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Boom dei noleggi: dalle auto alla macchinetta del caffè. Ecco come funziona

Aumenta il ricorso alle formule “rent”, che oggi permettono di affittare anche servizi di giardinaggio, attrezzature sportive e persino abitini per bebè. Pensati per i Millennials, hanno conquistato anche i 50enni

Vecchia proprietà addio. La nuova parola d’ordine è “noleggio”. Oggi è possibile affittare (quasi) tutto: dalle biciclette per una gita fuoriporta, alle vacanze “mordi e fuggi”, dalle auto agli elettrodomestici (macchinette del caffè comprese), senza dimenticare servizi di giardinaggio, attrezzature sportive e persino mobili per la casa, oggetti d’arte, vestiti per i bambini e naturalmente auto, anche di lusso (per sentirsi dei “Paperoni” almeno per un giorno). D’altra parte, da tempo gli smartphone non si comprano più, ma si ricorre alle formule di leasing, che permettono poi di sostituirli con modelli più nuovi.

L’idea della proprietà privata e del possesso, dunque, cede il passo al rent, che sta registrando un vero boom, sia sui più giovani, i Millennials, sia sui 50enni: “Si tratta di una tendenza che avevamo già segnalato dagli anni ’80, quando i modelli di consumo si stavano modificando. Non sarebbe però stato possibile alcun cambiamento se non ci fosse stata la crisi del 2008” spiega a Donna Moderna Roberta Paltrinieri, professore di Sociologia dei consumi all’Università di Bologna. “A dettare le regole sono sicuramente i Millennials, perché la modalità di consumo dell’affitto appartiene a loro, basta vedere chi sono stati i primi  fruitori dei B&B. Ma il loro modo di vivere ha degli effetti anche sul resto della popolazione e ha in qualche modo contagiato anche i 50enni, che si stanno adattando, complice anche una caduta della loro capacità di acquisto” spiega l’esperta.    

Cosa si noleggia?

Il primo boom nel noleggio si è registrato nel settore automobilistico. Secondo i dati dell’Associazione nazionale industria dell’autonoleggio e servizi automobilistici (Aniasa) e della società di consulenza globale Bain & Company circa 30.000 italiani ricorrono al noleggio di auto ad uso privato con formula all inclusive, pagando un canone mensile fisso. Si tratta di un trend in crescita, il 40% degli italiani si affida a questa formula, preferendola all’acquisto di un veicolo di proprietà.

Anche l’affitto breve segna una crescita (+4%), ma in questo caso si punta al luxury rent, che permette di godere di un bene di lusso (auto come Ferrari, Maserati, Mercedes, Porsche, ecc.) per un giorno o poche ore, solo per il gusto di “assaporare” il lusso. La sharing economy, che si fonda sul concetto di condivisione di un bene che non è più di esclusiva proprietà personale, sta comunque prendendo sempre più piede anche in altri settori, fino a poco tempo fa inimmaginabili.

Dagli elettrodomestici allo sport

C’era una volta la casa di proprietà, da arredare ancora prima di entrarci, con mobili destinati a durare tutta la vita. Oggi anche l’arredo può essere noleggiato, scegliendo quello più moderno e trendy, senza correre il rischio di trovarsi anni dopo con vecchie cassettiere o salotti che ricordano quelli della “nonna”. La formula del rent, coniugata con App che permettono anche di visualizzare la disposizione dei mobili prima di acquistarli, si applica anche all’arredo di interni.

Lo stesso vale, però, anche per gli elettrodomestici che, secondo una ricerca Findomestic-Doxa, sono affittati da 1 italiano su 10 (10%). Abbondano, infatti, le  pubblicità di noleggio, ad esempio, di macchinette del caffè con fornitura di cialdine mensili, proprio come per i bar.

Lo studio mostra come a conquistare sono anche i noleggi di attrezzi per la manutenzione di casa e giardino (11%), attrezzature sportive (10%), articoli per l’infanzia (7%) e appunto mobili (2%). La metà degli intervistati (49%) dice di conoscere il noleggio a lungo termine collegandolo nell’89% dei casi al mondo dei motori, ma senza disdegnare il resto.

Perché noleggiare?

Secondo la ricerca dell’Osservatorio di Findomestic, chi noleggia un’auto per un lungo periodo (almeno 3/5 anni) punta nel 54% dei casi al vantaggio economico: l’assicurazione su furto/danni è inclusa nella rata mensile e si può contare sulla sostituzione in caso di guasto e manutenzione ordinaria programmata. Il 37% sottolinea la convenienza della rateizzazione, senza dover anticipare grosse somme di denaro, ma un’altra fetta (36%) ritiene utile poter “sostituire, dopo un certo periodo di tempo, il bene che si è noleggiato con un altro nuovo e di ultima generazione”, come spiega Findomestic.

