il proprio credito, gratuitamente», spiega Margherita Marin: «Gli acquirenti possono essere privati o aziende. È sufficiente pubblicare un annuncio sul sito e fissare un prezzo, che di solito è leggermente più basso rispetto al credito che si ha con lo Stato. Questa operazione è possibile non solo con il Superecobonus al 110%, ma anche con il Sismabonus, il bonus facciate e l’Ecobonus classico, e in parte con il bonus ristrutturazioni, ma solo per le spese sostenute nel 2020 e nel 2021».

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