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Quando vale la pena chiedere l’Isee

L'Isee è un indice che non si basa solo sui redditi che indichiamo sul 730, ma tiene conto di tanti altri elementi. Ecco in quali casi vale la pena chiederlo

Chi non ha sentito parlare negli ultimi tempi dell’Isee, l’Indicatore della situazione economica equivalente? Molti di noi sono convinti che questo certificato sia utile solo a chi vuole accedere a forme di sostegno sociale perché ha entrate basse o nulle. Ma non è così.

«Questo indice non si basa solo su redditi che indichiamo sul 730» chiarisce Mariangela Conti del Caf Cisl Lombardia. «È il frutto di un calcolo che tiene conto di tanti elementi come la presenza dei figli, i componenti del nucleo familiare o gli eventuali assegni di mantenimento. E in certi casi a conti fatti il nostro Isee può risultare più basso di quel che crediamo e permetterci così di accedere ad aiuti che altrimenti neanche richiederemmo».

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Facciamo un esempio concreto: un nucleo con due figli, un impiego full time, uno part time e un mutuo può rientrare nella fascia Isee fino a 20 mila euro. E avere diritto a molti dei bonus previsti per il 2021.

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Cosa “gonfia” e cosa abbassa l’Isee

«I fattori che abbattono l’indice sono i figli minori e la presenza di persone disabili» dice Conti. «Auto e barche non rientrano nel calcolo, mentre gli immobili hanno un peso». Una seconda casa al mare può far lievitare l’Isee anche di 10 mila euro. In compenso, se sull’immobile grava un mutuo, l’importo scende in maniera proporzionale al debito residuo.

Vanno contate poi le giacenze sul conto corrente e gli eventuali investimenti, ma c’è una franchigia, per i singoli non vengono considerate le somme fino a 6 mila euro, per i nuclei con figli si arriva a 10 mila.

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Si può fare una simulazione dell’Isee

Per avere l’Isee dobbiamo presentare all’Inps (online o tramite Caf gratuitamente), la Dichiarazione sostitutiva unica (Dsu), dove inseriamo tutte le informazioni necessarie. Prima, però, si può chiedere una simulazione al Caf o farla sul sito dell’Inps.

Se il reddito scende all’improvviso

L’attestazione tiene conto dei dati riportati nell’ultima dichiarazione dei redditi e degli estratti conto al 31 dicembre di due anni prima. È insomma “datata”. Chi ha perso il lavoro, chiuso la partita Iva, o ha subito una riduzione del reddito del 25%, può chiedere l’Isee “corrente”, che prende in esame le variazioni degli ultimi 12 mesi e resta valido per sei. 

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