“La motivazione economica è sicuramente determinante” spiega la professoressa Paltrinieri: Con l’arrivo arrivo della crisi e la conseguente deprivazione economica, c’è stata una rivisitazione dei propri modelli di acquisto: in pratica, si sono elaborate nuove ‘tattiche’ di risposta, che permettono di usare e usufruire di un bene, pur senza averne il possesso. Ciò non vale solo per le auto”.

Tutto a noleggio, anche gli abiti da bebé e l’arte

A cambiare sono anche le abitudini in fatto di bambini. Se un tempo i corredini erano preparati prima della loro nascita, poi sono arrivate le liste bebè, con tanto di elenco di tutine, pigiamini o lenzuolini che potevano essere utili al neonato. Ora, invece, i vestitini non si comprano più (neppure usati, anche se i negozi di vendo-compro di secondamano per i più piccoli continuano a funzionare): si noleggiano anche quelli.

Dal momento che la tecnologia la fa da padrona, ecco che a Copenaghen, in Danimarca, Vigga e Peter Svensson hanno creato una App per affittare tutto l’occorrente. È sufficiente registrarsi e pagare un abbonamento mensile, che permette di entrare in una comunità nella quale si ha diritto a una “borsa” con minimo 8 capi di abbigliamento per bambini (fino a un massimo di 24). Gli iscritti hanno diritto a un kit con tutto il necessario, a seconda dell’età e della taglia del figlio. Una volta usati, gli abiti sono restituiti e messi a disposizione di altri utenti della community, che vanta circa 3.000 membri. Il sistema, in questo caso, coniuga anche l’idea eco-friendly di ridurre gli sprechi: secondo i gestori, ogni capo può essere usato anche 150 volte.

Ma il concetto di noleggio ha ormai superato i confini della praticità: è arrivato persino nel mondo dell’arte. Esistono infatti alcuni servizi di art rent, pensati per una clientela business di alto livello, per la quale opere d’arte, quadri e oggetti di valore noleggiati arredano e danno lustro a uno spazio lavorativo, sono utili per creare eventi speciali o semplicemente per abbellire la propria casa con l’idea, un giorno, di poter cambiare senza restare legati ad alcun oggetto.

L’identikit di chi noleggia

“Come per tutte le mode e le anticipazioni, sono i giovani a dettare le regole. Anche in questo caso a fare da capofila sono i Millennials, che hanno iniziato a fare tendenza, scegliendo formule di noleggio o affitto breve per le vacanze, per oggetti come gli smartphone, ma non solo. Loro sono stati ‘socializzati’ a questa modalità di consumo, che è diversa da quella dei baby boomers (i nati tra il 1945 e il 65) o della generazione Y (i nati tra il 1960 e il 1980)” spiega l’esperta.

Ma perché si noleggia? “Prima interessava poter esibire un oggetto, oggi poterlo usare: i Millennials non fondano la propria identità sul possesso di un bene da mostrare, ma sono semplici fruitori. Usano un oggetto finché questo funziona, per poi cambiarlo, sostituirlo, restituirlo senza alcun attaccamento. Questo approccio sta conquistando rapidamente anche gli adulti e i 50enni, anche in conseguenza di alcune strategie di mercato: gli oggetti sono programmati per aver una vita breve, la cosiddetta ‘obsolescenza programmata’, quindi necessitano di essere sostituiti. Non vale la pena acquistarli pensando che durino per sempre” spiega la sociologa.

Una società “usa e getta” (anche negli affetti)?

La società in cui viviamo è sempre più liquida, come teorizzava Bauman, e questo non si riflette solo nel mondo dei consumi: “Anche i rapporti personali sono più fluidi. Non essendo oggetti, però, è sorta una grande difficoltà nel riuscire a far durare le relazioni nel tempo. È proprio il tipo di società liquida che ha in sé un problema col tempo: gli oggetti non durano nel tempo, sono realizzati con la ormai nota obsolescenza programmata e questo fa parte di una strategia commerciale ben precisa. Ma questo tipo di società favorisce anche rapporti affettivi che hanno in sé l’idea della loro fine: è più facile ricominciare, con una nuova persona, che non continuare con la stessa per anni” conclude l’esperta.

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